
Per un futuro energetico competitivo e pulito della Liguria
La necessità di guardare al futuro energetico della Liguria come un’ opportunità di sviluppo che coniughi l’ interesse economico con la tutela dell’ ambiente e della salute e lo sviluppo dell’ occupazione.
La decisione di permettere l’ ampliamento della centrale elettrica di Vado Ligure con un nuovo gruppo a carbone allontana l’ Italia dagli obiettivi europei posti per arrestare i cambiamenti climatici in atto, visto che secondo la direttiva 20-20-20 tra il 2013 e il 2020 tutti gli impianti industriali europei, comprese le centrali termoelettriche, dovranno ridurre le loro emissioni del 21% rispetto a quelle del 2005.
Se la produzione di energia da fonti rinnovabili deve arrivare al al 20%, ed un altro 20% deve derivare dal risparmio energetico, non è certo al carbone che ci si può rivolgere per raggiungere i parametri richiesti dall’ Europa e dal buon senso.
La necessità di utilizzare il carbone come fonte di energia per diversificare gli approvvigionamenti energetici e per la sua supposta economicità, è diventato ormai un luogo comune del tutto infondato.
Basterà citare i costi esterni derivanti dall’ utilizzo del carbone, che sono molto elevati e coinvolgono anche e soprattutto costi legati a malattie e morti, e da soli basterebbero a preferire altre fonti di energia; ma sono da citare anche la bassa richiesta di manodopera e le alte tasse sul surplus di emissioni di CO2 che dovremo pagare in bolletta.
Se parliamo di CO2, non siamo qui a proporre una soluzione legata al gas naturale, che pure sarebbe preferibile al carbone perché assai meno inquinante.
La proposta, ripeto vantaggiosa anche in termini occupazionali ed economici, è quella di investire esclusivamente nelle energie rinnovabili e pulite, (per intenderci non nelle centrali a biomasse o in altri cancrovalorizzatori che si basino sulla combustione, rifiuti e CDR compresi).
Se la produzione di energia da fonti rinnovabili deve arrivare al al 20%, ed un altro 20% deve derivare dal risparmio energetico, non è certo al carbone che ci si può rivolgere per raggiungere i parametri richiestici dall’ Europa.
Dal punto di vista economico le fonti rinnovabili con migliore rapporto costi-benefici sono l’ energia eolica ed idroelettrica, mentre per il fotovoltaico attualmente siamo ancora a costi non economicamente competitivi.
Ed è proprio all’ energie eolica e idroelettrica che si rivolge Tirreno Power per la parte attinente alle energie rinnovabili.
Il progetto di ampliamento di Tirreno Power prevede l’ investimento di circa 800 milioni di euro, di cui circa 650 milioni di euro saranno impiegati per il settore a carbone ( nuovi 460 MW), mentre i restanti 150 milioni di euro saranno necessari per realizzare impianti atti a installare impianti ad energie rinnovabili della potenza complessiva di circa 180 MW.
Con un rapido calcolo si evince che il costo/MW per il carbone è di 1,4 milioni di euro per il carbone e di poco più di 0,7 milioni di euro per le energie rinnovabili, cioè circa la metà.
E’ opportuno quindi che gli amministratori locali (sindaci, provincia, regione) e nazionali colgano questa “inaspettata” evidenza per rivedere i piani di sviluppo.
Con 800 milioni di euro la società Tirreno Power potrebbe installare un migliaio di MW ottenuti con energia alternativa, chiudendo definitivamente i gruppi a carbone, e creando una quantità ben maggiore di posti di lavoro.
Ovviamente:
· gli Enti Locali dovranno fare la loro parte, garantendo una particolare snellezza nel fornire autorizzazione per l’ installazioni di piccole centrali su tutto il territorio Ligure ( per esempio sfruttando il crinale di Alpi e Appennini per l’ installazione di un numero sufficiente di pale eoliche).
· Gli ambientalisti dovranno capire che sacrificare alcuni aspetti del paesaggio per promuovere la salute del milione circa di persone che risiedono nel raggio di 30 miglia dalla centrale (48 Km), che sono considerati maggiormente a rischio secondo la letteratura scientifica, è un dovere civico.
A chi dovesse obiettare che l’ energia eolica non fornisce una fonte sicura di energia elettrica sempre disponibile, si può facilmente ribattere che nel territorio di Vado Ligure già da 2 anni è in funzione una centrale elettrica a turbogas da 780 MW, utile per soddisfare le esigenze di energia in caso di carenza di vento.
Se si vuole veramente, si può abbandonare il carbone a Vado Ligure senza sacrificare i guadagni dei privati nè la produzione di energia elettrica indispensabile per il nostro benessere, con tutto vantaggio per la salute dei cittadini, per l’ occupazione e per l’ ambiente.
Dottor Paolo Franceschi
Referente scientifico della Commissione Ambiente e Salute dell’ Ordine dei Medici di Savona.
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INVITO A COMUNI, PROVINCE E REGIONE PER OTTENERE SUBITO LA CHIUSURA DEGLI OBSOLETI GRUPPI A CARBONE NON A NORMA DELLA CENTRALE DI VADO (DEPOTENZIAMENTO) E LA SUA COMPLETA METANIZZAZIONE E L’ IMMEDIATA CHIUSURA DELL’OBSOLETA CENTRALE A CARBONE DI GENOVA
3 Agosto 2009
Invitiamo il Presidente della Provincia di Savona, che si è preso una pausa di riflessione, la Provincia di Genova e tutti i Sindaci delle Province di Savona e di Genova, (poichè i principali danni di una centrale a carbone si esercitano sulla popolazione che risiede nel raggio di 50 Km dalle ciminiere di una centrale a carbone), a considerare attentamente l’impatto che hanno attualmente ed hanno avuto per molti decenni le centrali elettriche a carbone situate nei territori delle province di Savona e Genova.

Il territorio compreso fra Savona e Genova, è infatti gravato da un alto rischio per la popolazione ivi residente,a causa delle emissioni delle due centrali che si sovrappongono con effetti non ancora adeguatamente valutati, ma sicuramente preoccupanti.
Numerosi sono gli studi scientifici prodotti dall’Ordine dei Medici di Savona, ISDE Medici per l’Ambiente, MODA e da altre Associazioni che dimostrano la ricaduta negativa sulla salute della combustione del carbone con malattie cardiorespiratorie e tumorali e mortalità precoce, nonchè costi esterni altissimi valutati, secondo criteri espressi dalla Unione Europea, per la centrale di vado Ligure da un minimo di 110 ad un massimo di 500 milioni euro/anno, di cui più di 23 milioni di euro dovuto a cause sanitarie (morbilità e mortalità).
Questi costi, che vengono pagati interamente dalla società civile, comprendono, oltre che i danni alla salute, anche i costi dell’eccesso di produzione di CO2, danni delle piogge acide, danni ai fondali marini ed anche i danni delle alterazioni sul clima locale con riflessi negativi sul turismo come ad esempio la diminuizione delle giornate soleggiate all’anno (vedi studi del geologo Prof. Maifredi).
Invitiamo quindi tutti i Sindaci nonchè i diversi Enti pubblici (Province e Regione) a superare la posizione troppo “attendista” di chi si oppone genericamente all’ampliamento a carbone proposto da Tirreno Power, per ottenere:
1) IMMEDIATO DEPOTENZIAMENTO DELLA CENTRALE DI VADO, definita “centrale in città” perchè in mezzo alle case con la chiusura dei 2 obsoleti gruppi a carbone (660Mw) che non sono a norma rispetto alla direttiva IPPC della UE e non in possesso della obbligatoria certificazione A.I.A.e COMPLETA METANIZZAZIONE mantenendo quindi il gruppo da 760 Mw a gas metano già in funzione dal Marzo 2007 che da solo produce già il triplo dell’energia consumata in Provincia di Savona (fonte Terna nazionale). Tale posizione di DEPOTENZIAMENTO E COMPLETA METANIZZAZIONE, richiesto oggi autorevolmente anche dall’Ordine dei Medici di Savona e dall’ ISDE Medici per l’Ambiente di Savona,è già stata deliberata per ben due volte all’unanimità dalla Provincia di Savona il 15/11/95 e il 20/03/98 compreso l’allora Consigliere Vaccarezza che aveva recepito e condiviso in pieno tali istanze. Anche i Comuni di Vado, Quiliano e Spotorno avevano votato per tale richiesta ed anche il Comune di Savona ha votato all’unanimità il 31 Luglio 2007 per la metanizzazione della centrale di Vado con l’abbandono completo del carbone.
2) CHIUSURA IMMEDIATA DELLA CENTRALE A CARBONE DI GENOVA, che, situata nel cuore di una città di oltre 600 mila abitanti, è la fonte principale del Comune di Genova per NOx (39,8%), SOx (82,9 %), CO2 (48%) e polveri sottili (59%) (PM 2,5 primarie e secondarie) .
Dott. Paolo Franceschi (Pneumologo),
Referente scientifico della commissione Ambiente e Salute
dell’ Ordine dei Medici di Savona
Dott. Marco Caviglione
ISDE medici per l’Ambiente di Savona
Dott. VirginioFadda (Biologo)
Dott. Agostino Torcello (Pneumologo)
M.O.D.A. Savona
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