Riceviamo dal Presidente ISDE Italia Roberto Romizi una nota a cura del Dottor Vincenzo Migaleddu, referente ISDE Sardegna, sul DPCM (attuativo dell'art. 35 del Decreto Legge n. 133/2014) presentato dal Governo nella conferenza Stato regione del 20 Gennaio 2016.
In relazione al DPCM (attuativo dell'art. 35 del decreto legge n. 133/2014) presentato
dal governo Renzi nella conferenza Stato
Regione del 20 gennaio 2016, ISDE Italia intende ribadire la propria
ferma contrarietà all’ampliamento della pratica dell’incenerimento dei rifiuti,
quale emerge dal Decreto, ricordando che la posizione dell’Associazione è già stata
compiutamente espressa in un proprio
Position Paper.
In
particolare si sottolinea che nel DPCM :
·
nonostante il fatto che in
molte regioni sia in diminuzione la
quantità dei rifiuti prodotta e sia in
aumento la raccolta differenziata la bozza del DPCM continua a puntare sugli inceneritori che da “industrie insalubri di 1° classe”
vengono definiti “infrastrutture
e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della
tutela della salute e dell’ambiente ”.
·
la Direttiva
2008/98/CE, del 2008 (recepita con il D.LGS 205/2010 ) riporta chiaramente la gerarchia nello
smaltimento dei rifiuti e definisce il recupero della materia attraverso il
riciclo come la forma più efficiente di recupero energetico e ciò nel rispetto
dell’ambiente e della salute delle persone.
·
l’attuale sistema di incenerimento contribuisce solo
per 1,4% alla produzione di energia elettrica che risulta è
quindi del tutto marginale. Gli inceneritori sono impianti complessi e costosi,
che una volta costruiti necessitano per decine di anni di un flusso costante di
rifiuti per ammortizzarne il costo e che godono di forme di incentivazione a
carico degli stessi cittadini che poi ne subiscono le nefaste conseguenze sia
per la propria salute che per il territorio di vita.
·
rispetto
alla bozza dell’Agosto 2014 si registra una riduzione da 12 a 9 impianti ed in
tre regioni del Nord non vi saranno nuovi inceneritori (Piemonte, Veneto e
Liguria), ma sono penalizzate le regioni
Sud e le isole dove dovrebbero essere localizzati 8 dei nuovi impianti. In Sardegna,
oltre al potenziamento dei due inceneritori esistenti – già in carenza di
rifiuti per l’elevata racconta differenziata raggiunta nell’isola- se ne
prevede uno nuovo e, nonostante il richiamo normativo al principio di
prossimità ( il rifiuto va gestito dove è stato prodotto) si superano i vincoli
territoriali e si prospetta un ulteriore aggravio del traffico pesante per
il “pendolarismo” dei materiali
destinati ad incenerimento.
·
si continua ad equiparare il rifiuto urbano indifferenziato (senza pre
trattamento) al secco risultante dai trattamenti
di stabilizzazione imposti dalla Normativa Comunitaria e da eseguirsi prima
di qualsiasi forma di smaltimento. Gli interessi delle lobby degli inceneritoristi sono in antitesi con la raccolta differenziata, il riciclo ed i trattamenti di stabilizzazione, in contrasto
quindi con la Direttiva 2008/98/CE.
·
dal
punto di vista sanitario, l’incenerimento è senza dubbio il peggior modo di
trattare i rifiuti, perché ne riduce solo il volume. Per di più, questa pratica
da un solo tipo di scarto ne genera tre (aeriformi, liquidi, solidi), ciascuno
dei quali contenente sostanze tossiche, mutagene e cancerogene. A loro volta,
le frazioni liquide e solide devono essere smaltite, mentre quella aeriforme
viene direttamente smaltita nell’atmosfera, che viene così trasformata in una
sorta di discarica per rifiuti speciali pericolosi.
ISDE Italia auspica che
i Governatori delle Regioni sappiano, da un lato,
andare oltre le dichiarazioni di principio attuando concretamente nei
territori di competenza una corretta gestione dei rifiuti e dall’altro siano in grado di richiamare con fermezza il governo centrale al rispetto delle
normative UE specialmente quando queste vanno nella direzione della difesa
degli interessi collettivi in materia ambientale e sanitaria.
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