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12 gennaio 2017

Riapertura della centrale a carbone di Genova: “danno ad ambiente e concorrenza”

Tratto da  Qualenergia

Riapertura centrale a carbone di Genova: “danno ad ambiente e concorrenza”

Il MiSE, su sollecito di Terna, richiama in servizio l'impianto a carbone Enel di Genova Sampierdarena, per compensare le mancate importazioni dalla Francia. Il WWF annuncia una segnalazione all'UE: la decisione violerebbe le regole del libero mercato, oltre a far male a ambiente salute.
Ferma dall'estate scorsa e avviata alla dismissione, l'unità 6 da 136 MW della centrale a carbone Enel di Genova dovrebbe riprendere a funzionare temporaneamente nei prossimi giorni.
A richiamarla in servizio il ministero dello Sviluppo economico che, su sollecito di Terna, ha chiesto a Enel di rinviare la chiusura di alcune centrali nell'area del nord-ovest, a cominciare dall'impianto a carbone di Genova Sampierdarena.
La misura precauzionale dovrebbe essere temporanea ed è giustificata dal fermo nucleare francese.
Una scusa che non regge, secondo il WWF, “perché nel Nord Italia ci sono moltissime centrali a gas a ciclo combinato, più efficienti e meno impattanti dal punto di vista sanitario e ambientale.”
“Siamo in grado di produrre quasi 117 GW di energia elettrica a fronte del massimo picco di domanda interna di 60,5 GW. In realtà, si riapre al carbone dopo che erano venute prese di posizione e impegni formali per l’abbandono di questa fonte pericolosa sia per la salute che per l'ambiente e letale per il clima, dato che produce 2 volte di più CO2 delle centrali a gas”, dichiara Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.
La richiesta di riapertura di Genova – denuncia l'associazione - si configura addirittura come “una violazione del libero mercato”, dal momento che Enel è diventata una spa e ci potrebbero essere altri operatori interessati a soddisfare la domanda di energia francese o il mancato acquisto dell’energia nucleare d’oltralpe “a fini speculativi, visto che viene rivenduta a caro prezzo e importata praticamente a costo zero, non perché ne abbiamo bisogno”.
L'associazione annuncia una segnalazione all'Unione Europea.
La centrale a carbone di Genova era originariamente costituita da tre gruppi, per complessivi 295 MW, realizzati negli anni ‘50. Le due unità più piccole e vecchie sono state messe fuori servizio nel 2012 e nel 2014, mentre la terza unità (da 155MW) doveva essere chiusa entro il 2017 (anno per cui è comunque autorizzata a funzionare per 2.000 ore).
Nel 2015 l’impianto, pur con la sola unità da 155 MW ha emesso 807.445 tonnellate di CO2, emerge dal dato ufficiale ETS.

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Centrale a carbone di Genova, Legabiente: “Riaprirla è sbagliato e pericoloso”

Genova. Per Legambiente il riavvio della centrale termoelettrica a carbone di Genova, ventilato da una sorta di “necessaria solidarietà energetica” verso la Francia, che ha ferme alcune delle proprie centrali nucleari e ha necessità di importare energia elettrica è sbagliato e pericoloso.
“Si riattiva una sorgente tra le più inquinanti per la nostra città che da metà agosto 2016 aveva smesso di bruciare carbone e si allontana la sua dismissione – chiarisce Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – ci risulta infatti che il Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE) e Terna considerino questa centrale strategica per la produzione energetica. I Paesi europei hanno una fitta rete elettrica interconnessa con cui potersi scambiare energia e prima di riavviare le centrali più inquinanti, che danneggiano ambiente e salute dei cittadini, si dovrebbero attivare quelle a produzione meno impattante”.
“Questa solidarietà – conclude Grammatico – è in verità una giustificazione per sostenere ancora una volta la lobby del combustibile fossile tra i più inquinanti al mondo, ma anche tra i più economici a causa dell’eccesso di offerta di carbone sui mercati mondiali delle materie prime. Ma la sua economicità è solo apparente: una recente ricerca ha stimato, a livello europeo, costi sanitari dalla combustione del carbone compresi tra 32,4 e 62,3 miliardi di euro all’anno”.
Per questo Legambiente Liguria chiede a MISE e Terna di rendere operative le procedure per la definitiva dismissione della centrale senza ulteriori rinvii.

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