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05 gennaio 2020

Ben 157 eventi climatici estremi nel 2019 appena concluso.


Tratto da Il Cambiamento

Ben 157 eventi climatici estremi nel 2019 appena concluso. E sempre più caldo

Nell’anno della grande mobilitazione giovanile guidata da Greta Thunberg per salvare il Pianeta, il bilancio clima 2019 stilato da Legambiente ci restituisce un anno critico sul fronte dei cambiamenti climatici anche per l’Italia. Due le parole chiave: più eventi estremi e più caldo.


Nella Penisola, segnata anche quest’anno da nubifragi, siccità, ondate di calore sempre più forti e prolungate, fenomeni meteorologici intensi ed estremi dovuti ai cambiamenti climatici, salgono a 157 gli eventi estremi che si sono succeduti quest’anno in Italia e in cui hanno perso la vita 42 persone. Un bilancio in crescita rispetto a quello del 2018 che aveva registrato 32 vittime e 148 eventi estremi. Il 2019 è stato caratterizzato da 85 casi di allagamenti da piogge intense; 54 i casi di danni da trombe d’aria (in forte aumento rispetto alle 41 del 2018), 5 di frane causate da piogge intense e 16 esondazioni fluviali. In aumento anche gli eventi che riguardano due o più categorie (ad esempio casi in cui esondazioni fluviali o allagamenti da piogge intense provocano danni alle infrastrutture).

Oltre ai fenomeni metereologici estremi, il 2019 sarà ricordato anche per il forte cald
o. L’anno che stiamo per lasciarci alle spalle è stato uno degli anni più caldi della storia e, secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale dell'Onu (WMO), è destinato a piazzarsi al secondo posto nella classifica dei record di caldo. Il mese di luglio, secondo l’Agenzia Americana per Oceani ed Atmosfera (NOAA), è stato il mese più caldo mai registrato al Mondo negli ultimi 140 anni, con una temperatura media globale di 0,95 gradi sopra la media. Anche in Italia il caldo si è fatto sentire...

È questo in sintesi il quadro che emerge dalla ricerca di fine anno redatta dall’Osservatorio Cittaclima di Legambiente, che traccia un bilancio complessivo sugli eventi estremi registrati in Italia nel 2019. Dati e numeri raccolti nella mappa interattiva del rischio climatico nelle città italiane e che ancora una volta dimostrano l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni di gas serra, che sono la causa dei cambiamenti climatici, e per limitare gli impatti nei territori e i rischi per la vita e la salute delle persone. A parlar chiaro sono anche le immagini delle tante città italiane messe in ginocchio quest’anno dal clima “pazzo” come ad esempio Venezia più volte sommersa dall’acqua alta, Matera, colpita nei mesi scorsi da intense piogge, oppure centri urbani come Fiumicino e Alvito (Fr) dove si sono abbattute violente trombe d’aria.

Nel 2020 occorrono dunque azioni davvero concrete per il clima a partire dal piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici di cui l’Italia è ancora sprovvista. Inoltre nei prossimi anni sarà fondamentale continuare una mobilitazione che parta dal basso per sollecitare l’Europa, con il pieno sostegno dell’Italia, a rivedere - prima del Summit sul Clima, convocato dal Segretario Generale dell’ONU Guterres per il prossimo settembre 2019 a New York - il suo obiettivo al 2030 ed andando ben oltre il 55% di riduzione delle emissioni. In questo modo l’Europa potrà essere davvero il pilastro di una forte e sempre più larga Coalizione degli Ambiziosi in grado finalmente di tradurre in azione l’Accordo di Parigi.

“L’adattamento al clima rappresenta la grande sfida del tempo in cui viviamo – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – I dati dell'osservatorio rendono evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio. Proprio per questo il Paese ha bisogno di cambiare strada, ridefinendo le priorità e individuando le risorse necessarie. Il 2020 deve essere l'anno in cui si approva finalmente un piano nazionale di adattamento al clima, come hanno fatto gli altri Paesi europei, in modo da intervenire nelle aree più a rischio e coordinare le politiche di riduzione del rischio sul territorio, oggi disperse tra programmi e cantieri spesso inutili. Occorre dar avvio ad interventi rapidi e politiche di adattamento a partire dai grandi centri urbani, che sono le aree più a rischio come raccontano i dati dell'osservatorio. Non esistono più alibi o scuse per rimanere fermi: disponiamo delle competenze e delle soluzioni progettuali per aiutare i territori e le città ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mettere in sicurezza le persone”. Continua qui 

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