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14 dicembre 2019

Diritti umani violati: le Filippine accusano 47 società e multinazionali Per i cambiamenti climatici .

Tratto da Il cambiamento


Diritti umani violati: le Filippine accusano 47 società e multinazionali



La Commissione sui diritti umani delle Filippine, rappresentata dal Commissario Roberto Cadiz, ha annunciato che 47 società potrebbero essere considerate legalmente ed eticamente responsabili per violazioni dei diritti umani nei confronti degli abitanti delle Filippine colpiti dagli impatti dei cambiamenti climatici

La Commissione sui diritti umani delle Filippine (CHR), rappresentata dal Commissario Roberto Cadiz, ha annunciato nelle scorse ore durante la COP25 che 47 società – tra cui Eni, Shell, Italcementi, ExxonMobil, Chevron, BP, Repsol e Total - potrebbero essere considerate legalmente ed eticamente responsabili per violazioni dei diritti umani nei confronti degli abitanti delle Filippine colpiti dagli impatti dei cambiamenti climatici.
La Commissione inoltre ha segnalato che la condotta di alcune delle società sotto indagine potrebbe essere considerata ostruzionistica e responsabile di offuscamento intenzionale e negazionismo climatico, con possibili conseguenze legali.
Come fa sapere l'associazione Greenpeace, per la CHR le persone colpite dai cambiamenti climatici, i cui diritti umani siano stati drammaticamente danneggiati, dovrebbero avere accesso ad un risarcimento. Il che equivale a dire, in sintesi, che i grandi inquinatori e le altre società hanno la responsabilità di tutelare i diritti umani in caso di emergenza climatica.
Questa investigazione è la prima al mondo nel suo genere e la sua risoluzione dovrebbe diventare un precedente per future controversie climatiche, nelle Filippine e in altri Paesi. L’indagine è partita in seguito a una petizione presentata nel settembre 2015 da alcuni sopravvissuti a disastri climatici insieme a diversi esponenti della società civile, tra cui Greenpeace South Asia. Eventi estremi come il tifone Hayian/Yolanda che, nel novembre 2013, si è abbattuto proprio sulle Filippine, causando tra le 6 e le 10 mila vittime.
I firmatari della petizione avevano chiesto alla Commissione anche di sollecitare le aziende a presentare i propri piani d’azione per eliminare, contrastare e prevenire gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici.
«Plaudiamo alla dichiarazione della Commissione sui diritti umani delle Filippine», afferma Yeb Saño, Direttore Esecutivo di Greenpeace South East Asia. «Questo è un momento storico per le persone e per il Pianeta e una vittoria importante in fatto di giustizia climatica».
Per Greenpeace questo passo segna l’inizio della fine della morsa dell’industria dei combustibili fossili sul sistema decisionale. Per la prima volta, le grandi compagnie che inquinano vengono considerate responsabili per violazioni dei diritti umani conseguenza dei cambiamenti climatici.
In tutto il Pianeta è in crescita il numero di casi legali - già avviati o in fase di partenza - collegati a questioni climatiche. Grazie alla conclusione di questa indagine, molte più comunità saranno spinte ad agire contro quelle compagnie che ricavano grandi profitti a danno delle persone.
«Questa è una rivincita che ripaga gli sforzi delle comunità che sono in prima linea per chiedere giustizia climatica», continua Saño. «Chiediamo alle persone di tutto il mondo di supportare questa richiesta di giustizia e di fare pressione sui governi e le società responsabili, per accelerare il processo di transizione verso le fonti di energia rinnovabili e evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico», conclude.

05 maggio 2016

Filippine:Lipa,10mila persone in marcia contro le centrali a carbone

Tratto da Asia news
Lipa, 10mila persone in marcia contro le centrali a carbone
Guidati dall’arcivescovo, i manifestanti chiedono al presidente che verrà eletto il prossimo 9 maggio di smantellare tutti gli impianti elettrici inquinanti nel Paese. 
                             Mons. Arguelles: 
“Siamo nel mezzo di un’emergenza planetaria. 
                  Basta usare combustibili fossili”....
 “è immorale mettere sulle spalle delle future generazioni il peso dell’inquinamento e del costo di scelte sbagliate nel campo energetico.
              È tempo di farla finita con il carbone”.

Lipa (AsiaNews) – Almeno 10mila persone hanno raccolto l’appello dell’arcivescovo di Lipa mons. Ramon Arguelles e hanno marciato in segno di protesta contro la costruzione di nuove centrali a carbone nelle Filippine, che mettono a rischio la salute dei cittadini. I manifestanti sono giunti da varie parti del Paese e al corteo si sono unite diverse organizzazioni della società civile.
A cinque giorni dalle elezioni che daranno al Paese un nuovo presidente, l’arcivescovo ha chiesto che la nuova amministrazione sospenda tutti i progetti di costruzione di nuovi impianti a carbon fossile e che essi vengano sostituiti con centrali ad energia rinnovabile.

“Stiamo affrontando un’emergenza planetaria – ha detto mons. Arguelles – e ora più che mai abbiamo bisogno di leader che siano a favore della gente e dell’ambiente, non del carbone e del cambiamento climatico”.

In particolare, la popolazione protesta contro l’apertura di una centrale da 600 megawatt nel villaggio di Pinamucan Ibaba, vicino a Batangas. 
Secondo il presule, “è immorale mettere sulle spalle delle future generazioni il peso dell’inquinamento e del costo di scelte sbagliate nel campo energetico. È tempo di farla finita con il carbone”. Ian Rivera, coordinatore nazionale del Movimento per la giustizia climatica, spiega che la marcia “è un appello al futuro presidente e ai membri del governo affinché scartino la centrale di Pinamucan e le altre 26 proposte che sono in dirittura di arrivo. Inoltre chiediamo di eliminare i 19 impianti già esistenti in tutto il Paese”.......

Quella tra i costruttori di impianti a carbone e la popolazione locale, conclude il sacerdote, “è una battaglia che dura da molti anni. I primi affermano che stanno usando le ultime tecnologie e che l’inquinamento è molto limitato. 
Dall’altra parte c’è una campagna di informazione che mette in guardia contro l’esposizione all’inquinamento da carbone. 
Le persone che abitano nei pressi delle centrali, quindi, si oppongono alla loro costruzione. Non è così semplice trovare una soluzione data la domanda di energia che c’è”.
                                           Qui l'articolo integrale

09 dicembre 2015

La Commissione per i diritti umani delle Filippine ha aperto un’inchiesta: multinazionali del carbone sul banco degli imputati

Tratto da Il Cambiamento

Diritti umani e clima: multinazionali del carbone sul banco degli imputati

Si apre domani la prima inchiesta che potrebbe arrivare a portare sul banco degli imputati le maggiori compagnie dei combustibili fossili, che sono tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici e degli eventi meteorologici estremi.                                                                    9 Dicembre 2015

La Commissione per i diritti umani delle Filippine ha annunciato che domani 10 dicembre (Giornata mondiale per i diritti umani) aprirà un’inchiesta che potrebbe mettere sul banco degli imputati i grandi inquinatori. Tra le cinquanta compagnie sotto inchiesta compaiono le italiane Eni ed Italcementi, insieme ad ExxonMobil, BP, Shell e Chevron. Fanno tutte parte delle novanta realtà considerate responsabili della maggior parte delle emissioni di CO2 e di metano, come ha mostrato la ricerca “Carbon Majors”, pubblicata nel 2014 dopo aver superato il vaglio della peer review.

QUI il testo integrale del rapporto.
Proprio a poche ore dalla conclusione del summit sul clima di Parigi, parte dunque un’indagine che potrebbe portare alla ribalta delle cronache internazionali sviluppi non ancora del tutto immaginabili.

La Commissione per i diritti umani delle Filippine ha aperto l’inchiesta in seguito ad una petizione promossa da Greenpeace insieme ad altre 14 organizzazioni che ha raccolto oltre centomila firme. Tra i sottoscrittori della petizione ci sono i sopravvissuti al tifone Haiyan nel 2013 che ha ucciso 6.300 persone nelle sole Filippine producendo 13 miliardi di dollari di danni. «L’iniziativa rappresenta un punto di svolta nella lotta contro i cambiamenti climatici» ha affermato Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International. «Si apre un nuovo filone nella battaglia contro le compagnie dei combustibili fossili, responsabili dei disastri causati dal riscaldamento globale. Ci auguriamo che altre commissioni per i diritti umani in tutto il mondo intraprendano inchieste analoghe».

Le Filippine, un insieme di isole nel Pacifico meridionale, sono particolarmente vulnerabili all’impatto dell’innalzamento del livello dei mari e agli eventi meteorologici estremi causati dall’aumento dei gas serra.....

16 agosto 2015

DAKILA :Investendo ancora nel carbone, dimostriamo la nostra ipocrisia in materia di cambiamenti climatici.

Tratto da Manilastandardtoday in traduzione simultanea

Interessante articolo dalle Filippine

Il carbone è il re, non importa il costo


 Investendo ancora  nel carbone, dimostriamo la nostra ipocrisia in materia di cambiamenti climatici. 
Renee Juliene Karunungan
Non ha senso negarlo: il clima è cambiatoNoi  lo sperimentiamo nella nostra vita quotidiana - il caldo è diventato insopportabile e   possenti tifoni  colpiscono più frequentemente   il paese. I nostri pescatori stanno incontrando  più difficoltà a prendere  dei pesci a causa delle acque più calde mentre gli agricoltori hanno  un momento difficile dato  che il tempo è diventato più imprevedibile. 
Le Filippine, infatti, sono sempre state nella lista dei paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Anche coloro che non   sanno cosa siano i cambiamenti climatici  stanno sperimentando  i loro effetti sulle proprie vite. Negli ultimi sei anni abbiamo sperimentato eventi climatici estremi come Ondoy, che  ha devastato la citta' di Manila, e Yolanda, che ha devastato le Visayas Orientali. Abbiamo visto le foto, appreso le notizie, e visto i video, ma la domanda è, nonostante che siamo vulnerabili ai cambiamenti climatici , perché il nostro governo ha approvato  che siano autorizzate più centrali a carbone  ?
Secondo il commissario Heherson Alvarez della Commissione Cambiamenti climatici:"Al momento, una delle principali difficoltà è che molti dei nostri politici sembrano essere influenzati  più da obiettivi macroeconomici convenzionali dipendenti dal carbone e  dai combustibili fossili."
Siamo diventati così fossili e carbone-dipendenti  che non possiamo più vedere un futuro senza di loro, nonostante i loro effetti  sull' ambiente, la salute, e anche sui  diritti umani?.......
Allora perché continuiamo a investire in energia sporca invece di finanziare energia pulita e rinnovabile?
Il nostro governo è diventato così accecato dal denaro che il carbone dovrebbe portare al Paese? Ma il nostro governo non conteggia i costi  reali  del carbone quali  il degrado ambientale,  i rischi per la salute,  le violazioni dei diritti umani? Con le  centrali a carbone approvate nel paese, il nostro governo ha fatto la sua scelta: il carbone è il re - non importa il costo.
Secondo un rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite  sui cambiamenti climatici (IPCC), i dati  dal 1.998 al 2.009 rivelano che nella regione Asia-Pacifico, le Filippine si colloca già come il secondo paese  in termini di numero di persone esposte a tempeste e inondazioni (12,1 milioni) e il quarto  in termini di perdite di valore del PIL (24,3 miliardi dollari).
Possiamo ancora permetterci  un'economia dipendente dal carbone  carburanti fossili, dato gli impatti climatici che stiamo  affrontando?
 La risposta è no.  
Il Carbone e l'uso di combustibili fossili ci hanno portato alla nostra situazione di oggi in cui ci troviamo ad affrontare impatti climatici che non avevamo previsto e dove ci troveremo ad affrontare un futuro di incertezza. 
Altri paesi si sono impegnati nel ridurre le loro emissioni di anidride carbonica investendo nelle energie rinnovabili, con obiettivi ambiziosi.
Investendo ancora  nel carbone, dimostriamo la nostra ipocrisia in materia di cambiamenti climatici. Facciamo anche un disservizio per i filippini che si preoccupano degli effetti del cambiamento climatico. 
Il governo sta scavando le tombe dei loro connazionali, del popolo  che  hanno promesso di servire......
E 'ora che il nostro governo  ripensi dove investe le sue risorse......per dimostrare che è davvero sincero nel trattare  i cambiamenti climatici.
Renee Juliene Karunungan, 25, è il direttore di Dakila, un'organizzazione che sta facendo una campagna per la giustizia climatica dal 2009.

22 novembre 2013

Con la natura non si scherza : dalle Filippine alla Sardegna, le responsabilità politiche dei disastri

Tratto da Il Fatto Quotidiano

Dalle Filippine alla Sardegna, le responsabilità politiche dei disastri

Sono oramai oltre vent’anni che il tema del cambiamento climatico è stato posto con forza e chiarezza in tutti i fori internazionali e nazionali. Il Vertice per la Terra, che si era svolto in pompa magna a Rio de Janeiro nel giugno 1992, aveva prodotto in materia un trattato, largamente insufficiente a trovare una soluzione effettiva al problema e ancora più largamente disatteso, data soprattutto la mancanza di volontà dei Paesi economicamente più avanzati di limitare le loro emissioni.

Ma con la natura non si scherza. Non ci sono scuse, scaricabarile o furbizie politiche che tengano.
 I nodi vengono al pettine.......
A lungo i distruttori della vita hanno tentato di sminuire la minaccia che grava sul pianeta, comprando a peso d’oro giornalisti pronti a prostituirsi e gettando discredito sulla Commissione intergovernativa sul cambiamento climatico (IPCC), ricorrendo allo spionaggio e alla strumentalizzazione di frasi avulse dal contesto per dimostrare la presunta fallacia delle ipotesi avanzate dagli scienziati più responsabili. Fu il cosiddetto Climategate.
Tutta fatica sprecata ovviamente. I fatti hanno la testa dura. E tornano a riproporre con drammatica evidenza l’insostenibilità dell’attuale sistema economico. Solo che ogni volta ne fanno le spese decine di migliaia di persone, come nelle Filippine colpite dal tifone Haiyan o in Sardegna da ultimo.
Nel caso italiano, ma probabilmente anche in altri casi, alla mancanze di misure efficaci per far fronte al cambiamento climatico, diminuendo le emissioni di anidride carbonica, si sommano storiche e criminali incurie del territorio.....

E’ la Banca mondiale a prevedere un aumento della temperatura media per i prossimi anni pari a quattro gradi, che comporterebbe nuovi ed inenarrabili disastri, distruzioni e la morte di milioni di persone
L’irresponsabile classe dirigente del pianeta, e dell’Occidente in particolare, continua, di fronte a questa tremenda prospettiva, la politica di sempre, favorendo i potentati economici che la alimentano e la pagano profumatamente. Tanto con i soldi che guadagnano si pagheranno anche qualche bunker a tenuta stagna per evitare di perire annegati. Ma per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale non c’è altra via d’uscita che il cambiamento del sistema.

Cacciare via a calci nel sedere chi governa l’Italia e il mondo o fare la fine del sorcio. Questo è il problema.