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02 ottobre 2017

Patrizia Gentilini : Il cancro è colpa (anche) dell’inquinamento

Tratto da Canaleenergia
Il cancro è colpa (anche) dell’inquinamento
L’OMS stima in Europa ogni anno 12,6 milioni di decessi attribuibili ad ambienti insalubri e 1,4 milioni di morti dovuti all’inquinamento.         
La settima edizione del volume sui numeri delle neoplasie in Italia, presentato pochi giorni fa al Ministero della Salute, ha censito ufficialmente l’universo cancro grazie al lavoro dell’AIOM, dell’AIRTUM e della Fonazione AIOM. La fotografia delinea la crescita delle neoplasie nel Paese, con 369 mila nuovi casi nell’ultimo anno, soprattutto al Nord – anche se al Sud si sopravvive meno.                         Anche il report sulla qualità dell’aria stilato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile boccia il Paese per qualità dell’aria cittadina, che fa più morti degli incidenti stradali. E propone un decalogo per la crescita della green economy che comprende un approccio preventivo all’emergenza smog, l’abbandono dell’auto privata e la necessità di linee guida nazionali sull’uso delle biomasse.                                                                                            Sul tema abbiamo chiesto un commento a Patrizia Gentilini, Medico Oncologo dell’Associazione medici per l’ambiente (ISDE Italia).
Da ragazzo, guardavo le stelle e pensavo alle avventure di Neil Armstrong. Come genitore, ho guardato i miei figli fare la stessa cosa e interrogarsi sul loro futuro – sarebbero stati loro a vedere l’era dei viaggi spaziali di massa? (…) Mi chiedo se mio nipote viaggerà per il desiderio di avventura o perché costretto a cercare aria sana e acqua sicura per la sua famiglia. Perché, a partire dai 36.000 piedi di profondità della fossa della Mariana – la parte più profonda dell’oceano – ai 36.000 piedi di altezza nei trafficati corridoi aerei e nella maggior parte dei posti in mezzo, gli esseri umani stanno inquinando tutto quello di cui abbiamo bisogno per mangiare, bere o respirare”.
                                Queste parole pronunciate di recente da Ibrahim Thiaw, Vicedirettore del programma ONU per l’ambiente, ci fanno capire cosa sia l’inquinamento ambientale, problema ancora oggi misconosciuto e trascurato non solo da gran parte dell’opinione pubblica, ma dalla stessa classe medica.
Tra il 1930 e il 2000 la produzione mondiale di sostanze chimiche è aumentata di 400 volte e oggi si stima che siano oltre 100.000 le sostanze massivamente presenti nelle diverse matrici ambientali, purtroppo solo in minima parte testate per gli effetti sulla salute umana.
Follemente continuiamo a bruciare materia per produrre energia dimenticando che ogni processo di combustione trasforma in inquinanti tossici sostanze in origine innocue. Ancor più follemente ci dimentichiamo che la materia prima sul nostro Pianeta è qualcosa di “finito” e che la vita si è sviluppata grazie a una fonte esterna, il sole. Sono ormai mature le conoscenze e le tecnologie per passare da un’economia “lineare” a una circolare in cui le risorse siano continuamente riciclate e gli sprechi ridotti.
A queste vanno aggiunte le quantità di inquinanti immessi “a norma di legge” in aria, suolo e acqua derivanti da attività industriali ed estrattive, agricole, produzione di energia, smaltimento di rifiuti. Per non parlare di quelle provenienti da attività criminali e dal traffico di rifiuti. La straordinaria espansione delle telecomunicazioni e del trasporto a distanza dell’energia ha poi saturato l’etere di radiazioni elettromagnetiche, altra forma di inquinamento non scevra da rischi per la salute umana. Ciò significa che interi ecosistemi sono contaminati da agenti tossici persistenti e bioaccumulabili e che il genere umano sta consumando molte più risorse di quanto il nostro Pianeta sia in grado di rigenerare.

Il cancro nel feto: colpa dell’inquinamento

Ma tutti questi inquinanti, a centinaia, permeano i nostri stessi corpi, circolano col sangue, si accumulano nei distretti dell’organismo e passano dalla madre al feto durante la vita intrauterina condizionando la nostra salute e quella dei nascituri.
L’aumento del rischio di cancro non è correlato solo a erronee abitudini personali (in primis il tabagismo). Studi scientifici sempre più corposi ci dimostrano che patologie in drammatico aumento e con comparsa in età sempre più precoce sono correlate ad esposizioni ambientali, ad esempio: infarto, ischemie, cancro, malattie autoimmuni ed endocrino/metaboliche, diabete, obesità, infertilità, abortività spontanea, disfunzioni ormonali (specie alla tiroide), malformazioni – specie criptorchidismo e ipospadia – deficit cognitivi, disturbi comportamentali e dello spettro autistico, patologie neurodegenerative quali Alzheimer, Parkinson e SLA.
Bisognerebbe domandarsi un po’ più spesso: che aria respiriamo? Che acqua beviamo? Di che cibo ci nutriamo? E siamo davvero sicuri che i “limiti di legge”- quand’anche rispettati- ci proteggono dall’esposizione a sostanze in grado di interferire con funzioni delicate e complesse quali quelle riproduttive, neuro-comportamentali e immunitarie, solo per citarne alcune?......
La qualità dell’aria è nel nostro Paese particolarmente scadente e siamo al primo posto in Europa per morti evitabili da esposizione a PM 10, PM 2.5, NO2 e Ozono. Nelle acque italiane sono in aumento i pesticidi e ben 224 ne sono stati rinvenuti. Secondo il rapporto ISPRA è anche aumentato il multiresiduo: 48 diverse molecole in un solo campione. Se sui suoli italiani sversiamo ogni anno circa 135.000 tonnellate di pesticidi possiamo forse illuderci che magicamente scompaiano?
La sostanza più trovata – quando la si cerca – è il glifosato (insieme al metabolita AMPA) propagandato come assolutamente innocuo e biodegradabile e, viceversa, riconosciuto cancerogeno probabile dalla IARC, ma non dall’EFSA, all’onore della cronaca perché in sede europea si decide la sua autorizzazione in queste settimane. Come amava ripetere il carissimo amico e collega Vincenzo Migaleddu, purtroppo recentemente scomparso, il diritto alla salute non è il diritto di curarsi, ma quello di vivere sani e questo è possibile solo se è sano anche l’ambiente in cui viviamo.

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