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08 marzo 2012

COMUNICATO:L’AIA con le gambe corte

Comunicato
L’AIA con le gambe corte

Ci è stato segnalato un documento ufficiale apparso sul sito del Ministero dell’ Ambiente che riteniamo assolutamente clamoroso per la vicenda “centrale”: questa con nota del 31 gennaio 2012 “integra” la domanda di AIA già presentata nel 2007 in cui si parla di “AIA per il periodo transitorio”(sic)
Le leggi che regolano la materia ci paiono estremamente chiare, e tuttavia su questo tema si leggono e si ascoltano dichiarazioni le più varie e complesse (complessità voluta ad arte?)
Noi abbiamo sentito autorevoli pareri legali e tecnici che ci hanno portato a formulare le seguenti considerazioni:
La legge italiana e la normativa europea impongono che impianti come la centrale di Vado Quiliano siano sottoposti a procedura di AIA (autorizzazione integrata ambientale) affinché gli stessi impianti siano adeguati alla migliori tecnologie disponibili (con acronimo inglese BAT) onde contenere le emissioni


Questa centrale (almeno dal 2007, data della domanda) risulta sprovvista di tale autorizzazione e quindi da almeno cinque anni non si sono realizzate le procedure AIA per il contenimento delle emissioni. Abbiamo segnalato più volte che, secondo noi, le amministrazioni avrebbero dovuto da tempo porre la questione in modo fermo ed ultimativo a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Ora nella delibera del dicembre 2011 con cui la Regione Liguria concede l’intesa per un altro gruppo a carbone da ben 460 MW è citato testualmente come condizione che “sia ripresentata da parte del proponente la domanda di AIA per il periodo transitorio per le sezioni esistenti”.


Ci domandammo allora: “come mai viene chiesto all’azienda di ripresentare la domanda AIA per il periodo transitorio? Perché la Regione non impone da subito l’adeguamento alle migliori tecnologie disponibili,  visto il ritardo risalente al 2007?”
Sinceramente e molto ingenuamente pensammo ad una reiterazione, per sottolineare la necessità dell’AIA  a tutela dei cittadini. Leggemmo poi numerosi commenti di autorevoli amministratori  e politici che ci suonavano più o meno così: “tranquilli, prima del nuovo impianto sarà fatto l’adeguamento AIA ai vecchi gruppi, non possiamo mica tenerci questo inquinamento (definito anche “colossale”)”.
Oggi apprendiamo da un documento ufficiale risalente al 31 gennaio 2012 che la centrale formula una nuova richiesta di AIA “in coerenza con quanto previsto dalla Regione Liguria” in cui si parla, tra gli altri, di interventi  per gli ossidi di zolfo che “consentiranno di rispettare nel periodo transitorio, antecedente il completo rifacimento delle unità esistenti, il limite di 350 mg/Nm3” per SOx.

Riassumendo, se abbiamo compreso bene, e vorremmo sinceramente essere smentiti, la Regione Liguria nella delibera, invece di pretendere una ottemperanza dovuta da anni sui vecchi impianti, ha inserito una terminologia nuova “AIA per il periodo transitorio”. (Ci domandiamo per quale motivo la Regione abbia preso l'iniziativa di condizionare/adeguare/limitare una procedura ben definita per legge nazionale, credendo che ciò esuli dai suoi poteri).
Quindi, ripetiamo, se abbiamo compreso bene,  ci terremo i vecchi gruppi (per cui il presidente della regione ha parlato di inquinamento colossale), ancora per molti anni. Infatti il limite proposto per i fantomatico periodo transitorio ad esempio per SOx di 350 mg/Nm3, ci pare, dai diagrammi della stessa azienda, sovrapponibile ai quantitativi attualmente emessi  come medie mensili e dichiarati dalla centrale. Ragionamento analogo per ossidi di azoto.  
Anche sulle polveri quello che viene proposto come il "conseguimento del limite di 20 mg/Nm3" in realtà corrisponderebbe  ad un quantitativo addirittura superiore a quanto attualmente risulta  dai diagrammi della azienda come media mensile (dich. ambientale 2010 pag 14 e 15).
A questo punto chiederemo conto con tutti i mezzi legalmente consentiti ed in tutte le sedi di questa situazione che, riteniamo, condannerebbe il nostro territorio ancora per molti altri anni a subire un inquinamento dai vecchi gruppi a carbone  3 e 4 rispetto ai quali l’Ordine dei medici parla di “minaccia reale e consistente per la salute e per la vita dei cittadini della provincia di Savona” .

Chiediamo con forza ai sindaci, nella loro veste di primi responsabili della tutela della salute pubblica di pretendere con ogni mezzo l’ottemperanza e l’applicazione da subito dell’AIA secondo la legge in vigore (e non secondo artificiose versioni “transitorie”) a tutela della popolazione che comunque ha già subìto per anni un inquinamento da impianti non adeguati alle migliori tecnologie disponibili e per evitare il procrastinarsi negli anni di questa incredibile situazione: conseguentemente chiediamo anche di procedere con i ricorsi amministrativi.Per quanto riguarda l’inopinata sottoscrizione accordi/convenzioni, ci permettiamo di ripetere quanto già espresso: qualora le Amministrazioni Comunali firmassero gli accordi che vengono loro proposti, darebbero di fatto il via libera al potenziamento, e rischierebbero quindi di vedere dichiarati improcedibili i ricorsi al TAR da essi già presentati, nonché di precludersi la possibilità di proporre altre impugnative contro il decreto approvativo del Ministero dello Sviluppo Economico di autorizzazione alla costruzione del nuovo impianto.
 Naturalmente, assumendosene ogni responsabilità, giuridica e morale.

Uniti per la Salute ONLUS

31 marzo 2011

Prevenzione inquinamento: Ue condanna l’Italia per Violazione della direttiva IPPC del 2008

Tratto da ambiente.essenzialeonline

Prevenzione inquinamento: Ue condanna l’Italia
Violazione della direttiva IPPC del 2008. Solo questione di carte bollate? No: anche di soldi"

Arriva la condanna per l'Italia da parte della Corte europea di giustizia per le ripetute violazioni della direttiva Ippc, 2008/1/CE, la norma europea sull'obbligo di prevenzione dell'inquinamento tramite le cosiddette "Aia".
LA sigla, che sta per Autorizzazione integrata ambientale, corrisponde ad un documento che ogni Ministero dell'Ambiente degli stati membri deve rilasciare ai gestori degli impianti altamente inquinanti solo una volta appurato che siano state utilizzate le "Bat".

Altra sigla misteriosa che sta per Best availble technologies: se vuoi fare andare l'impianto devi dimostrare di utilizzare le migliori tecnologie attualmente disponibili per ridurre l'impatto sull'ambiente. Bene, la Corte ha accertato che, su 5.669 impianti in esercizio nel nostro paese, solo 4.465 erano dotati di Aia (e quindi utilizzano le Bat).
I restanti 1.204 impianti sono ancora in fase di autorizzazione, ma continuano a lavorare.(nota di UNITI PER LA SALUTE:ANCHE LA CENTRALE A CARBONE TIRRENO POWER DI VADO-QUILIANO fa parte dei 1204 che continuano da ANNI........A lavorare con AUTORIZZAZIONE Scaduta non adeguata alle migliori tecnologie disponibili......... )

Centrali elettriche, discariche, depuratori, fonderie e poli petrolchimici: c'è di tutto tra le aziende che devono essere sottoposte ad Aia e c'è di tutto tra quelle che ancora non hanno il pezzo di carta del Ministero.
Questione di malaburocrazia? Mica tanto: aggiornare le tecnologie costa moltissimo, anche perché durante i lavori di "ambientalizzazione" degli impianti la produzione si ferma, con ulteriore perdita economica per il gestore.

Ciliegina sulla torta: il termine ultimo affinché tutti gli impianti da sottoporre ad Aia fossero in regola (o altrimenti venissero chiusi) era il 30 ottobre 2007.
L'ambiente, in Italia, non è una priorità...

Allegati

  • Sentenza (52 Kb - Formato pdf)
    Il 31 marzo 2011, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per inadempimento in relazione alla direttiva IPPPC.
    PDF logoIl documento è in formato PDF, un formato universale: può essere letto da ogni computer con il lettore gratuito "Acrobat Reader". Per salvare il documento cliccare sul link del titolo con il tasto destro del mouse e selezionare il comando "Salva oggetto con nome" (PC), oppure cliccare tenendo premuto Ctrl + tasto Mela e scegliere "Salva collegamento come" (Mac).
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Tratto da Asca

CONDANNA AMBIENTE: CONDANNA UE A ITALIA 'INECCEPIBILE' PER LEGAMBIENTE

(ASCA) - Roma, 31 mar - ''La condanna europea nei confronti dell'Italia e' ineccepibile. In Italia, infatti, ci sono tuttora grandi IMPIANTI INDUSTRIALI che continuano ad emettere inquinanti in aria, acqua e suolo e ad operare al di fuori delle regole decise a livello comunitario''. Cosi' Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente ha commentato la condanna dell'Italia da parte della Corte europea di giustizia per la violazione della direttiva sulla prevenzione e riduzione integrate delle emissioni inquinanti dagli impianti industriali(direttiva Ippc, 2008/1/CE).

''Ancora molti siti industriali italiani - ha aggiunto Ciafani - sono privi delle nuove Autorizzazioni integrate ambientali (Aia) che dovevano essere rilasciate gia' dalla fine del 2007. Ne e' esempio l'Ilva di Taranto, uno dei piu' grandi complessi industriali d'Europa, noto negli anni scorsi per le sue elevate emissioni di diossina e per quelle di benzo(a)pirene. Ma anche per questo cancerogeno invece di intervenire per abbassarne le emissioni, il Governo con il recente Dlgs 155/2010 ha prorogato l'entrata in vigore del valore limite al 2012. Ci auguriamo pertanto che, dopo questa condanna, la Commissione Aia e il Ministero dell'Ambiente concludano al piu' presto le procedure di autorizzazione, evitando scorciatoie pericolose, che al danno farebbero seguire una imperdonabile beffa''.

Ritardi anche per quanto riguarda i registri Ines (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) e E-PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register) previsti sempre dalla Direttiva Ippc per il censimento delle emissioni inquinanti provenienti dagli impianti industriali.

''Anche in quest'ambito - denuncia Legambiente - l'Italia e' in forte ritardo: la sua validazione dei dati e' ferma al 2006 e ancora non ha aggiornato il registro nazionale con i dati del 2007 e 2008''.