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13 settembre 2016

Per i costi sanitari e per i costi sociali sono i Paesi in via di Sviluppo a soffrire maggiormente gli effetti dell’inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico impedisce lo sviluppo

Sono i Paesi in via di Sviluppo a soffrire maggiormente gli effetti dell’inquinamento atmosferico. Sia in termini di costi sanitari che di costi sociali

 Quanto stiamo pagando oggi per l’inquinamento atmosferico? Difficile dirlo con esattezza. Sappiamo che i contaminanti gassosi unitamente al particolato, costituiscono attualmente la più letale forma di inquinamento e il quarto fattore di rischio a livello mondiale per morte prematura. Sappiamo che uccide sette milioni di persone all’anno in tutto il mondo e che senza un’azione tempestiva saranno più 200 milioni i decessi prematuri nei prossimi 45 anni. Le proiezioni fornite qualche mese fa dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (OCSE) spiegavano come ovviamente anche i connessi costi sanitari fossero destinati ad aumentare vertiginosamente, passando dai 21 mld di dollari del 2015 ai 176 mld nel 2060 (dati Ocse). Tuttavia dati in alcuni casi incompleti e sottostime rendono impreciso il calcolo definitivo, a cui va peraltro aggiunto anche un dato più freddo: la riduzione della produttività del lavoro.

Confermando in parte la relazione dell’OCSE, la Banca Mondiale ha elaborato un nuovo studio sui costi sociali dell’inquinamento indoor e outdoor. Escludendo i costi di trattamento delle malattie legate ai contaminanti atmosferici, la banca ha calcolato che nel 2013 le morti premature da sole sono costano all’economia globale circa 225 miliardi di dollari in giornate lavorative perse. Gli effetti più pesanti si sentono soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. “Il rischio per la salute che l’inquinamento atmosferico è più grande nei paesi in via di sviluppo”, spiegano gli autori. “Nel 2013 circa il 93% dei decessi e delle malattie non mortali attribuiti all’inquinamento atmosferico in tutto il mondo si è verificato in questi paesi, dove il 90% della popolazione è stato esposto a livelli pericolosi di inquinamento atmosferico”.

Anche se i soggetti più vulnerabili sono bambini e anziani, sta aumentando la quota di vittime in età da lavoro, in crescita del 40% dal 1990 a oggi. Il rapporto rileva che le perdite annuali in termini di reddito lavorativo costano l’equivalente di quasi l’1 per cento del prodotto interno lordo (PIL) in Asia meridionale. In Asia orientale e Pacifico, dove la popolazione sta invecchiando, le perdite dei ricavi nella produzione e nel lavoro rappresentano lo 0,25 per cento del PIL, mentre in Africa sub-sahariana, dove l’età media è più giovane, rappresenta lo 0,61 per cento del PIL. “L’inquinamento atmosferico non è solo un rischio per la salute, ma anche un freno allo sviluppo. Provocando malattie e decessi, riduce la qualità della vita. Provocando perdite produttive, riduce i redditi”.

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