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18 aprile 2016

Dorsogna :Il Referendum non raggiunge il quorum :pensieri e grazie

Tratto da Dorsogna
Il Referendum non raggiunge il quorum :pensieri e grazie 
Non ci siamo riusciti . Nonostante tutta la nostra buona volontà,
il nostro entusiasmo ,la macchina del no ,dell'astensionismo ,dei geologi al soldo delle fossili,dei lobbisti del petrolio
 hanno avuto la meglio su di noi. 
E' persa la battaglia sul referendum, non la guerra.

Dobbiamo continuare a esigere un ambiente ed una democrazia pulite ,un ' Italia che guardi alle rinnovabili e al futuro e non alle trivelle e al passato.

ONORE A NOI TUTTI PER AVERCI PROVATO E PER AVERCI CREDUTO SINO ALL'ULTIMO VOTO.



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Tratto da Qualenergia

Referendum, il Sì al cambiamento ha conquistato più voti del miglior Pd

[18 aprile 2016]
referendum trivelle
Commentando a caldo i risultati del referendum sulle trivelle, il presidente del Consiglio (schierato apertamente per l’astensione, la linea ufficiale del Pd) Matteo Renzi ha dichiarato che «in politica bisogna saper perdere». Ha ragione. Ieri quanti erano e rimangono schierati per il Sì – vasto agglomerato nel quale ci includiamo – hanno perso una battaglia, l’obiettivo del quorum non è stato raggiunto, nonostante anche la notte del referendum sia macchiata di petrolio. A Genova si è rotta una condotta dell’oleodotto Iplom, richiamando gli sforzi dei Vigili del Fuoco, la marea nera scivola verso il mare e mentre scriviamo la situazione rimane critica. Con consueta e amarissima ironia della sorte, i genovesi come molti italiani fino a ieri non si consideravano toccati dai temi del referendum: in città è andato a votare solo il 25,73% degli aventi diritto.
Risultato della tornata referendaria oggi dice che le piattaforme gasiere e petrolifere sparse entro 12 miglia dalle coste italiane continueranno a godere, almeno per un po’ di tempo, di una rendita di posizione non riconosciuta a nessun’altra attività lungo lo Stivale: nonostante la concessione per l’estrazione di combustibili fossili sia stata loro rilasciata con una scadenza (lo standard è 30 anni), la proroga ad infinitum regalata loro dall’esecutivo solo pochi mesi fa permetterà di dilungare i tempi d’estrazione in attesa di prezzi di mercato più propizi o, in alternativa, temporeggiare a piacimento sui tempi di bonifica (già oggi il 73% delle piattaforme situate entro le 12 miglia marine dalle coste italiane sono non operative, non eroganti o erogano talmente poco da evitare il pagamento di royalty).
Se il Sì ha mancato l’obiettivo del quorum, anche quanti hanno perorato la causa del No o quella dell’astensione farebbero però bene a tenere ancora in frigo la bottiglia di champagne: le associazioni ambientaliste hanno già dichiarato che presenteranno «una denuncia alla Commissione europea contro la norma che concede concessioni illimitate per le estrazioni di petrolio e gas», in quanto in «contrasto con le regole del diritto comunitario sulla libera concorrenza». La battaglia iniziata ieri, dunque, continua. Non è però questo il dato più importante emerso dalla tornata referendaria.
Se in politica «bisogna saper perdere», in democrazia è utile anche saper far di conto. Secondo i dati raccolti dal ministero dell’Interno (tabella a lato), su 50.675.406 cittadini chiamati alle urne hanno esercitato il loro diritto-dovere al voto in 15.806.788 (il 31,19%). Di questi, in 2.198.813 hanno votato No, mentre i Sì hanno raccolto l’85,84 % delle preferenze: si tratta di 13.334.754 cittadini.
Oltre 13 milioni di cittadini. Si tratta di un sostegno assai più robusto di quello che il Partito democratico guidato da Matteo Renzi abbia mai potuto vantare........
 È indubbio però che dal referendum di ieri sia arrivato chiaro e forte il segnale di un’intensa spinta democratica, che grida a istituzioni troppo lente la necessità impellente di un cambiamento. ......
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