COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".
Visualizzazione post con etichetta art. 32 Costituzione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta art. 32 Costituzione. Mostra tutti i post

13 dicembre 2019

UNITI PER LA SALUTE: quando i cittadini si battono per la tutela dei loro diritti.....

 Riportiamo un interessante articolo di Cetri Staff  del 07 ottobre 2015 


UNITI PER LA SALUTE: quando i cittadini si battono per la tutela dei loro diritti nel solco dell’articolo 32 della Costituzione


UNITI PER LA SALUTE.  Quando i cittadini si battono per la tutela dei loro diritti  nel solco dell’articolo 32 della Costituzione
La centrale di Vado Ligure – Quiliano funziona da oltre quarant’anni in un contesto densamente abitato, vicinissima a Savona, su un tratto di costa con insediamenti abitati ininterrotti. Nonostante sia un complesso di notevole potenza (due gruppi a carbone da 330 MW ciascuno ed un gruppo a gas da 760 MW) nel 2007 la centrale chiese un ulteriore potenziamento: ancora altro carbone (460 MW).
Questa incredibile richiesta trovò però l’opposizione di associazioni, di medici, comitati, partiti e cittadini e numerosi comuni del territorio, che evidenziavano i problemi che la letteratura medico-scientifica legava alla combustione del carbone sottolineando che la centrale era situata in pieno centro abitato.
Sul progetto di potenziamento l’Istituto Tumori di Genova in un documento a firma di Federico Valerio dichiarò Nella relazione presentata da Tirreno Power vi sono gravi lacune metodologiche che mettono in discussione le tranquillizzanti conclusioni del documento. In sintesi: errori ed omissioni nelle stime delle emissioni di polveri fini primarie e secondarie; sottostima delle emissioni di gas serra; sottovalutazione dei dati derivanti da studi su bioindicatori; errori metodologici sull’impatto sanitario”.
Opposizione al potenziamento, quindi, proprio perché originata da una maggior consapevolezza relativamente al danno ambientale e sanitario provocato dal carbone, documentato da studi scientifici internazionali, ma soprattutto da un Ente terzo e sicuramente super partes come l’Ordine dei Medici della Provincia di Savona che a proposito di quei gruppi a carbone, in un documento ufficiale parlò di minaccia reale e consistente per la salute e per la vita dei cittadini della provincia di Savona e ancora “….. nelle aree interessate dalle ricadute delle emissioni della centrale si osservano elevati tassi standardizzati di mortalità, rispetto alla media regionale e nazionale sia per tutte le cause, che per malattie neoplastiche, cardio e cerebrovascolari(nello stesso documento viene citato “ la Clean Air Task Force degli Stati Uniti riporta “che l’impatto sulla salute di una centrale a carbone è massimo entro le 30 miglia (48 Km) dalle ciminiere”)
Un gruppo di cittadini del territorio nel 2007  si era costituito in associazione, dandosi per nome “Uniti per la salute”, a significare l’intento e l’impegno nella difesa e tutela della salute di tutti; iniziò un faticoso lavoro di studio e di ricerca  basato sull’approfondimento scientifico, sulla analisi dei vari documenti ufficiali e norme di legge, avvalendosi di studi medici e scientifici nazionali ed internazionali, compresi gli importantissimi documenti prodotti dall’Ordine dei Medici della Provincia di Savona.  Furono formulate richieste di informazioni specifiche a diversi Enti ma in diversi casi le risposte (quando ci furono) non parvero sufficientemente esaustive
Perseguendo nell’obiettivo di informare furono organizzati numerosi incontri pubblici, con interventi di importanti scienziati, medici e tecnici, si tennero numerosi colloqui con amministratori, interventi (su richiesta) in consigli comunali, in diverse scuole e incontri con numerose associazioni.

Le evidenze riscontrate portarono a proseguire nell’impegno anche attraverso ricorsi amministrativi ed esposti.
Nel frattempo, nonostante la richiesta di AIA presentata dalla azienda nel 2007, la  centrale ha continuato a funzionare per anni priva di quella autorizzazione.
La regione Liguria, cambiando il motivato diniego precedente, che l’aveva portata a ricorrere al tar contro il potenziamento, nel 2011 concedette l’intesa per il potenziamento con un altro grande gruppo a carbone.
La situazione generale dell’inquinamento che in passato era stata riassunta dalla stessa Regione Liguria nel “Piano di risanamento e tutela della qualità dell’aria” a pag 126: La combustione nell’industria dell’energia e quindi essenzialmente la centrale termoelettrica è la prioritaria responsabile delle emissioni di Ossidi di azoto, PM10, SOx e di COV (composti organici volatili n.d.r.)”non servì ad impedire un parere positivo non solo al  potenziamento, ma anche alla prosecuzione dell’attività per molti anni ancora dei due gruppi a carbone esistenti, quei gruppi a proposito dei quali l’Ordine dei Medici, in un documento ufficiale parlò di “minaccia reale e consistente per la salute e per la vita dei cittadini della provincia di Savona”.
La Regione Liguria decise quindi di rilasciare l’intesa per il nuovo gruppo a carbone da 460  MW e questo  nonostante le ferme prese di posizione dell’Ordine dei Medici,  di importanti associazioni e comitati, e  nonostante le molte evidenze di seguito riportate.
Nel marzo 2012 il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso il decreto autorizzativo

Questo iter autorizzativo si è sviluppato nonostante :
  • Non risultassero misurazioni pubbliche sulle emissioni ai camini! Gli unici dati sulle emissioni ci risultavano quelli  rilevati dalla stessa azienda.
  • Analogamente non risultassero misurazioni pubbliche sugli scarichi idrici della centrale (oltre 900 miliardi di litri nel solo 2010 fonte della stessa azienda). Scarichi che confluiscono alla foce del torrente Quiliano.
  • Che ARPAL nella relazione sull’attività di monitoraggio (2010) indicasse proprio in quel tratto di mare inquinanti nei sedimenti con valori elevatissimi.
  • i dati del biomonitoraggio (2007) disposto dalla stessa Tirreno Power (in ottemperanza ad una precisa prescrizione del Ministero dell’Ambiente). In quel documento, quanto alla situazione lichenica, sono riportati valori di inquinanti eccezionalmente elevati, tanto da risultare in molti casi di gran lunga i più elevati mai riscontrati in Italia secondo i dati di riferimento tratti da “Nimis-Bargagli”.
Si cita la puntuale nota su questo biomonitoraggio dell’illustre prof. Tamino dell’università di Padova che parla di “ un forte inquinamento antropico della zona, causato, se non esclusivamente, sicuramente in parte rilevante dalla centrale di Vado Ligure”.
......Continua qui

30 luglio 2015

Altreconomia : Salvare l'Ilva violando la Carta ....


Tratto da Altreconomia

Ambiente Sette gli articoli della Costituzione che sarebbero stati violati dal Governo

Salvare l'Ilva violando la Carta

Ecco perché il Giudice per le indagini preliminari di Taranto ha sollevato la questione di legittimità costituzionale del cosiddetto decreto "salva Ilva", licenziato dal Governo e approvato con fiducia dal Parlamento. Una norma "improria", "approssimativa" e "grossolana" che ha bloccato il sequestro dell'altoforno Afo2, dove in giugno è morto un operaio

L'Ilva di Taranto viene prima di tutto: della sicurezza di chi ci lavora, dell'ambiente e -da qualche tempo- della Costituzione italiana. Tra la Carta e l’ultimo decreto “salva Ilva” (92/2015) del Governo ci sarebbe infatti una “siderale divergenza”.È per questo motivo che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto, Martino Rosati, ha deciso di sollevare la questione di legittimità costituzionale del provvedimento licenziato dal Governo in fretta e furia sabato 4 luglio, cinque giorni dopo il decreto di sequestro dell’altoforno “Afo2” dell’Ilva. Lì il 12 giugno scorso era morto l’operaio Alessandro Morricella, infortunatosi -secondo l’accusa- per via della “mancata predisposizione di protezioni […] idonee a garantire l’incolumità dei lavoratori”. Non c’erano nemmeno le “strumentazioni per il prelievo della ghisa e la misurazione della relativa temperatura”.
Alla morte segue il sequestro preventivo d’urgenza. Al sequestro seguono titoli scandalizzati di alcuni quotidiani nazionali -per Il Sole 24 Ore “l’incidente mortale sul lavoro verificatosi all'Ilva di Taranto rischia di rendere ancora più complicata l'attuazione del progetto di risanamento”-. E ai titoli segue l’intervento “atecnico e approssimativo” (le parole sono del Gip Rosati) dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. L’obiettivo dichiarato è salvaguardare l’operatività dell’Ilva.
Lo strumento prende la forma di un decreto legge, licenziato sabato 4 luglio e firmato dal Capo dello Stato Mattarella, dal premier e dai tre ministri Orlando, Guidi e Galletti.......
All’articolo 3, il decreto del governo svuota la portata d’ogni iniziativa che leda l’attività di impresa “degli stabilimenti di interesse strategico e nazionale, che possono continuare ad operare nonostante un provvedimento di sequestro anche “quando lo stesso si riferisca ad ipotesi di reato inerenti alla sicurezza dei lavoratori”.

Le 14 pagine dell’atto sottoscritto dal Gip Rosati e depositato il 14 luglio scorso (qui il documento integrale dalla rivista penalecontemporaneo.it) restituiscono un’immagine drammatica e farsesca dell’azione governativa, bollata come “eccentrica”, “impropria”, dalla “irripetibile singolarità”, per certi versi “grossolana”.
Non si tratta che di un “trattamento di favore” a danno di inviolabili diritti costituzionali -eguaglianza e salute su tutti-, nell’interesse dell’azienda chiamata (per onere e non per obbligo) a redigere entro 30 giorni dall’adozione del provvedimento di sequestro un piano d’intervento senza che nessuno possa eccepirne il contenuto, o verificarne l’attuazione.
“Nulla si dice -scrive Rosati- sulla natura di tali ‘misure aggiuntive’: che quindi potrebbero essere rappresentate, in ipotesi, anche soltanto da meri cartelli di segnalazione, dispositivi di protezione individuale, prassi operative od altri strumenti (come i rudimentali ed estemporanei pannelli metallici che l'ILVA s'è affrettata a piazzare dopo la tragedia morte dell'operaio Morricella), del tutto insufficienti a garantire adeguatamente la sicurezza dei lavoratori”.
Ma l’Ilva viene prima di tutto, nonostante il Gip abbia ricordato che ”Afo2” ha “manifestato anche nei giorni seguenti pericolose disfunzioni, con massive dispersioni di materie incandescenti” e che altro non sia che “un'offesa alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana di chi vi lavora”.
Gli articoli 2, 3, 4, 32, 35, 41 e 112 della Costituzione vengono così sacrificati, in un “regime di deregolamentazione e deresponsabilizzazione” -le parole sono del professor Francesco Forzati dell’Università di Napoli- che abbraccia anche il commissario straordinario Gnudi, cui è riservata dall’inizio dell’anno (decreto 5/2015) una “area di (sostanziale) immunità penale riferita alle azioni attuative del piano previsto dall’Autorizzazione integrata ambientale Ilva del marzo 2014”.

Leggi anche su Peacelink

Il dossier aggiornato sull'ILVA di Taranto e sulle udienze di "Ambiente Svenduto"

il quartiere tamburi e lo stabilimento ilva di taranto

ILVAdemecum

Qual è la storia dell'ILVA? Cosa sta accadendo in tribunale? Qual è adesso la situazione? Che aria respira la gente? In quanti si ammalano? Quali sono le alternative possibili? A che punto è la procedura di infrazione europea? E in processo quando inizierà? Che cosa possono fare i lavoratori per difendere la salute e il lavoro?
23 luglio 2015 - Associazione PeaceLink
Qual è la storia dell'ILVA? Leggi qui l'articolo integrale

Leggi anche 

26 luglio 2013

“Inquinamento ambientale ed effetti sull’incidenza dei tumori"

 Tratto da Caserta news

Approvata relazione su “Inquinamento ambientale ed effetti sull’incidenza dei tumori"

- È stato approvata all'unanimità dalla Commissione Permanente – Igiene e Sanità, in Senato e alla presenza del sottosegretario Paolo Fadda, la relazione su "Inquinamento ambientale ed effetti sull'incidenza dei tumori, delle malformazioni feto-neonatali ed epigenetica", presentata dal Senatore Lucio Romano, Vicepresidente Scelta Civica al Senato. È il primo atto dell'Indagine conoscitiva approvata dalla Commissione per documentare la correlazione tra inquinamento ambientale e incidenza di tumori, malformazioni fetoneonatali ed epigenetica.
"La Commissione nel realizzare questa indagine mira a tutelare il diritto alla salute - disciplinato dall'art. 32 Costituzione", spiega il Senatore Lucio Romano, "il diritto alla salute è riconducibile alla categoria dei diritti inviolabili: costituisce un diritto fondamentale dell'individuo e tutela un interesse collettivo della società a non subire conseguenze negative da situazioni igienico-sanitarie non controllate che potrebbero essere causa e diffusione di malattie". "Al diritto alla salute", continua Romano, "si collega l'obbligatorietà e vincolatività degli interventi volti alla tutela dell'ambiente, difendendolo dalle varie forme d'inquinamento e di degrado, tra i quali gli illeciti ambientali, in particolare ad esempio con lo smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi". "In ragione della molteplicità dei territori interessati all'indagine conoscitiva e delle relative specificità, si ritiene opportuno procedere per ambiti territoriali specifici - a partire dalla Campania", conclude Romano, "secondo sequenze e gradualità stabilite dalla 12° Commissione Permanente del Senato. Nella Relazione c'è un elenco preliminare di soggetti da audire". La Regione Campania, infatti, "è teatro di conflittuali e drammatiche controversie nel campo dello smaltimento e trattamento dei rifiuti, con vari siti di abbandono incontrollato anche di quelli industriali".