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09 luglio 2020

Gli spermatozoi indicano la rotta Anti-virus

Gli spermatozoi indicano la rotta anti-virus 

Dalla Valle del Sele uno studio sul liquido seminale rivela il legame tra inquinamento e patologia

La popolazione che vive nelle aree più inquinate del mondo è maggiormente esposta al coronavirus. A rivelare la connessione tra l’inquinamento ambientale, la salute umana e il Covid, è uno studio scientifico internazionale condotto sugli spermatozoi considerati quali “sentinelle” della qualità ambientale e della salute umana, pubblicato su una rivista scientifica internazionale per ora in preprint, che vede la partecipazione dei ricercatori dell’Asl di Salerno, delle Università di Brescia, Varese, Federico II, del centro Hera di Catania e del Ministero dell’Ambiente. Studio che esaminando la sovrapposizione tra fattori, ovvero le aree con il più alto tasso di mortalità nel mondo per via del Covid 19, il livello di inquinamento atmosferico e la qualità del seme negli ultimi decenni, dimostra come la maggiore suscettibilità di una popolazione ai fenomeni patogeni quali il coronavirus, possa essere valutata attraverso l’analisi della qualità del seme maschile.

Primo degli autori dello studio, l’uro-andrologo dell’Asl di Salerno, presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana e autore di EcoFoodFertilty, Luigi Montano, i cui studi scientifici dimostrano che il liquido seminale sia un biomarcatore di esposizione alle condizioni ambientali. «Valutare gli indici di salute generale di una popolazione in relazione alle condizioni ambientali di un determinato luogo - spiega Montano - non solo con gli strumenti classici epidemiologici quali la mortalità o l’incidenza delle malattie, ma anche attraverso l’esame della qualità del seme può indicare la suscettibilità dell’uomo a diverse malattie, incluso il Covid. In pratica - svela lo studioso - le condizioni territoriali dannose per la salute umana, rendono le popolazioni più esposte a diversi insulti patogeni esterni ed il liquido seminale è il primo a risentirne e segnalare una condizione di stress generale dell’organismo». Così, grazie allo studio di Montano e di decine di ricercatori, viene evidenziato come la distribuzione dei contagi e l’indice di mortalità da Covid-19, a partire dall’area della città di Wuhan in Cina, Corea, Iran e il nord Italia, si è diffuso verso Spagna, Europa e New York, fra il 30° ed il 50° parallelo dell’emisfero nord, nella stagione climatica invernale quando il livello di inquinamento è più elevato. Temperatura, umidità, densità abitativa e inquinamento quali fattori principali per la diffusione del virus.
Proprio gli inquinanti atmosferici, infatti, esercitano attraverso stress ossidativo, infiammazione sistemica, squilibrio immunitario e coagulativo, un danno alle difese dell’organismo che facilità il contagio da coronavirus. Nelle cellule spermatiche quindi, ci sarebbe la possibilità di invertire la rotta, limitando la diffusione dell’epidemia, attraverso stili di vita alimentari sani e la tutela dell’ambiente. Le cellule degli spermatozoi mostrano un’alta sensibilità agli effetti proossidanti degli inquinati atmosferici, divenendo sentinelle dell’ambiente e indicando che nelle aree con maggiore pressione ambientale ci si può trovare di fronte ad una più alta incidenza di infertilità, di malattie cronico-degenerative e altre patologie. Liquido seminale che grazie all'intuizione di Montano, fornisce nuovi strumenti di valutazione degli effetti dell’impatto ambientale sulla salute e detta nuove linee scientifiche a disposizione delle Istituzioni per intervenire con la prevenzione primaria attraverso nuovi modelli metodologici per interventi di sanità pubblica nelle aree con maggiori criticità ambientali.
Mariateresa Conte

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