Tratto da Greenreport
Salvare le ultime tigri del Bengala e le Sundarbans dalla centrale a carbone
[30 settembre 2016]
Avaaz ha lanciato la petizione “Let’s save the home of the last tigers!” nella quale denuncia che Deutsche Bank e JPMorgan stanno provando a costruire una centrale a carbone a Rampal, in Bangladesh, proprio accanto alla foresta delle Sundarbans dove vivono le ultime tigri del Bengala. Secondo Avaaz questo è un esempio del nostro distacco dalla natura e dall’avidità impazzita delle multinazionali.
Nei giorni scorsi è trapelato un rapporto di 50 pagine dell’Unesco con pesanti obiezioni sulla costruzione della centrale a carbone di Rampal che danno ragione alla crescente opposizione all’impianto di diverse associazioni ambientaliste del Bangladeh e internazionali.
Il rapporto è stato inviato al governo di Dhaka l’11 agosto e l’Unesco sottolinea che le Sundarbans, patrimonio mondiale dell’umanità, con la più grande foresta di mangrovie e la sua biodiversità saranno pericolosamente influenzate se verrà costruita la centrale a carbone di Rampal. Per questo l’Unesco ha consigliato al governo del Bangladesh di spostare la centrale in un luogo meno delicato, anche perché la Valutazione di impatto ambientale (Via) del progetto è incompleta. Il governo di Dhaka dovrà rispondere entro l1 ottobre al rapporto inviato da Mechtild Rössler, direttrice del Centro del Patrimonio mondiale dell’Unesco.
La centrale di Rampal dovrebbe essere costruita a circa 14 chilometri dalle Sundarbans e sarà uno degli argomenti centrali della 40esima sessione del Comitato del Patrimonio mondiale in programma dal 24 al 26 ottobre in Francia. Il rapporto lascia intendere che l’Unesco potrebbe dichiarare e Sundarbans come sito a rischio del patrimonio mondiale. Già a luglio la 39esima sessione del Comitato del Patrimonio mondiale dell’Unesco aveva espresso grande preoccupazione per il fatto che la centrale a carbone di Rampal avrebbe danneggiato le Sundarbans e aveva chiesto al Bangladesh quali iniziative intendeva prendere il governo per ridurre al minimo gli effetti negativi. Prima ancora dell’Unesco, il segretariato della Convenzione di Ramsar, l’organismo Onu che protegge le zone umide del pianeta, aveva espresso preoccupazione per la centrale Rampa e ad agosto 177 organizzazioni di tutto il mondo avevano inviato lettere alla Exim Bank of India invitandola a non finanziare la centrale di Rampal. In diversi Paesi del mondo sono state organizzate catene umane per manifestare l’opposizione alla centrale di Rampal e difendere le Sundarbans, le tigri, le mangrovie e la biodiversità. Ma il governo di Dhaka resta fermo nella sua decisione di costruire la centrale e ha già concluso un accordo con la Exim Bank of India per un prestito.
Ma Deutsche Bank e JPMorgan difficilmente potranno ignorare il parere dell’Unesco, anche perché Avaaz denuncia già «un mega-scandalo globale» che riguarda le due grandi banche occidentali e promette che farà in modo che i loro azionisti chiedano di non finanziare la centrale a carbone. Anche se Avaaz accusa Deutsche Bank e JPMorgan di far parte dell’affare, per ora proprio i timori ambientali hanno tenuto le grandi banche occidentali lontano dalla centrale e alla fine solo la Indian export import bank ha emesso un prestito da 1,6 miliardi di dollari. Tre banche francesi – Crédit Agricole, BNP Paribas e Société Générale – hanno detto che non investiranno nel progetto di Rampal e prima due fondi pensionistici norvegesi avevano ritirato i loro investimenti a causa di una controversia con la National Thermal Power Corporation (Ntpc) indiana che dovrebbe costruire la centrale.
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