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18 marzo 2017

INQUINAMENTO.Più morti che in guerra.E’ una guerra che colpisce più i bambini che gli adulti.

Tratto da Aspo Italia

Più morti che in guerra

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E’ una guerra invisibile, con tre nemici. Ma ne combattiamo solo uno. E debolmente.
E’ una guerra vigliacca, colpisce più i bambini che gli adulti. E fa più morti in Italia della seconda guerra mondiale.
E’ una guerra che abbiamo sempre perso, e che abbiamo deciso di perdere ancora. 
La propaganda la chiama “inquinamento“, ma il suo vero nome è un altro.
Di Dario Faccini

OSPEDALI E FUNERALI

Nella seconda guerra mondiale in Italia, in cinque anni e mezzo, sono morti per cause dirette e indirette, 291.376 militari e 153.147 civili [1]. In totale sono 444.000 morti.
Ora in Italia, ogni anno, muoiono prematuramente per inquinamento dell’aria 87.ooo persone [2]. Quindi in cinque anni e mezzo (teniamo lo stesso periodo della seconda guerra mondiale per avere un confronto omogeneo) sono 478.000 morti.
Come se non bastassero i morti, ci sono poi i “feriti“. In effetti le morti premature sono solo la punta dell’iceberg di un problema che devasta il Sistema Sanitario Nazionale.
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Uno studio italiano del 2016 ha mostrato come l’incidenza delle malattie respiratorie siano più che raddoppiate in 25 anni (dal 1985 al 2011) [3]:
  • Attacchi d’asma +110%
  • Rinite allergica +130%
  • Espettorato frequente +118%
  • Broncopneumopatia cronica ostruttiva(BPCO) +220%
I bambini sono particolarmente esposti all’inquinamento dell’aria[4]:
  • innanzitutto la loro velocità di respirazione è 2/3 volte quella di un adulto;
  • poi lo strato cellulare che ricopre le loro vie respiratorie è più permeabile agli inquinanti, rispetto quello di un adulto;
  • le ridotte dimensioni delle vie respiratorie aumenta la probabilità di ostruzione a seguito di infezioni;
  • il loro sistema immunitario non è ancora sviluppato, ciò aumenta il rischio di infezioni respiratorie e diminuisce la capacità di contrastarle.
Come tutte le guerre, anche questa ha un costoma è negativo, cioè non spendiamo nel combatterla, ma nel perderla. Ogni cinque anni e mezzo, la spesa sostenuta per i costi sanitari (ospedalizzazioni, giornate perse di lavoro, visite, esami e cure) arriva a 530 miliardi di euro [5]. Per dare un’idea, è più della ricchezza prodotta in un anno dalla Lombardia e Veneto (le due regioni più ricche), ed equivale annualmente a quasi il 5% del PIL nazionale. In realtà, per come si calcola il PIL e la ricchezza di uno stato, è più corretto dire che grazie a questa spesa il nostro PIL è gonfiato di un 5%.

 ENTRIAMO NEL PARTICOLATO

Vediamo di capire cosa è successo nei giorni scorsi.
Semplificando, l’inquinamento dell’aria è riconducibile principalmente alle polveri sottili, PM2,5, responsabili di oltre il 70% dei morti, e agli ossidi di azoto, che uccidono un altro 20%. [6]
Il PM2,5 è composto da minuscole particelle “respirabili” che rimangono in sospensione nell’aria e riescono a giungere sin dentro ai polmoni e da qui nel sangue.
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Le particelle, chiamate anche particolato, possono avere l’origine più diversa e trasportare altri inquinanti molto pericolosi, come il Benzopirene. Per questo, indipendentemente dall’origine, le PM2,5 sono classificate come cancerogene.
Il particolato [7] per lo più è prodotto in due modi:
  1. direttamente da tutte le combustioni (particolato primario)
  2. in inverno, a partire da altri inquinanti gassosi, soprattutto i composti azotati (ossidi di azoto e ammoniaca), quando le condizioni meteo trasformano l’aria inquinata in un vero e proprio laboratorio chimico-fisico (particolato secondario).
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In inverno, le condizioni meteo (freddo, assenza di vento) possono portare alla concentrazione rapida del particolato nelle pianure e nei fondovalle. L’ultimo eclatante episodio è capitato solo pochi giorni fa ed ha investito l’intera Pianura Padana, con valori delle PM2,5 ben al di sopra degli 80 ug/m3 (il limite medio annuo è 25).
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Concentrazioni di PM2,5 il giorno 31-1-2017 in Lombardia e Emilia Romagna. Fonte: Arpa Lombardia e Arpa Emilia Romagna.

L’evento è capitato a grande velocità: sono bastati solo tre giorni. Segno questo che la produzione di inquinanti in Pianura Padana è troppo elevata per il ricambio e la diluizione dell’aria garantita dalle condizioni meteo e morfologiche della grande vallata.
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Impennata delle concentrazioni di PM2,5 alla periferia della città di Cremona a fine gennaio 2017.


SORPRESI DAL NEMICO ALLE SPALLE

Facciamo un gioco con i colori. Scopriamo in Italia chi produce i principali tre inquinanti: PM2,5, Ossidi di Azoto e Ammoniaca.
Legenda fondamentali
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(cliccare per ingrandire) Ripartizione per settore di produzione, dei tre principali inquinanti dell’aria nel 2013, su base nazionale. Il traffico veicolare è calcolato su modelli reali di utilizzo, include quello leggero e quello pesante, l’usura dei pneumatici ma non quella dell’asfalto. Fonte: ASPOItalia, Inquinamento: tutti i banditi e i mandanti.

Si scoprono tre cosette interessanti:
  1. La prima sorpresa sono le biomasse (legna e pellet) per riscaldamento che producono il 60% delle PM2,5, sono di gran lunga la principale fonte di particolato primario;
  2. meno sorprendentemente, il traffico veicolare è il principale produttore degli ossidi di azoto, con il 42,5%; 
  3. la seconda sorpresa viene dalla produzione di ammoniaca, che è al 95% prodotta dal settore agricolo (utilizzo di fertilizzanti);
Questi sono dati nazionali, vediamo di calarli in due casi reali.
In una grande città come Milano, in inverno biomasse (legna e pellet), traffico e particolato secondario producono ciascuno circa un terzo del PM2,5. In aperta campagna invece, oltre che al dimezzarsi del PM2,5 totale, i contributi sono: biomasse 35%, traffico 9%, particolato secondario 53% (NOx 31%, NH3 14%, SOx 9%) e altro 3%. [8]

Fine prima parte.  

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