Scoperti dal Noe di Lecce rifiuti pericolosi tombati sotto il reparto carpenteria dell’Ilva. il presidente di PeaceLink Alessandro Marescotti denuncia: “Continuano i picchi di Ipa cancerogeni previsti la scorsa settimana”. Intanto, secondo indiscrezioni, pare che il Governo stia lavorando ad un emendamento alla Legge di Stabilità per garantire un finanziamento al Siderurgico jonico, dopo il blocco del trasferimento di 1,2 miliardi di euro sequestrati alla famiglia Riva
Il Noe di Lecce ha rinvenuto sepolti sotto il reparto carpenteria dello stabilimento Ilva di Taranto, cromo, vanadio, nichel e altri rifiuti radioattivi. Sostanze pericolosissime per la salute dell’uomo, in un reparto in cui l’incidenza dei tumori alla tiroide è molto alta: 1 ogni 20 lavoratori. Nel reparto in oggetto lavorava l’operaio 39enne, Nicola Darcante, deceduto proprio a causa di un cancro che lo aveva colpito alla tiroide nel maggio 2014. Il ministero dell’Ambiente, a seguito dell’inquietante scoperta, ha ordinato all’Ilva di “attivare tutte le necessarie misure di prevenzione e procedere alla rimozione dei rifiuti”.
Sempre dal lato ambientale, il presidente di PeaceLink Alessandro Marescotti denuncia: “Continuano i picchi di Ipa cancerogeni previsti la scorsa settimana e annunciati ampiamente. Gli IPA cancerogeni in questo momento oscillano fra i 130 e i 160 nanogrammi a metro cubo. Sono concentrazioni cancerogene inaccettabili. Il fumo passivo corrisponde orientativamente a 40 ng/m3. I casi sono due: o il sindaco di Taranto ha ricevuto una relazione della Asl su come intervenire e non la sta attuando, oppure non ha ricevuto alcuna relazione e non sta agendo. Il che è altrettanto grave.
Infatti per il Principio di Precauzione il Sindaco deve adottare misure effettive ed efficaci anche in assenza di certezze scientifiche”.
Intanto, secondo indiscrezioni, pare che il governo stia lavorando a un emendamento alla legge di Stabilità per garantire un finanziamento all’Ilva, dopo che nei giorni scorsi i giudici elvetici di Bellinzona hanno bloccato il trasferimento al siderurgico di 1,2 miliardi di euro sequestrati alla famiglia Riva. Secondo il Tribunale Svizzero, la restituzione dei fondi, in questa fase del procedimento, "costituirebbe un'espropriazione senza un giudizio penale" perché i beni patrimoniali sarebbero trasformati in titoli a favore di Ilva che potrebbero non avere un valore corrispondente.
Nessun commento:
Posta un commento