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24 marzo 2019

Bimbi sotto la lente per i danni da inquinamento

Tratto da Brescia Oggi 

Danni dell’inquinamento, bimbi sotto la lente


Bambini più irrequieti e con difficoltà di apprendimento. Sono gli effetti ancora poco esplorati dell’inquinamento. Per stabilire un nesso scientifico tra i fumi di acciaieria e i disturbi cognitivi dell’infanzia sta per partire il secondo step della ricerca promossa dall’Università di Brescia sull’«impatto sullo sviluppo neurologico dell’esposizione ambientale ai metalli nelle aree di Brescia e Taranto». L’indagine si «concentrerà» sulla popolazione infantile di Bagnolo. E procederà in modo parallelo con quella sulla città pugliese. Questo perchè Brescia e Taranto rappresentano aree rilevanti a livello europeo per la presenza di attività industriali. Arsenico, cadmio, manganese, mercurio e piombo possono essere dannosi per la salute delle popolazioni esposte, oltre che per l'ambiente. 
GLI STUDI CONDOTTI negli ultimi anni hanno dimostrato la possibilità che si presentino effetti sulla salute non solo nei soggetti esposti per motivi lavorativi, ma anche nella popolazione, in seguito all'esposizione prolungata di tali sostanze a basse dosi. E che sarebbero esposti al rischio anche i bimbi in gestazione e i neonati.
 «Le sostanze chimiche contenute nei fumi e negli scarichi delle industrie possono entrare nel nostro organismo attraverso l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e i cibi che mangiamo già da quando siamo nella pancia della mamma - 
conferma il coordinatore della ricerca, professor Roberto Lucchini, docente di Medicina del Lavoro all’Università di Brescia, ma dal 2012 operativo anche a New York, alla Mount Sinai School of Medicine -. Alcune di queste sostanze, come ad esempio i metalli chiamati “neurotossici“, possono causare danni soprattutto alle parti del corpo che si stanno sviluppando, e il cervello è uno degli organi più delicati e sensibili al loro effetto negativo. Non è ancora chiaro come questi metalli neurotossici modificano il funzionamento del cervello, ma sappiamo che, quando entrano nel nostro organismo in dosi eccessive, possono raggiungere e danneggiare le cellule nervose». Parte quindi da Bagnolo la «fase 2» della ricerca. Giovedì sera a Palazzo Bertazzoli, alle ore 20.30, durante l’incontro rivolto alle famiglie e agli insegnanti dei bambini della scuola elementare, si cercherà di «reclutare» nuovi volontari disposti a partecipare allo studio. In particolare, bambini dai 6 agli 11 anni, «perchè si trovano nell’età dello sviluppo e sono più sensibili agli effetti neurotossici dell’esposizione ai metalli, anche a basse dosi», spiega Lucchini. Perchè proprio a Bagnolo? «Perchè fino al 2014 le emissioni industriali di metalli erano ancora attive, dunque questa zona è risultata interessante per uno studio approfondito sull’esposizione e sui possibili effetti precoci sulla salute - aggiunge il coordinatore della ricerca -.
 Grazie alle precedenti ricerche, sono state raccolte molte informazioni utili». La partecipazione alla campagna di studio ha una duplice valenza: contribuire a tutelare la salute e l’ambiente in cui viviamo, ma anche la possibilità di avere uno screening gratuito dello stato di salute dei propri figli. La ricerca punta a calcolare gli effetti che l’inquinamento ha sul cervello, sul pensiero e sui comportamenti dei ragazzi. Sotto la lente i 5 metalli neurotossici, «che possono provocare difficoltà quando il bambino deve stare attento o concentrato, possono rallentare i suoi movimenti o le sue capacità quando deve risolvere dei problemi complicati, possono danneggiare la sua capacità di distinguere gli odori - spiega Lucchini -. La maggior parte delle volte gli effetti non rendono i bambini “ammalati“; qualche volta invece i danni possono essere evidenti: conoscerli e meglio e sapere qual è la loro causa può aiutare a trovare le cure più adatte».
 I BAMBINI VERRANNO sottoposti in aula a test che assomigliano a giochi per analizzare la capacità a riconoscere gli odori e la velocità di movimento delle dita. Per cercare i metalli neurotossici nell’organismo saranno necessari un prelievo di sangue, la raccolta dell’urina, un piccolo frammento di unghia, una piccolissima ciocca di capelli e un po’ di saliva. In questa fase il bambino sarà sempre accompagnato da un genitore. Alla mamma verrà poi chiesto di compilare un questionario riguardante lo stile di vita del bambino e il comportamento nel suo ambiente quotidiano, mentre all’insegnante «prevalente», quello cioè con il maggior numero di ore di lezione in aula, verranno chieste informazioni sul comportamento nel contesto scolastico. Verranno quindi misurate le polveri depositate e sospese nell’aria, nel suolo e nell’acqua, prelevate a casa e a scuola. Infine, verrà posizionato un piccolo strumento che «respirerà» per 24 ore le polveri aerodisperse sulla bretella dello zainetto del bambino. •
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