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03 febbraio 2016

Vincenzo Migaleddu :ISDE Italia intende ribadire la propria ferma contrarietà all’ampliamento della pratica dell’incenerimento dei rifiuti.

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Riceviamo  dal Presidente  ISDE Italia  Roberto Romizi una nota a cura del Dottor Vincenzo Migaleddu, referente ISDE Sardegna, sul DPCM (attuativo dell'art. 35 del Decreto Legge n. 133/2014) presentato dal Governo nella conferenza Stato regione del 20 Gennaio 2016.
In relazione al DPCM (attuativo dell'art. 35 del decreto legge n. 133/2014) presentato dal governo Renzi nella  conferenza Stato Regione  del 20 gennaio  2016, ISDE Italia intende ribadire la propria ferma contrarietà all’ampliamento della pratica dell’incenerimento dei rifiuti, quale emerge dal Decreto, ricordando che la posizione dell’Associazione è già stata compiutamente espressa in un proprio  Position Paper.

In particolare si sottolinea che nel DPCM :
·        nonostante il fatto che in molte regioni sia in diminuzione  la quantità dei rifiuti prodotta  e sia in aumento la raccolta differenziata la bozza del DPCM  continua a puntare sugli inceneritori che da “industrie insalubri di 1° classe” vengono definiti “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente ”.
·        la Direttiva 2008/98/CE, del 2008 (recepita con il D.LGS 205/2010riporta chiaramente la gerarchia nello smaltimento dei rifiuti e definisce il recupero della materia attraverso il riciclo come la forma più efficiente di recupero energetico e ciò nel rispetto dell’ambiente e della salute delle persone.
·        l’attuale sistema di incenerimento contribuisce solo per 1,4% alla produzione di energia elettrica che risulta  è quindi del tutto marginale. Gli inceneritori sono impianti complessi e costosi, che una volta costruiti necessitano per decine di anni di un flusso costante di rifiuti per ammortizzarne il costo e che godono di forme di incentivazione a carico degli stessi cittadini che poi ne subiscono le nefaste conseguenze sia per la propria salute che per il territorio di vita.
·        rispetto alla bozza dell’Agosto 2014 si registra una riduzione da 12 a 9 impianti ed in tre regioni del Nord non vi saranno nuovi inceneritori (Piemonte, Veneto e Liguria),  ma sono penalizzate le regioni Sud  e le isole  dove dovrebbero essere  localizzati 8 dei nuovi impianti. In Sardegna, oltre al potenziamento dei due inceneritori esistenti – già in carenza di rifiuti per l’elevata racconta differenziata raggiunta nell’isola- se ne prevede uno nuovo e, nonostante il richiamo normativo al principio di prossimità ( il rifiuto va gestito dove è stato prodotto) si superano i vincoli territoriali e si prospetta un ulteriore aggravio del traffico pesante per il  “pendolarismo” dei materiali destinati ad incenerimento.
·        si  continua ad equiparare  il rifiuto urbano indifferenziato (senza pre trattamento)  al secco risultante dai trattamenti di stabilizzazione  imposti  dalla Normativa Comunitaria e da eseguirsi prima di qualsiasi forma di smaltimento. Gli interessi delle lobby degli  inceneritoristi  sono in antitesi  con la raccolta differenziata, il riciclo ed  i trattamenti di stabilizzazione, in contrasto quindi con la Direttiva 2008/98/CE.  
·        dal punto di vista sanitario, l’incenerimento è senza dubbio il peggior modo di trattare i rifiuti, perché ne riduce solo il volume. Per di più, questa pratica da un solo tipo di scarto ne genera tre (aeriformi, liquidi, solidi), ciascuno dei quali contenente sostanze tossiche, mutagene e cancerogene. A loro volta, le frazioni liquide e solide devono essere smaltite, mentre quella aeriforme viene direttamente smaltita nell’atmosfera, che viene così trasformata in una sorta di discarica per rifiuti speciali pericolosi.
ISDE Italia auspica che i Governatori  delle Regioni sappiano,  da un lato,  andare oltre le dichiarazioni di principio attuando concretamente nei territori di competenza una corretta gestione  dei rifiuti e dall’altro siano in grado di  richiamare con fermezza  il governo centrale al rispetto delle normative UE specialmente quando queste vanno nella direzione della difesa degli interessi collettivi in materia ambientale e sanitaria.     





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