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13 febbraio 2017

IL FATTO QUOTIDIANO : Cambiamenti climatici, 2100: l’Italia sommersa


Cambiamenti climatici, 2100: l’Italia sommersa

Cambiamenti climatici, 2100: l’Italia sommersa
di Andrea Maria Scaparro
L’innalzamento del livello del mare modificherà la morfologia delle coste italiane nel corso dei prossimi 80 anni. Un recente studio prevede che fino a 5500 chilometri quadrati di pianure costiere potrebbero finire sott’acqua, rivelando un’Italia di fine secolo molto diversa da quella che conosciamo.
Il livello medio del mare è cresciuto di circa 15 cm dal diciottesimo secolo ad oggi e la maggior parte di questo cambiamento si è registrato a partire dalla metà del ventesimo secolo. Il recente report sui cambiamenti climatici globali ha messo in luce i rischi indotti dall’innalzamento del livello del mare su scala mondiale. Anche limitando in modo sensibile le emissioni di gas responsabili del riscaldamento globale si prevede un incremento del livello marino di 0.5 m nel corso del ventunesimo secolo, che potrebbe salire a un metro o più se nessuna azione drastica sarà intrapresa dai governi. Oltre un miliardo di persone che vivono vicino alle coste sarebbero costrette ad abbandonare la propria casa divenendo a tutti gli effetti migranti climatici.
Si stima che in Europa siano circa 86 milioni le persone che vivono entro 10 km dalla costa. In Italia, così come nel resto della fascia mediterranea, il 70% della popolazione vive nella zona costiera, dove la rapida urbanizzazione iniziata negli anni ‘60 ha comportato un’espansione incontrollata delle zone edificate. Le coste italiane ospitano inoltre importanti stabilimenti industriali e sono l’epicentro di fiorenti attività turistiche. Tutte queste attività saranno sempre più minacciate dall’erosione delle coste e dal rischio di inondazioni. Le comunità costiere sembrano invece inconsapevoli e dunque impreparate di fronte ad un rischio che è alle porte e che sicuramente cambierà il paesaggio, la vita e le abitudini delle prossime generazioni. Nel frattempo si continuano a costruire infrastrutture destinate a finire sott’acqua nel giro di 80 anni.
Invece è necessario agire e, a partire da oggi, correre ai ripari di una situazione in rapida evoluzione. Questo è il messaggio del recentissimo lavoro pubblicato da Fabrizio Antonioli (direttore di ricerca al Laboratorio Modellistica Climatica e Impatti dell’Enea) e collaboratori sulla rivista Quaternary Science Reviews e rilanciato a Gennaio da National Geographic Italia.
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