Tratto da Greenreport
Sta per esplodere la bolla del carbonio dei combustibili fossili?
La domanda di combustibili fossili diminuirà nel prossimo futuro, con importanti conseguenze macroeconomiche e geopolitiche
[6 giugno 2018]
Il nuovo studio “Macroeconomic impact of stranded fossil-fuel assets”, pubblicato su Nature Climate Change dimostra che la fine dell’industria dei combustibili fossili avrà profonde conseguenze economiche e geopolitiche, visto che la bolla del carbonio – gonfiata anche dalle politiche negazionisti che ed eco-scettiche di Donald Trump – è pronta a esplodere.
Basandosi su tecniche di modellazione all’avanguardia, i ricercatori olandesi della Radboud University, britannici dell’università di Cambridge (Cambridge centre for environment, energy and natural resource governance – C-Eenrg), Cambridge Econometrics, The Open University e dell’università di Macao dmostrano che « Nel prossimo futuro il consumo di combustibili fossili rallenterà o diminuirà, come risultato del continuo cambiamento tecnologico, potenzialmente aggravato dalle nuove politiche climatiche». In questa transizione ci saranno vincitori, importatori come la Cina e l’Unione europea, e perdenti, gli esportatori come la Russia, gli Usa o il Canada, che potrebbero vedere praticamente chiudere le loro industrie dei combustibili fossili. I ricercatori sono convinti che «Se questi Paesi manterranno i loro livelli di investimento e produzione nonostante la diminuzione della domanda, la perdita di ricchezza globale potrebbe essere enorme: 1- 4 trilioni di dollari, una perdita paragonabile a quella che ha scatenato la crisi finanziaria nel 2007». Inoltre, gli Stati Uniti non potrebbero tirarsi low-carbon fuori dalla transizione perché per loro sarebbe ancora peggio. »La politica climatica globale non è quindi più il gioco del “prisoner’s dilemma”», dicono i ricercatori del dipartimento di scienze ambientali della Radboud University.
Alcune delle più importanti economie del mondo molto affidamento sulla produzione e sulle esportazioni di combustibili fossili e, come fa notare lo studio, « Il prezzo delle azioni delle compagnie di combustibili fossili è calcolato partendo dal presupposto che tutte le riserve di combustibili fossili saranno consumate. Ma farlo sarebbe incoerente con il limitato carbon budget fissato nell’Accordo di Parigi del 2015 , che limita l’aumento della temperatura media globale “ben al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli preindustriali”». Finora, questa prospettiva non ha scoraggiato i continui investimenti nei combustibili fossili perché molti ritengono che le politiche climatiche non verranno adottate, almeno non nel prossimo futuro. Ma i ricercatori dimostrano nel nuovo studio che «Il continuo cambiamento tecnologico, da solo e anche senza nuove politiche climatiche, sta già riducendo la crescita della domanda globale dei combustibili fossili, che potrebbe raggiungere il picco nel prossimo futuro. Le nuove politiche climatiche non farebbero che aggravare l’impatto. Il continuo investimento nei combustibili fossili sta quindi creando una pericolosa “bolla di carbonio” che potrebbe esplodere, con enormi conseguenze economiche e geopolitiche»......
Quel che emerge con forza dallo studio è che «Il processo di transizione verso un’economia a low-carbon sta diventando inevitabile, poiché le politiche a sostegno di questo cambiamento sono state sviluppate e attuate gradualmente per qualche tempo». I nuovi standard di efficienza comportano che facciamo di più con la stessa quantità di energia, poiché le tecnologie meno recenti e meno efficienti vengono gradualmente eliminate. La transizione è quindi irreversibile; tuttavia il suo ritmo può variare a seconda se e in che modo vengono implementate nuove politiche climatiche»”.
Secondo gli scienziati, «Un ulteriore danno economico derivante da una potenziale esplosione di bolle potrebbe essere evitato decarbonizzando al più presto«.
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