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20 dicembre 2016

Polveri e leucemia:Dimostrata la presenza di nanoparticelle nel sangue di pazienti affetti da leucemia acuta mieloide

Tratto da Il Foglia

Polveri e leucemia: importante scoperta scientifica a Pesaro

Nel sangue di persone ammalate di leucemia acuta mieloide è presente una concentrazione di “nanoparticelle” inorganiche, cioè frammenti di sostanze chimiche, molto più elevata rispetto a quello delle persone sane. Una “fotografia” molto accurata che però non svela un collegamento con le possibili cause della malattia, ma apre scenari interessanti di studio su effetto, crescita e sopravvivenza delle cellule leucemiche......

La scoperta pubblicata dalla rivista Leukemia Research

La scoperta (pubblicata dalla prestigiosa e autorevole rivista Leukemia Researchè del team interdisciplinare composto da medici, biologi, farmacisti e bioingegneri (Ematologia Aormn, Università di Urbino e Arpam  Pesaro), coordinato dal dottor Giuseppe Visani della Ematologia di Pesaro e dalla professoressa Maria Antonietta Gatti del laboratorio Nanodiagnostics di Modena, che ha messo a punto una nuova tecnica diagnostica rilevando, per la prima volta in assoluto, una compromissione ambientale. E attivando, nello stesso tempo, quell’utile e sempre più importante osservazione su possibili interazioni tra ambiente e salute. Una collaborazione che coinvolge anche l’Arpam, per il suo ruolo importante sull’osservazione dell’ambiente, come sottolineato dalla stessa direttrice Patrizia Ammazzalorso.

Dimostrata la presenza di nanoparticelle nel sangue di pazienti affetti da leucemia acuta mieloide

Queste nanoparticelle sono, appunto, dei frammenti di sostanze chimiche, come i metalli pesanti (piombo, rame, zinco, alluminio, eccetera), di dimensioni molto piccole, presenti nel pulviscolo ambientale che respiriamo o che ingeriamo con cibi contaminati. Lo studio è stato possibile grazie all’utilizzo di un microscopio elettronico a scansione di tipo ambientale ad alta risoluzione e spettrometria a dispersione d’energia in dotazione all’Arpam, che ha permesso di evidenziare queste indebite “presenze” nel sangue e nel midollo. In altre parole, questa tecnica diagnostica sul sangue ha fornito informazioni maggiori, rispetto ad altre strumentazione sul fenomeno delle polveri legate ad esposizione ambientale.
La ricerca – spiega il dottor Visani, direttore del Dipartimento di Oncoematologia dell’azienda ospedale Marche Nord – ha preso in considerazione pazienti affetti da leucemia acuta mieloide trattati a Pesaro”. Un campione di venti malati. E dai rilievi al microscopio elettronico, nel loro sangue è stata trovata una concentrazione molto più accentuata di queste nanoparticelle rispetto a pazienti sani.

Da qui la domanda: queste nanoparticelle possono interferire con le malattie del sangue? In realtà è stato riscontrato che, se ingerite, possono superare le barriere polmonari e arrivare al sangue. E di qui al cervello e allo sperma. O possono essere interiorizzate se ingerite con cibo che è stato a contatto con un certo inquinamento ambientale. La presenza di particelle solide e inorganiche in questi pazienti e la visualizzazione della loro interazione con componenti del sangue ha indotto i ricercatori a ipotizzare una correlazione tra la patologia ed esposizioni ad un inquinamento particolato micro e nanodimensionato. Il contatto profondo con questi materiali non biocompatibili e a volte chimicamente tossici potrebbe contribuire al processo della malattia, entrare nelle cellule e interagire con il Dna.
Attraverso il microscopio elettronico sono state riscontrate particelle composte da frammenti di lega di alluminio e fosforo, o aggregati a vario titolo e composizione di silicio, alluminio, ferro, cromo, nichel, titano o rame. Presenti nella polvere urbana. Sotto la lente appaiono come sfere inorganiche indistruttibili, molte delle quali prodotto finale di un’alta combustione (più alta è la temperatura e più si riduce la particella) che possono essere rinvenute nei tessuti del paziente anche dopo molti anni dalla loro stessa morte. Ed è per questo che appare fondamentale conoscere anche la tipologia dei rifiuti che vengono conferiti per esempio nei cosiddetti inceneritori.Il nostro obiettivo – ha detto la dottoressa Antonietta Gatti che collabora anche con il Dipartimento di Stato a Washington, – è togliere questi frammenti dal sangue e favorire la remissione delle patologie”. Possono essere responsabili della leucemia acuta mieloide? Non è certo, per ora si sa però che sono presenti in modo significativo in questi pazienti.
Di conseguenza, la documentazione di nanoparticelle metalliche identificate per forma, dimensione e composizione chimica nel sangue di pazienti con leucemia acuta mieloide apre nuove prospettive di ricerca sia in ambito di sviluppo dei tumori sia in senso terapeutico, e di riflessione sull’ambiente che ci circonda.

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