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13 marzo 2020

Fondazione Veronesi Inquinamento atmosferico: la pandemia che non vediamo

Tratto da Fondazione Veronesi

Inquinamento atmosferico: la pandemia che non vediamo

Ogni anno quasi 9 milioni di persone nel mondo morirebbero a causa dell'aria inquinata. Oltre un anno di vita in più se si rinunciasse ai combustibili fossili

Inquinamento atmosferico: la pandemia che non vediamo
Al di là del Coronavirus, c’è un’altra pandemia che in queste settimane si nota meno, ma che nel tempo macina numeri di grande impatto. È l’inquinamento atmosferico, che ogni anno riduce l’aspettativa di vita più di quanto non facciano, prese singolarmente, altre cause frequenti di morte: dalle guerre alle malattie cardiovascolari, dal fumoall’Aids. Prendendo come esempio soltanto il 2015, l’aria inquinata sarebbe stata responsabile di quasi 9 milioni di decessi e di una riduzione media - su scala globale - di tre anni della prospettiva di vita. Una strage silenziosa, dai contorni ai più non del tutto noti. 

OGNI ANNO OLTRE 5 MILIONI DI MORTI EVITABILI

A confermare l’impatto dell’inquinamento sulla salute è uno studio condotto da un pool di ricercatori tedeschi, sotto l’egida del direttore del dipartimento di cardiologia dell’Università di Magonza, Thomas Munzel. Gli studiosi hanno inserito in un modello matematico i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (tassi e cause di mortalità per area, densità di popolazione, età, luogo di residenza) e le stime relative ai processi atmosferici che coinvolgono le sostanze sprigionate durante la produzione di energia, dal traffico o nel corso di attività agricole o industriali. In questo modo è stato possibile stimare la quota di decessi dovuti all’inquinamento: all'incirca 120 ogni 100mila abitanti. Questo il dato medio, che risulta superato però tanto in Asia (196 su 100mila) quanto in Europa (133 su 100mila abitanti). «Il lavoro dimostra che circa due terzi dei decessi prematuri sono attribuibili all’inquinamento atmosferico provocato dai combustibili fossili: comune denominatore delle diverse fonti inquinanti esaminate», ha spiegato Munzel, che ha coordinato lo studio apparso sulle colonne della rivista Cardiovascular Research. Nel complesso, si parla di 5.5 milioni di morti potenzialmente evitabili su scala globale. «Senza la combustione di gaspetrolio e carbone, l’aspettativa di vita media di ogni individuo aumenterebbe di oltre anno». 

DIVERSE LE CAUSE

Sei le categorie di patologie per le quali è stato valutato l’impatto dell’inquinamento: le infezioni respiratorie, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), il tumore del polmone, le malattie cardio e cerebrovascolari e un insieme di altre condizioni croniche (ipertensione, diabete). È sull’incidenza e il decorso di queste condizioni che si osserva maggiormente l’effetto dell’inquinamento. Senza trascurare che si parla di alcune tra le principali cause di morte al mondo, soprattutto nei Paesi occidentali. A pagare il prezzo più sono soprattutto gli anziani: nel 2015 3 decessi su 4 dovuti all’inquinamento sono stati registrati tra gli over 60. In Africa (dove l’inquinamento è considerato una minaccia per la salute alla pari dell’Aids e della malaria) e in Asia meridionale, invece, la maggiore riduzione della prospettiva di vita si osserva sui bambini. Secondo i ricercatori, le maggiori responsabilità sono da ascrivere al PM 2.5. In questa categoria rientrano sia molecole di origine naturale (erosione del suolo, incendi, dispersioni di pollini) sia composti che hanno origine dai processi di combustione e dal traffico veicolare.

LA SITUAZIONE IN EUROPA

Lo studio ha come limite l'incertezza di una stima. Ma i dati sono in linea con quelli di un altro lavoro pubblicato lo scorso anno sull’European Heart Journal. In quel caso i ricercatori - tra cui anche diversi autori dell'ultimo studio - si erano soffermati sulle stime dei decessi in Europa attribuibili all'inquinamento. Nel Vecchio Continente, ogni anno, oltre 650mila persone perderebbero la vita a causa di una malattia cardiovascolare (infarto, arresto cardiaco, trombosivenosa e aritmia), di un ictus o di una malattia respiratoria

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