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21 luglio 2019

Esposizione a inquinamento atmosferico durante ultima settimana di gravidanza collegata a rischi per nascituro

Tratto da notizie scientifiche

Esposizione a inquinamento atmosferico durante ultima settimana di gravidanza collegata a rischi per nascituro


Un’interessante dato è stato scoperto da una ricerca apparsa su Annals of Epidemiology. Le donne incinte che sono state esposte ad inquinamento atmosferico nel corso della settimana prima del parto sono più a rischio di mettere al mondo bambini che debbono poi essere ricoverati in unità di terapia intensiva neonatale.

È quanto hanno scoperto i ricercatori dei National Institutes of Health statunitensi secondo i quali, a seconda della tipologia di inquinamento a cui le madri possono essere esposte, le probabilità di ricovero dei bambini in terapia intensiva possono aumentare dal 4% fino al 147% rispetto ai bambini le cui madri non sono state esposte ad alcun inquinamento atmosferico durante l’ultima settimana.
Secondo Pauline Mendola, ricercatrice del Kennedy Shriver National Institute, se questi risultati venissero poi confermati da altre ricerche, le donne incinte dovrebbero considerare fortemente di limitare il proprio tempo all’aperto durante le ultimissime fasi della gravidanza se la qualità dell’aria non è ottimale.
Qualche studio in precedenza aveva rilevato collegamenti tra l’inquinamento atmosferico e rischi più elevati di diabete gestazionale e di preeclampsia nonché di parto pretermine. 
Tuttavia questo è il primo studio che mette in relazione i rischi di ricovero in terapia intensiva neonatale con l’inquinamento atmosferico a cui è esposta alla madre durante l’ultima settimana del parto.
I ricercatori hanno analizzato i dati di 223.000 nascite in 12 strutture cliniche degli Stati Uniti dal 2002 al 2008 riscontrando oltre 27.000 ricoveri in unità di terapia intensiva neonatale.
Tra vari inquinanti che i ricercatori hanno analizzato, hanno trovato che l’esposizione a elevate concentrazioni di composti organici nell’aria poteva essere associata ad un aumento di rischio del 147% di ammissione del bambino in terapia intensiva neonatale.

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