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23 maggio 2018

La Stampa :Sette milioni più uno

Tratto da La Stampa 
Sette milioni più uno

Non ha fatto in tempo ad uscire il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che già dobbiamo fare un’aggiunta. 
Il rapporto verte sulle vittime umane dell’inquinamento ambientale, persone, cioè, che muoiono ogni anno perché respirano un’aria piena di polveri che l’uomo stesso ha generato con le sue attività industriali.
Il rapporto parla di decessi non solo per malattie polmonari, ma anche per malattie di natura vascolare: infarti ed ictus. Sette milioni l’anno, dice l’OMS.

Una cifra già degna di nota, ma probabilmente, se li si conta bene e con altri criteri, si tratta di numeri molto più alti.
In lungo e in largo abbiamo spiegato il meccanismo d’azione di queste polveri una volta che superano la barriera polmonare ed entrano nel corpo.
Non ci siamo mai soffermati, però, ad accennare di chi è a rischio.

Pur avendo sempre messo in evidenza la “democraticità” di queste polveri,cioè l’imparzialità nel colpire chiunque indistintamente capiti a tiro, non si può negare che i poveri, chi fa mestieri a rischio, chi vive nel traffico è più colpito di quanto non siano i ricchi che possono permettersi di vivere in ambienti più sani e lontano dall’inquinamento. Una differenza, e nemmeno da poco, la fa anche la corretta informazione sul tema.
Insomma, chi ne sa di più è più in condizione di difendersi.

Tra i tanti parametri non si era mai presa in considerazione l’età del paziente. Si era sempre detto che chi è più avanti con gli anni ha avuto modo di accumulare più di quanto non abbia fatto un giovane.
Apparentemente l’idea è ragionevole ma, di fatto, non corrisponde al vero o, almeno, non del tutto e non sempre.

Pochissimi giorni fa un bambino di 6 anni è stato colpito da ictus, un evento che nei testi specialistici di Medicina viene riportato quasi a titolo di curiosità, con 5 o 6 casi su 100.000.
Nel caso specifico perdita della capacità di movimento di un braccio, bocca che si storce, linguaggio compromesso. Rarissimo sì, ma segnalato in aumento.

Occorre quindi fare una riflessione: la concentrazione di polveri nell’ambiente è oggi talmente alta da determinare un effetto significativo in esseri con un volume corporeo così ridotto.

Respirare polveri sottili, più piccole di un micron e, per questo,capaci di attraversare la barriera dei polmoni, significa ritrovarsi quegli inquinanti nel sangue dove interagiscono con le proteine e,in particolare, con una di loro chiamata fibrinogeno causando la formazione di trombi che, migrando, vanno a colpire qualunque organo, impossibile prevedere quale, compreso il cervello.
Va aggiunto che quelle polveri s’insinuano nel microcircolo, cioè nella fitta rete di piccolissime arterie che portano ossigeno a tutte le cellule.
Quando quei vasi sono ostruiti, la cellula inevitabilmente soffre fino a morire.
Oggi anche la barriera dell’età è crollata.

Se quel bimbo non è morto lo si deve al pronto intervento dei sanitari, ma questo è un caso che non può non farci meditare almeno per un attimo.
Siamo tutti a rischio. Quando lo capiranno anche i nostri politici,quando, vedi mai, uno di loro sarà il bersaglio colpito, allora si spaventeranno, forse faranno qualcosa per diminuire la concentrazione delle polveri nell’aria che tutti i giorni, 24 ore su 24, respiriamo.
E questo al di là delle tante chiacchiere e dei tanti trattati che si compilano, che si firmano e che, poi, nessuno pensa a rispettare. Se si vuole, si può fare qualcosa. Ma per volere bisogna prima sapere.

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