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03 dicembre 2015

PANORAMA:Clima: perché il carbone resta il vero nemico

Tratto da Panorama

Clima: perché il carbone resta il vero nemico

Marta Buonadonna

Dovremmo smettere di scrivere articoli sulla scienza alla base del cambiamento climatico: è così, l'uomo sta cambiando il clima, non servono altre prove. Quello che occorre fare, invece, è capire che cosa c'è di sbagliato nelle politiche messe in atto dai governi per correre ai ripari. Il grande passo avanti di questa Conferenza sul clima in corso a Parigi è stato l'aver invitato i paesi a mettere sul tavolo la propria offerta di taglio alle emissioni. Siccome molti Stati avevano in precedenza nicchiato, negando o minimizzando il problema o semplicemente dichiarando di non potersi permettere tagli alle emissioni per non deprimere l'economia, il fatto che quasi tutti si siano presentati avendo svolto i compiti a casa ha spinto a sperare che si potesse davvero trovare un accordo. Il paradosso che risulta evidente ora è questo: sembra che il mondo sia unanimemente concorde sull'esistenza del problema, sulla necessità di agire per risolverlo e persino sul fatto che la cosa da fare è tagliare le emissioni, ma molti governi, Italia inclusa, sembrano aver dimenticato che cosa le provoca.
Non si combatte la CO2 investendo sul carbone
I tagli sul tavolo, lo abbiamo già scritto nei giorni scorsi, non bastano per restare sotto il paventato aumento di 2 °C entro fine secolo, ma la verità è che resteranno comunque utopici se non si comincia seriamente a disinvestire dai carburanti fossili, spostando attenzione, investimenti e incentivi sulle energie rinnovabili. Se tutti gli impianti a carbone attualmente in cantiere nel mondo saranno davvero costruiti, entro il 2030, le emissioni legate al carbone saranno il quadruplo di ciò che dovrebbero essere per restare sotto i 2 °C. Lo sostiene un'analisi fatta da Climate Action Tracker, che riunisce quattro organizzazioni di ricerca sul climate change.
"Anche senza nuove costruzioni", precisa il rapporto, "nel 2030, le emissioni dalle centrali a carbone sarebbero ancora superiori di oltre il 50% a quello che è coerente con il riscaldamento al di sotto dei 2 ° C". Le centrali che si prevede di costruire sono in totale 2440, per un totale 1428GW. In barba alla volontà (dichiarata) di tagliare i gas serra, le centrali a carbone i progetto possono buttare in atmosfera circa il 16-18% del totale delle emissioni consentite nel 2030 (in uno scenario compatibile con l'aumento di soli 2 °C).
Altro che 2°C in più
"Nonostante la necessità di eliminare gradualmente le emissioni dalle centrali a carbone per contenere il riscaldamento entro i 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, molti governi, compresa l'UE a 28, hanno ancora in programma di costruire una notevole quantità di potenza a carbone. In molte economie emergenti, le centrali a carbone vengono costruite per soddisfare la domanda di energia elettrica in rapida crescita, mentre nell'Unione Europea i nuovi impianti a carbone servono principalmente per sostituire la capacità esistente". Capito? Sostituiscono il carbone con altro carbone, poi vanno ai summit e si fanno tutti belli parlando di economia low carbon.
Che conseguenze hanno questi progetti di costruzione sugli obiettivi di taglio alle emissioni dichiarati? In sette dei nove paesi presi in esame da Climate Action Tracker, Cina, EU28, India, Giappone, Corea del Sud, Filippine, Turchia, le centrali a carbone previste minacciano la realizzazione dei contributi determinati nazionalmente che, che sono già di per sé solo medi o insufficienti. L'impatto stimato delle emissioni degli impianti la cui costruzione è in fase progettuale sarebbe di 3,5 Gigatonnellate di CO2. L'annullamento di questi impianti, molti dei quali come abbiamo visto ne sostituiranno altri attualmente esistenti che andranno mandati in pensione, potrebbe portare a una riduzione delle emissioni di 2 Gt di CO2 sotto i livelli delle politiche attuali, avvicinando i paesi ai propri contributi di taglio proposti.
Il carbone fa più morti degli altri inquinanti

I governi quindi predicano bene (e nemmeno poi benissimmo visto che servirebbero impegni superiori a quelli promessi), ma poi razzolano male continuando a puntare sul combustibile fossile in assoluto più nocivo dal punto di vista del'effetto serra e non solo. Uno studio, appena pubblicato su Environmental Health Perspectives, ha preso in esame circa 450.000 partecipanti in 100 città degli Stati Uniti per studiare gli effetti del particolato sulle malattie cardiache. Si è scoperto che le particelle di combustibili fossili, in particolare carbone, sono quelle più strettamente legate alla morte rispetto ad altri inquinanti. Secondo gli autori, il carbone contribuisce cinque volte più della media degli inquinanti alla probabilità di morte per malattie cardiache. Il carbone, quindi, fa male al clima della Terra nel medio-lungo periodo, e fa male alla salute dei suoi abitanti in tempi ben più brevi.
Le rinnovabili sono ormai competitive
"Le energie rinnovabili e degli standard energetici e di inquinamento più severi stanno rendendo le centrali a carbone obsolete in tutto il mondo", spiega Pieter Van Breevoort, di Ecofys, una delle organizzazioni che fanno parte di Climate Action Tracker. Prima verranno tolte dai piani, meno costeranno. Gli autori del rapporto si dicono convinti checosti decrescenti delle energie rinnovabili siano destinati a giocare un ruolo importante nelle decisioni in merito alla costruzione di future centrali a carbone. "E 'improbabile che tutti questi impianti a carbone in programma saranno davvero costruiti, in particolare quando le alternative a basse emissioni stanno raggiungendo un prezzo paragonabile". 
benefici della decarbonizzazione sarebbero enormi, anche dal punto di vista finanziario. Chissà se e quando finalmente i nostri governanti se ne renderanno conto. 

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