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Visualizzazione post con etichetta Divest Fossil Fuel. Mostra tutti i post
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27 marzo 2016

La famiglia Rockefeller: e' tempo di lasciare le fonti fossili sottoterra




Tratto da Dorsogna.blogspot.it

La famiglia Rockefeller: la storia va avanti, e' tempo di lasciare le fonti fossili sottoterra
oil wells photo



Il "Fondo Famiglia Rockefeller" è orgoglioso di annunciare la sua intenzione di divestire dai combustibili fossili. Il processo sarà completato il più rapidamente possibile, mentre lavoriamo per svincolarci dalle complicazioni della finanza moderna, che è sempre più dominata da investimenti alternativi e hedge funds.

La comunità globale lavora per eliminare l'uso di combustibili fossili, non ha molto senso dunque, finanziariamente o eticamente, continuare a investire in società a loro collegate. Non vi è alcuna logica sensata per le aziende di continuare ad esplorare nuove fonti di idrocarburi. La scienza e gli intenti annunciati dalla convenzione di Parigi non possono essere più chiari: lungi dal trovare ulteriori fonti di combustibili fossili, dobbiamo mantenere la maggior parte delle riserve già scoperte nel sottosuolo se c'è qualche speranza per gli ecosistemi naturali umana di sopravvivere e prosperare nei decenni a venire.
Saremmo negligenti se non focalizzassimo la nostra attenzione su ciò che riteniamo essere una condotta moralmente riprovevole da parte di ExxonMobil. L'evidenza mostra che la società ha lavorato dal 1980 per confondere il pubblico sui cambiamenti climatici, allo stesso tempo spendendo milioni per rafforzare la propria infrastruttura contro le conseguenze distruttive dei cambiamenti climatici e trovare nuove opportunità di esplorazione man mano che il ghiaccio dell'Artico diminuiva la propria estensione. Saranno le autorità competenti a determinare se l'azienda ha violato alcuna legge, ma per una nostra questione di buon governo, non possiamo essere associati ad una ditta che ha mostrato tale disprezzo  per l'interesse pubblico.

Per rendere operativa questa decisione, il Consiglio ha incaricato i suoi consulenti, con effetto immediato, di eliminare le aziende di ExxonMobil, carbone, e Tar Sands nel nostro portafoglio non gestito da terzi, e di mantenere le esposizioni per queste tre categorie di partecipazione al di sotto dell'1 per cento su tutta la gamma. .....

Inutile dire che, la famiglia Rockefeller ha avuto una lunga e proficua storia investendo nel settore petrolifero, tra cui ExxonMobil. Le nostre non sono decisioni che sono state prese alla leggera o senza molta considerazione sulla loro importanza. Ma la storia cambia, come deve. Anzi, è  il tempo per tutte le persone di buona volontà di fare tutto quanto in loro potere collettivo per avviarci lungo un nuovo percorso che riconosca la profonda interdipendenza tra il futuro dell'umanità e la salute dei nostri sistemi naturali.

05 maggio 2015

WWF: Il Fondo sovrano norvegese chiuda con il carbone

Tratto da WWF

Il Fondo sovrano norvegese chiuda con il carbone .GO FOSSIL FREE



Il WWF Italia aderisce alla petizione internazionale GO FOSSIL FREE e chiede a tutti di firmare online   per invitare  il Parlamento norvegese a cambiare le politiche del proprio Fondo Sovrano, il fondo di investimenti più grande al mondo del valore di 714 miliardi di euro, l’ottavo per investimenti nel carbone al mondo, con 20 miliardi di euro investiti solo in Italia.

Lunedì 4 Maggio, le associazioni promotrici della petizione hanno chiesto al Comitato delle Finanze del Parlamento norvegese di chiudere con gli investimenti in combustibili fossili. Ad oggi, la proposta presentata dal Governo non tocca gli investimenti in carbone anche se il Parlamento sembra sensibile alla possibilità di disinvestimento dalle fonti energetiche sporche e altamente inquinanti.
E’ dunque al Parlamento norvegese che il WWF si rivolge perfermare all’origine i disastri ambientali prodotti dai combustibili fossili, a cominciare dal peggiore di tutti, il carbone.
 
Il fondo norvegese investe anche in combustibili fossili, quasi 9 miliardi di dollari in aziende che estraggono e bruciano il carbone,  una cifra comunque considerevole che lo colloca tra i primi dieci investitori al mondo in carbone. Il carbone è la fonte energetica più sporca e più inquinante al mondo, responsabile di circa 800.000 morti premature a livello globale.
Il Fondo investe anche in azioni di aziende italiane il cui core business è basato prevalentemente sull’impiego dei combustibili fossili, tra cui Eni ed Enel. Da Brindisi alla Val d’Agri, da Vado Ligure a La Spezia, dall’Abruzzo alla Sicilia, in molti chiedono di attuare una politica industriale ed energetica che riduca progressivamente l’uso dei combustibili fossili, con lo stop immediato del carbone.
 
La campagna durerà sino a fine maggio ed è frutto della collaborazione di alcune importanti associazioni ambientaliste norvegesi e internazionali: Future in our Hands, urgewald, Greenpeace Norvegia, WWF Norvegia, Avaaz e 350.org.
Per anni la Norvegia ha lavorato nell’ambito dei negoziati internazionali sul clima con proposte innovative e produce una percentuale altissima della propria energia con fonti rinnovabili. Il suo fondo sovrano, tuttavia, continua a finanziare lo sfruttamento di carbone, petrolio e gas.
La campagna è disponibile in italiano, grazie al supporto del WWF Italia, che da alcuni anni porta avanti la Campagna no al  Carbone, si al futuro che ha prodotto dossier sulle 13 centrali a carbone funzionanti in Italia,  spot video, vignette e schede approfondite sul tema:http://stopcarbone.wwf.it/

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INFORMAZIONI
Join a global movement that's inspiring the world to rise to the challenge of the climate crisis. 

20 aprile 2015

La transizione energetica, quattro motivi per cui non potrà che accelerare

Tratto da QualEnergia
Transizione energetica, quattro motivi per cui non potrà che accelerare
Il nostro sistema energetico sta vivendo una trasformazione profonda che porterà al progressivo abbandono delle fossili a favore delle fonti rinnovabili. Su questo ci sono pochi dubbi. Più difficile è invece prevedere quanto tempo dovrà passare prima che le fonti convenzionali diventino marginali.
In un recente articolo uscito su Scientific American, Vaclav Smil, ricercatore della University of Manitoba, fa notare che le transizioni dalla legna al carbone e dal carbone al petrolio hanno richiesto mezzo secolo ciascuna e che ci si può aspettare che anche il cambiamento in atto richieda gli stessi tempi. .....
Veramente si può pensare che la rivoluzione tecnologica in atto richieda gli stessi tempi di quelle del passato? Una risposta negativa all'articolo di Smil arriva da un post di Michael Klare su Tomdispatch, professore che si occupa di storia dell'energia all'Hampshire College, convinto che la trasformazione del sistema energetico in atto sarà molto più rapida.
..........Klare lo spiega elencando quattro tendenze in atto che combinate accelereranno sensibilmente la diffusione delle rinnovabili.
Primo tra i fattori citati è quello politico: anche se probabilmente non si farà abbastanza per fermare il riscaldamento globale entro la soglia critica dei 2 °C,l'impegno verso la riduzione delle emissioni si sta intensificando. A tal proposito Klare ricorda gli impegni che i vari Stati si stanno preparando a presentare alla prossima conferenza della Parti, a Parigi. Si tratta di obiettivi inconcepibili solo pochi anni fa.
Secondo acceleratore della transizione è quanto sta avvenendo in Cina. Come sappiamo, in una storica dichiarazione congiunta con gli Usa, la superpotenza, primo emettitore mondiale, a novembre si è impegnata a fermare la crescita delle sue emissioni entro il 2030 e a portare la quota di rinnovabili nel proprio mix energetico al 20%. Entro quell'anno, secondo una stima della Casa Bianca, per raggiungere il target Pechino dovrà mettere in campo 800-1000 GW di potenza low-carbon, più di tutte le centrali a carbone che esistono in Cina oggi.
La Cina nel 2014 per la prima volta in questo secolo ha diminuito il proprio consumo di carbone del 2,9% e ha ridotto l'intensità energetica, ossia il rapporto tra consumi di energia e Pil, del 4,8%, quasi un punto percentuale di più dell'obiettivo che si era data. Contemporaneamente gli investimenti in rinnovabili sono saliti del 33% per arrivare a 83,3 miliardi di dollari..........
Terzo fattore che per Klare renderà più rapida la transizione è che anche nei Paesi in via di sviluppo, che in molti credevano avrebbero contribuito in futuro a mantenere alta la domanda di combustibili fossili, si sta puntando sempre di più sulle rinnovabili. Secondo l'ultimo Global Trends in Renewable Energy Investment 2015,realizzato da Bloomberg per l'Unep nel 2014, nei Pvs, Cina esclusa, si sono investiti 30 miliardi di dollari in rinnovabili con significativi aumenti anno su anno in grandi paesi come Brasile, India e Sudafrica.
Le rinnovabili, aggiungiamo noi, si stanno rivelando la soluzione più pratica, economica e rapida da implementare per portare l'elettricità dove non c'è. Inoltre già dal 2013 la nuova potenza elettrica installata annualmente da rinnovabili è più alta di quella da fonti convenzionali non solo a livello mondiale ma anche nei Paesi non Ocse.
Quarto ingrediente citato da Klare che porterà ad una crescita delle fonti pulite molto più rapida è il calo dei prezzi. Ad esempio, ricorda che i moduli fotovoltaici oggi costano il 75% in meno che nel 2009. Sappiamo che le centrali FV utility scale in alcune situazioni particolari (come in Cile o negli Emirati Arabi) sono già competitive rispetto alla generazione da fonti fossili e nel giro di 10 anni, prevede il Fraunhofer Institut, costeranno meno di gas, carbone e nucleare anche in Europa.
Insomma, la strada verso l'energia pulita non solo è segnata, ma sempre più in discesa, e che sia probabile che la transizione energetica in atto abbia tempi più rapidi rispetto alle precedenti fasi di passaggio da una fonte all'altra.

Leggi anche su QualEnergia 

Earth Day 2015 per rilanciare anche in Italia la campagna 'Divest Fossil Fuel'

Diversi segnali mostrano come il mondo dell'energia stia cambiando rapidamente, ma per disinnescare il rischio della bolla del carbonio ed accelerare la transizione è fondamentale disinvestire dalle azioni di società che operano nel settore delle fossili a favore dell’impegno nell’efficienza e nelle rinnovabili. L'editoriale di Gianni Silvestrini.