Il futuro della Terra? Davvero agghiacciante
Simone d’Antonio
AMBIENTE Alain Hubert*, fondatore dell’International Polar Foundation, avverte: «Il cambiamento climatico è molto più accelerato che in passato». Un problema che riguarda la vita di tutti gli abitanti del nostro pianeta.
L’esploratore e ambientalista Alain Hubert è uno dei più importanti animatori del dibattito sui negoziati di Copenaghen in Belgio. Fondatore e presidente dell’International Polar Foundation, Hubert intende fare della capitale belga un punto di riferimento per la promozione dello sviluppo sostenibile e della ricerca polare in Europa.
Nel corso delle sue esplorazioni polari ha avuto modo di constatare direttamente gli effetti del cambiamento climatico su quella parte del pianeta. Quali sono gli scenari più realistici che potrebbero verificarsi se non si interviene con tempestività nella riduzione delle emissioni?
Una delle cose più importanti da capire è che oggi il cambiamento climatico è molto più accelerato che in passato. Se non interveniamo subito non saremo più capaci di impedire l’emergere di effetti irreversibili sul nostro clima e per questo si verificheranno difficoltà molto forti nell’adattamento delle nostre società. L’unica soluzione che abbiamo è quella di creare delle dinamiche economiche legate all’energia. Ciò porterà alla creazione di nuova occupazione e questa rappresenta un’opportunità formidabile per i giovani, una sfida straordinaria che la nostra generazione deve saper vincere per dimostrare ai giovani che non siamo stati del tutto stupidi.
In che modo la ricerca polare può contribuire a studiare il problema e a fornire possibili soluzioni?
Può dare un contributo importante perché ci spiega le ragioni del cambiamento climatico che vediamo oggi. In Antartico abbiamo compiuto studi sulle bolle d’aria presenti nei 3.500 metri di superfici di ghiaccio, che ci danno la misura di com’era il mondo 800mila anni fa. Analizzando cosa è accaduto nei millenni precedenti è stato possibile intuire che l’aumento della temperatura terrestre è proporzionale alla concentrazione di CO2 ma soprattutto che bisogna avviare un’inversione di rotta per evitare il peggio. I ghiacci sono le specchio più fedele della rapidità e della dannosità dei cambiamenti che stiamo vivendo.
I negoziati di Copenaghen punteranno a limitare a due gradi l’innalzamento della temperatura per il 2050. Qual è la vostra posizione a riguardo? Per la salvaguardia dei Poli è un obiettivo minimo o è l’unico compromesso possibile?
I Poli sono importanti perché rappresentano un termometro del pianeta. Purtroppo non si riuscirà a limitare l’innalzamento a due gradi, perché è già troppo tardi. Per arrivare a questo limite bisogna essere molto più audaci di quanto siamo ora e non è possibile tornare indietro facilmente, perché l’anidride carbonica prodotta resta per oltre un secolo nell’atmosfera. Per questo bisogna cambiare il modo di produrre l’energia. Oggi l’accrescimento annuo del bisogno di energia è del 3% e favorendo l’efficienza energetica bisognerebbe giungere al massimo all’1,5%.
La lotta al cambiamento climatico non si gioca solo sui tavoli politici ma anche con azioni concrete da realizzare nei contesti locali. Da cosa bisogna partire per promuo-vere la sostenibilità a partire dalla vita di tutti i giorni?
Innanzitutto bisogna far capire ai cittadini che il risparmio energetico si traduce in guadagno se si impara a leggere la bolletta energetica, facendo sì che tutti siano in grado di quantificare il risparmio che si otterrebbe apportando i dovuti cambiamenti nel proprio stile di vita o nella propria abitazione. Bisogna familiarizzare di più con il prezzo dell’energia e non limitarsi ad accendere o spegnere l’interruttore. Ciò deve essere supportato dalla volontà dei poteri pubblici, che devono fornire incentivi per la riqualificazione energetica delle abitazioni. È un sistema molto usato qui in Belgio e nel resto d’Europa.
E la tassa carbone?
Sono uno dei sostenitori di questa tassa, che va adattata alle esigenze delle diverse regioni. Finora c’è stata la tendenza ad agire soprattutto sulle imprese ma bisogna invece concentrarsi soprattutto sulle persone, affinché capiscano che il cambiamento climatico è un problema che riguarda direttamente le loro vite.
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Tratto da "La Repubblica"
Maldive: il governo si riunisce sott’acqua
di Antonio Cianciullo
Le Maldive anticipano i tempi. L’accordo internazionale per il taglio delle emissioni serra che, secondo gli scienziati dell’Ipcc, è necessario per scongiurare il disastro climatico al momento non c’è e le Maldive, come molte altre isole a pelo d’acqua, rischiano di essere inghiottite dall’oceano.
Così il presidente delle Maldive, Mohamed Nasheed, ha deciso di convocare, per il 17 ottobre, un consiglio dei ministri subacqueo. I 14 ministri si metteranno la muta e scenderanno a una profondità di tre metri. Lì troveranno un tavolo di lavoro allestito nell’habitat che potrebbe diventare reale nel giro di poche generazioni. Il documento finale, un appello per la conferenza di Copenaghen sul clima, sarà protetto da un contenitore impermeabile inchiodato al tavolo.
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Tratto da Mondoecoblog Tonnellate di pesci morti nella baia di Dubai. Fauna marina in pericolo
Le correnti delle acque del Golfo stanno trascinando nella baia di Dubai tonnellate di pesci morti. Il fenomeno non è in realtà insolito in questo periodo dell’ anno, quando le alte temperature e la proliferazione delle alghe si miscelano con le sostanze chimiche immesse nel mare in un cocktail mortale per la fauna marina.
Tuttavia, negli ultimi giorni il fenomeno ha assunto proporzioni inedite ed allarmanti.
UNA ENORME MORIA DI PESCI
Ieri, scrive il quotidiano The National, il tratto di spiaggia tra Al Gharhoud Bridge e Business Bay era ricoperto di pesci morti o boccheggianti ma apparentemente paralizzati. Da settembre ad oggi, denunciano gli ambientalisti, oltre 100 tonnellate di pesci sono stati gettati nelle discariche dell’ Emirato, una quantità di cui non si ricordano precedenti. Il comune di Dubai ha disposto uno studio per accertare dimensioni e cause della moria, i cui dettagli dovrebbero essere diffusi nei prossimi giorni.
Si tratterà di un effetto dei cambiamenti climatici, dell’ aumento della temperatura del mare o, banalmente, di inquinamento locale?
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