Tratto da Europa today
Energia, Eurocamera: stop alle sovvenzioni alle centrali a carbone
La commissione Energia del Parlamento Ue ha proposto restrizioni agli incentivi alle fonti fossili. Che in Italia rappresentano ogni anno una spesa di 10,5 miliardi. Esulta Greenpeace
Il Parlamento europeo prova a fermare le fonti fossili. Oggi, gli eurodeputati hanno approvato una serie di misure per la riforma del mercato energetico che introducono forti restrizioni alle controverse sovvenzioni degli Stati membri alle centrali fossili, principalmente a carbone. Per la precisione, la commissione Energia chiede che il cosiddetto "capacity mechanism", ossia i sussidi alle centrali fossili per rimanere in stand-by, sia consentito solo come "ultima risorsa" e rigorosamente regolamentato.
100 miliardi di incentivi all'anno
Per capire l'impatto della proposta, basta guardare a quanto oggi costano questi sussidi alle tasche degli europei: l'Italia spende ogni anno 10,5 miliardi, la Germania 45, la Francia intorno ai 24 miliardi, la Spagna 20. Solo questi quattro paesi, a conti fatti, destinato direttamente e indirettamente circa 100 miliardi di euro alle fonti inquinanti. La proposta del Parlamento è in linea, con la richiesta della Commissione europea di fermare entro il 2025 gli incentivi alle centrali in stand-by che emettono oltre 550 g di anidride carbonica per kilowattora.
Le altre proposte
Per far fronte ai rischi legati a eventuali cali di energia elettrica, i paesi Ue dovranno ricorrere in prima battuta ad un aumento dell'utilizzo di energie rinnovabili, efficienza energetica e interconnessioni. La commissione Energia del Parlamento europeo ha sostenuto anche un'altra proposta della Commissione che mira a favorire i cittadini che vogliono produrre in casa la propria energia. Si prevede infatti la priorità di dispacciamento per l'energia prodotta da piccoli impianti rinnovabili, che avranno la precedenza in rete rispetto a quella prodotta da carbone o nucleare.
Adesso, la palla passa agli Stati membri. Se la proposta sarà accettata, paesi come l'Italia che già prevedono l'adozione di questo sistema, dovranno rivedere i propri piani di incentivi alle fonti fossili. Ma le premesse non sono le migliori: il Consiglio Ue, che riunisce i paesi membri, si è già opposto alla proposta sull'autoproduzione di energia da piccoli impianti. Si vedrà.
Esulta Greenpeace
Intanto, le ong ambientaliste esultano. “Oggi il buon senso ha vinto sulla lobby fossile - commenta Luca Iacoboni, responsabile energia e clima di Greenpeace Italia - Mentre molti governi stanno cercando di sostenere con enormi sussidi le compagnie energetiche obsolete e ormai al fallimento, il Parlamento europeo riconosce l'importanza delle rinnovabili affermando che il denaro dei contribuenti non può più essere speso per vecchie e inquinanti centrali a carbone, gas o nucleare. La riforma energetica in discussione a Bruxelles deve rappresentare un investimento per il futuro dei cittadini: quelli che lo desiderano, e sono milioni, devono poter produrre la propria energia”.
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