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02 agosto 2009

2009/08/03 "SCHEDA TECNICA SULLE CENTRALI A CARBONE - WWF ITALIA 2009


SCHEDA TECNICA SULLE CENTRALI A CARBONE -
WWF ITALIA 2009

Il “carbone pulito” costituisce in se una definizione impropria e fuorviante dal momento che i dati di emissione di questi impianti (e del combustibile carbone) presentano performance enormemente peggiori rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas.

La tecnologia a “carbone pulito” è così definita perché questi impianti sono dotati di desolforatori e di denitrificatori; si tratta in realtà di sistemi che permettono di abbattere solo una parte delle sostanze inquinanti quali gli ossidi di zolfo e di azoto che comunque continuano ad essere sempre nettamente superiori rispetto a quelle di una centrale di pari potenza a ciclo combinato a gas. I valori relativi alle emissioni riportati nella sottostante tabella parlano chiaramente
EMISSIONI SPECIFICHE
Centrale a Carbone USC
SO2 280 mg/kwh
NOX 420 mg/kwh
PM 71 mg/kwh
CO2 770 g/kwh
Centrale a ciclo combinato a gas (cc)
SO2 2 mg/kwh
NOX 95 mg/kwh
PM 1 mg/kwh
Co2 368 g/kwh


In sostanza confrontando la migliore tecnologia a carbone (impropriamente detto “pulito”) riscontriamo che, malgrado la presenza dei desolforatori, i livelli di anidride solforosa risultano ben
140 volte quelli emessi da un ciclo combinato a gas.
Analogamente la presenza di denitrificatori permette di ridurre le emissioni di ossidi di azoto, ma queste restano comunque circa 4,5 volte superiori rispetto a quelle del gas.
Per quanto riguarda le emissioni di polveri fini (PM), anche con l’introduzione di filtri a manica,queste risultano ben 71 volte superiori rispetto a quelle del gas.

Occorre però anche dire che la capacità di trattenere il particolato da parte dei filtri a manica si limita al PM10; i filtri sono assai meno efficaci sul PM2.5 e praticamente inutili per trattenere le polveri ultra fini (PM 0.1, f<> che, proprio per le loro dimensioni ridotte sono in grado di penetrare negli alveoli polmonari veicolando pericolosi contaminanti all’interno del nostro organismo, fattore questo che costituisce oggi la causa più importante di incremento della mortalità e della morbilità (frequenza di una malattia in una popolazione).
La combustione del carbone costituisce poi una delle principali cause di inquinamento da mercurio che, penetrando nella catena alimentare dell’uomo, soprattutto attraverso i pesci, può causare ritardo mentale, difficoltà di apprendimento, ritardo nello sviluppo neurologico, deficit del linguaggio, della funzione motoria, dell’attenzione. Svariati studi condotti in nord america correlano i forti rischi di esposizione al mercurio con le prime fasi dello sviluppo embrionale.
Il processo di combustione del carbone rilascia anche svariate decine di sostanze tossiche inquinanti, tra cui Arsenico, Cromo e Cadmio che sono causa di gravi patologie.
Venendo poi alle emissioni di carbonio, possiamo vedere come queste siano praticamente doppie rispetto a quelle di una centrale a gas.
Il punto è che, a prescindere dalla tecnologia impiantistica adottata, le emissioni di CO2 sono strettamente legate al tipo di combustibile fossile (petrolio, carbone, gas) impiegato, ovvero al suo contenuto di carbonio. Oggi ancora non sono disponibili meccanismi di cattura adeguati e sicuri del CO2 che permettano di limitarne l’effetto climalterante e il conseguente impatto ambientale.
Le uniche possibilità, attualmente percorribili, sono quindi di aumentare l’efficienza dell’impianto usando minori quantitativi di combustibile oppure scegliere la fonte energetica che, a parità di kWh prodotto, presenta le più basse emissioni.
All’atto pratico anche ricorrendo alla migliore tecnologia a carbone per ogni kWh prodotto emetteremo oltre 770 grammi di CO2 contro i 368 del gas naturale in impianti a ciclo combinato.
Anche tenendo conto delle fasi di precombustione, il vantaggio del gas sul carbone rimanenotevole: 1 kWh da gas pesa circa la metà di uno da carbone.

Kyoto e CO2

Il fatto che una centrale a carbone emette un quantitativo di CO2 doppio rispetto ad un impianto di pari potenza alimentato a metano rende il carbone la peggiore scelta per il conseguimento degli obiettivi di Kyoto, volti a contenere le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici.
Il cosiddetto “carbone pulito” (ad esempio quello usato nell’impianto di Civitavecchia), determinerà l’emissione di circa 810 g di CO2 per kWh prodotto. Questo significa che la centrale in un anno immetterà in atmosfera circa 11.066.220 di tonnellate di CO2 (1.980 MW, 6.900 ore di funzionamento).
Praticamente 6.038.604 di tonnellate in più rispetto ad un ciclo combinato a gas dipari potenza.
Considerato che le tecniche di cattura del carbonio (CCS) sono ancora ad un livello sperimentale e che la stessa IEA (Agenzia Energetica Internazionale) ha recentemente dichiarato come ci vorranno ancora alcuni decenni per renderle operative, in un periodo storico in cui occorre ridurre drasticamente le emissioni climalteranti, appare un azzardo puntare su un combustibile come il carbone.
Sul piano economico occorre rammentare che la presunta economicità del carbone è solo apparente e momentanea: nel rispetto degli impegni di Kyoto e successivi, la normativa ETS stabilisce un costo per le emissioni di CO2, questo svantaggerà sempre più la generazione di elettricità da carbone.
In sostanza il meccanismo dell’emission trading è disegnato in modo da annullare la convenienza economica del carbone. Dal momento che il costo della quota di ET sarà uguale al costo di abbattimento delle emissioni e dal momento che una quota considerevole di tale abbattimento avviene nel settore termoelettrico, il costo della quota sarà uguale al costo di sostituzione di un kWh a carbone con un kWh a gas.
Dal momento che il prezzo finale dell’energia ingloba il valore della quota (allocata gratuitamente al produttore), il carbone è conveniente solo per i produttori ma non per i consumatori.

Altri aspetti

Nel valutare l’impatto ambientale delle centrali a carbone (anche quello “pulito”) si deve tenere conto di molti altri aspetti, ad iniziare dalla dispersione delle polveri durante le operazioni di approvvigionamento delle materia prime e della movimentazione dei materiali da smaltire (carbone, calcare, gesso e ceneri).
Occorre quindi considerare che una centrale della potenza di circa 2.000 MW (ad es. come quella diCivitavecchia), brucerà circa 5.000.000 di tonnellate all’anno di carbone che produrranno oltre 550.000 tonnellate di ceneri da smaltire.
Inoltre, saranno consumate oltre 180.000 tonnellate anno di calcare per i filtri desolforatori e 13.000 tonnellate di urea per i denitrificatori.
La centrale consumerà poi oltre 1 milione di metri cubi di acqua all’anno per gli impianti di raffreddamento e quasi 2,5 milioni per desolforatori. L’impianto produrrà ogni anno quasi 1 milione di metri cubi di acque inquinate e 6.000 tonnellate di fanghi derivanti dal trattamento delle acque che dovranno essere smaltite in discariche per rifiuti speciali.
...........E POI LO CHIAMANO CARBONE PULITO!


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Tratto da "Tarquinia Il Blog di Emanuela Fanelli"
POLVERI SOTTILI IN CAMBIO DI...ASFALTO
E la prospettiva?


In questo periodo le strade di Tarquinia stanno godendo di un lifting eccezionale: rifacimenti al nord, al centro, al sud.
“Finalmente!” Ci siamo detti tutti, oppure... non proprio tutti.
E già! Perché quando si scopre che questa operazione di facciata viene pagata con i soldi dell’Enel...(cioè con i soldi che noi diamo all’Enel e che l'Enel ci ridistribuisce in cambio della centrale a carbone) la cosa cambia e l’iniziale soddisfazione si trasforma in...perplessità, disagio, delusione.
In sintesi: per poter inquinare più agevolmente con le nostre automobili (guai ad andare a piedi quando si può!), inquiniamo anche l’aria che respiriamo con la centrale a carbone.
Come la giro la giro mi sembra il massimo dell’idiozia.
Se poi aggiungiamo che tra poco godremo anche dei gas di scarico di autotreni e tir che scorrazzeranno sulla nuova autostrada... possiamo chiudere il cerchio.
Tra qualche anno le nostre strade saranno di nuovo da rifare e la nostra aria...

Non me la prendo con gli amministratori locali: loro, come me, sono frutto di una involuzione della politica che ha abbandonato gli ideali per la ricerca del consenso tout court (Berlusconi docet!).
Me la prendo con l’involuzione dell’etica civica, dell’etica di ognuno di noi che lentamente sta perdendo la prospettiva. Applichiamo sempre più il brutto proverbio “meglio l’uovo oggi..." senza soffermarci troppo sulle qualità o sui difetti dell’uovo e senza porci troppe domande sulle conseguenze di un eccessivo ingurgitamento di frittate.

In ognuno di noi, anche gli illuminati, anche gli intellettuali (ce ne sono ancora?) sta montando il minimalismo. Senza volerlo impariamo ad accontentarci, a giustificarci, ad assolverci, e in questa totale mancanza di prospettiva a sperperare le nostre risorse.
Nel mio mozzico di giardino ho la fortuna di avere ciò che rimane di un olivo secolare, che, grazie alla sensibilità dei nonni di mio marito, è riuscito a resistere.
Per consolarmi lo guardo spesso, simbolo della resistenza, simbolo della sopravvivenza, nonostante noi.

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