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20 giugno 2019

PFAS: l’ennesimo disastro.....

Tratto da Toscanaambiente 
PFAS: l’ennesimo disastro che non risparmia neppure la Toscana

Che cosa sono – e perché sono pericolose per la salute – le sostanze diventate tristemente famose per aver contaminato le acque potabili nel Veneto.
di Vincenzo Cordiano, specialista in Medicina interna, presidente ISDE Veneto
Patrizia Gentilini, oncologa, Giunta nazionale ISDE Italia
pfas-sigla
Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono probabilmente ancora sconosciute alla maggior parte delle persone ma, dietro questo strano nome, si celano agenti chimici che sono molto più vicini a noi di quanto immaginiamo e che ci conviene conoscere meglio per le ripercussioni che hanno sulla salute e sull’ambiente.
Il problema dei PFAS è venuto alla ribalta in seguito a quella che è probabilmente la più grave e ampia contaminazione mai riscontrata al mondo verificatasi in 60 Comuni dislocati fra le provincie di Padova, Vicenza e Verona ed emersa – ricordiamo – soprattutto per merito dell’ISDE che ha di recente pubblicato un accurato Position Paper sulla questione ( https://www.isde.it/pubblicato-il-position-paper-di-isde-sulle-pfas/) Al momento sono coinvolte circa 300.000 persone ma si stima che in tempi non lontani riguarderà ben 800.000 cittadini; oltre al Veneto anche la Toscana, già ora, non è indenne dal problema se pur, fortunatamente, in modo nettamente minore. Come sempre tuttavia andiamo con ordine capendo cosa sono i PFAS, cosa fanno e soprattutto se e come possiamo difenderci.
PFAS: cosa sono?
Le PFAS sono un gruppo eterogeneo di oltre 4.700 sostanze chimiche artificiali formate da una catena di atomi di carbonio di lunghezza variabile, nella quale gli atomi di idrogeno legati agli atomi di carbonio sono tutti sostituiti da fluoro.......Le PFAS sono molecole “eterne”, così definite dalla 3M, la multinazionale americana che le brevettò e in grado – come disse Robert Plunkett, lo “scopritore per caso” del politetrafluoroetilene (PTFE) – di condizionare ogni aspetto della vita moderna: dall’arte culinaria alla scienza missilistica! In effetti sono state utilizzate in lubrificanti, detersivi, adesivi, pesticidi, coloranti, prodotti per la pulizia personale e della casa, impermeabilizzazione di pelli e tessuti, plastificanti, ritardanti di fiamma, schiume antincendio, solventi, antidetonanti, scioline, contenitori per alimenti [2–4].
Le applicazioni commerciali più note sono il rivestimento antiaderente per le pentole da cucina (Teflon®) e la fabbricazione di indumenti impermeabilizzati e traspiranti (Gore-Tex®). Le PFAS sono classificate come molecole PBT (Persistenti, Bioaccumulabili, Tossiche) e grazie alla loro elevata stabilità termica, chimica, fisica e idrosolubilità si ritrovano in tutte le matrici ambientali, nella catena alimentare, in tutti gli animali selvatici e in tutte le popolazioni finora esaminati nei diversi continenti.........
PFAS e salute umana
Le più importanti vie d’esposizione alle PFAS per la popolazione generale sono l’acqua potabile, i cibi contaminati e la polvere di casa. Al pari di altre molecole persistenti, quali ad esempio le diossine, rimangono a lungo nei nostri corpi avendo tempi di dimezzamento variabili da 3,5 a 8,5 anni.
Le PFAS viaggiano nel nostro sangue legate alle proteine, in particolare all’albumina e si distribuiscono elettivamente nel fegato, nei reni, nei polmoni, nel cervello, nei muscoli e nelle ossa [5]. Il legame delle PFAS con l’albumina è quello che più può interferire con la salute umana, l’albumina infatti funziona come un “taxi” adibito al trasporto di ormoni, specie quelli tiroidei ed è ovvio che la presenza di “passeggeri indesiderati” come le PFAS finisce per alterare il normale equilibrio ormonale.
Queste sostanze rientrano fra gli “interferenti endocrini” (6) di cui già si è parlato ed è stata dimostrata la loro capacità di interferire anche con l’attività di estrogeni, androgeni e di alterare le membrane cellulari con conseguente stress ossidativo......
Conclusioni
Le PFAS, inquinanti ambientali persistenti, sono state disperse globalmente nell’aria, nelle acque, nel suolo e, grazie alla loro scarsa o nulla biodegradabilità, si bioaccumulano nella flora, nella fauna selvatica e negli esseri umani. Numerosi studi hanno confermato la pericolosità e la tossicità delle PFAS, intese come categoria, sia per l’ambiente che per la salute umana. Uno degli aspetti più inquietanti è che le stesse patologie riscontrate nelle popolazioni esposte a elevate concentrazioni di PFAS per motivi professionali, o per aver bevuto per decenni acqua “potabile” inquinata da scarichi industriali, sono associate alle basse concentrazioni ematiche di PFAS presenti oramai anche in oltre il 95% della popolazione generale residente a migliaia di chilometri dai siti di produzione di tali molecole.
Ancora una volta conoscenza e consapevolezza dei rischi connessi all’uso di tali sostanze non sono andati di pari passo e anche le PFAS andranno aggiunte al già fin troppo lungo elenco delle “Lezioni imparate in ritardo da pericoli conosciuti in anticipo” (11).Qui L'articolo integrale

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