Tratto da Il Cambiamento
«Il Pianeta è a rischio per i cambiamenti climatici ma i sindacati e Confindustria manifestano per le fossili!»: sono le parole con cui i promotori della campagna "Per il clima, fuori dal fossile" stigmatizzano la manifestazione tenutasi sabato scorso e promossa da Cgil, Cisl e Uil alla quale hanno aderito anche delegazioni di Confindustria.
«È una battaglia di retroguardia di un'inedita coalizione reazionaria - proseguono - Occorre invece sviluppare rinnovabili ed efficienza energetica, ci vogliono un piano per infrastrutture per l'acqua, l'edilizia scolastica e ospedaliera e interventi per risanare il territorio: per questo il 15 marzo saremo con gli studenti per lo sciopero internazionale per il clima e il 23 marzo in piazza a Roma».
«Gli scienziati ci hanno avvertito: i cambiamenti climatici prodotti dall'impiego di idrocarburi stanno distruggendo il Pianeta. Per questo critichiamo la manifestazione di Confindustria e dei sindacati che vogliono difendere l'economia fossile, il "business as usual" per un modello di sviluppo insostenibile - proseguono i promotori di "Per il clima, fuori dal fossile" - Questa inedita convergenza tra sindacati confederali e Confindustria si rivela come una saldatura di forze di fatto reazionarie e conservatrici volte a salvaguardare interessi consolidati in un settore economico, quello delle estrazioni di idrocarburi, in cui paradossalmente è più bassa l'intensità di lavoro».
«Infatti, a parità di investimenti, il numero di posti di lavoro che si crea è triplo nel settore delle tecnologie per l'efficienza energetica e delle rinnovabili rispetto al comparto "oil and gas" - proseguono i promotori - Invece i profitti delle major petrolifere sono immensi mentre le conseguenze negative su ambiente e salute vengono esternalizzate e pagate dalla collettività. Il refrain lo conosciamo bene: il ricatto "salute contro lavoro"; dignità umana contro sopravvivenza; spoliazione dei territori contro finta modernizzazione. Una visione estrattivista che guarda al territorio semplicemente come un'area da saccheggiare e devastare e i cui impatti sulla popolazione dal punto di vista sociale, economico e sanitario possono essere tranquillamente ignorati, come dimostrano i casi eclatanti di Viggiano in Basilicata e di Taranto, dove è arrivata la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che ha dato ragione ai cittadini».
«È questo il modello di economia e di qualità ambientale e della vita che propugna l'inedita coalizione pro-fossili? - si chiedono le associazioni che promuovono un modello differente di sviluppo - Il 9 febbraio lo avremmo voluto come momento di protesta e proposta per la riconversione ambientale dell'economia del paese, per la difesa dei lavoratori dai ricatti occupazionali a cui sono sottoposti e per la difesa del Pianeta. Invece prevale una visione oscurantista e falsamente positivista; è interessante notare che la scienza non ha spazio in quelle posizioni».
«Le migliaia di ricerche sul clima, i rapporti dell'IPCC che danno poco più di 10 anni per cambiare radicalmente sistema produttivo bollando come già vecchia l'idea della transizione basata sul metano, uno dei gas più clima-alteranti, i rapporti delle società assicuratrici sempre più allarmanti sull'impatto sul Pianeta, i mille segnali che la Terra ci manda ogni giorno, dalle alluvioni alle siccità, e gli studi epidemiologici incontrovertibili sul tremendo impatto sanitario su cittadini e lavoratori di pozzi, gasdotti, stoccaggi, centrali, per costoro evidentemente non hanno senso e possono essere sacrificati sull'altare del profitto ad ogni costo. Si preferisce cedere alle ferree regole della globalizzazione e del profitto, derubricando la difesa del diritto alla salute, del Clima e del Pianetaı.
«Solo a Gela e Priolo le ricerche scientifiche stimano un costo sanitario, scaricato sulle tasse dei cittadini, di quasi 10 miliardi di euro, non contabilizzato come costo di produzione, a cui di aggiungono lutti e sofferenze che non hanno prezzo - aggiungono ancora i promotori della campagna "Per il clima, fuori dal fossile" - Noi che sosteniamo la transizione immediata dal mondo fossile a quello delle tecnologie dell'efficienza e del risparmio e a quello delle rinnovabili, già mature, ci contrapponiamo a questo colpo di coda di forze che non fanno gli interessi del paese. Saremo in piazza il 15 marzo per lo sciopero internazionale degli studenti "Friday for Future" per il Clima e il 23 marzo a Roma per salvaguardare il nostro Pianeta proponendo l'uscita dalla fossili e l'abbandono delle grandi opere dannose, inutili e imposte. A queste contrapponiamo un grande programma di interventi per il risanamento del territorio pagato da chi ha inquinato, un piano di transizione energetica compatibile con la salvaguardia degli equilibri climatici e il sostegno a tante opere positive, da quelle sulle infrastrutture idriche che oggi perdono il 40% dell'acqua immessa nelle reti con una depurazione da quarto mondo a quelle delle scuole che oggi per l'80% non sono a norma fino ad arrivare al piano per l'edilizia ospedaliera per evitare che ad ogni terremoto le prime strutture ad essere rese inagibili sono proprio quelle più importanti anche per il soccorso. Queste sono le opere utili e l'economia che servono al paese e ai cittadini».
La CAMPAGNA "PER IL CLIMA, FUORI DAL FOSSILE" comprende come prime adesioni:
Ambiente e Salute nel Piceno, Coordinamento nazionale No Triv, Forum Abruzzese H2O, I Discoli del Sinarca Molise, Italia Nostra Salerno, Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia, Comitato DNT Piemonte, Stazione Ornitologica Abruzzese onlus, Coordinamento No Triv Taranto, Trivelle Zero Marche, Trivelle Zero Molise, Nuovo Senso Civico, SOS Adriatico, Ambiente e Salute Riccione, Mediterraneo No Triv, Comitato No Tap Brindisi, USB FCA Melfi
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