Bruxelles ha inviato all’Italia un ultimo avvertimento scritto in relazione agli sforamanto dei limiti relativi alle polveri sottili. Deferimento alla Corte ue, invece, per la violazione della normativa sul trattamento delle acque reflue

L’Italia è finita nel mirino di Bruxelles per due procedure d’infrazione sul fronte ambientale. L’Ue ha infatti dichiarato ‘guerra’ alle PM10, le particelle sottili che inquinano l’aria, e ha deciso di inviare all’Italia un ultimo avvertimento scritto: Se non prende le misure per conformarsi alla normativa europea, la Commissione Ue potrà ricorrere alla Corte di giustizia europea“.

Non è invece un avvertimento, ma un invio sul banco degli imputati alla Corte Ue, la seconda decisione presa da Bruxelles nei confronti dell’Italia (e della Spagna), per la violazione della normativa Ue nel trattamento delle acque reflue in numerose città italiane. Secondo Bruxelles sono “circa 178 i centri urbani italiani che non si sono ancora conformati alla direttiva Ue: tra questi, Reggio Calabria, Lamezia Terme, Capri, Caserta, Ischia, Messina, Palermo, San Remo, Albenga, Vicenza“.

Il provvedimento indica che Italia e Spagna “avrebbero dovuto predisporre entro il 31 dicembre 2000 sistemi adeguati per convogliare e trattare le acque nei centri urbani con oltre 15.000 abitanti“. Sulle Pm10, in particolare, è intervenuto il commissario europeo all’ambiente Janez Potoknik che ha messo in guardia: “L’inquinamento atmosferico continua a causare più di 350.000 morti premature in Europa. In Italia - ha aggiunto - sono ancora troppi i luoghi dove, per ogni 10.000 abitanti, più di 15 persone muoiono prematuramente solo a causa delle particelle sottili“.

La PM10, provenienti essenzialmente dalle emissioni industriali, dal traffico e dagli impianti di riscaldamento domestico, possono infatti causare asma, problemi cardiovascolari, tumore ai polmoni e morte prematura. La sfida è dunque di rispettare i valori limite sulla qualità dell’aria, anche perché le richieste di proroga presentate dall’Italiasono state in gran parte respinte. Le ragioni, spiega Bruxelles:

“Non soddisfacevano tutte le condizioni previste dalla normativa, in particolare la garanzia del rispetto dei valori limite Ue entro il termine della proroga”.

Le richieste riguardavano “circa 80 zone situate in 17 regioni e province autonome”. I valori limite per il PM10 impongono una concentrazione annuale di 40 microgrammi per m3 e una giornaliera di 50 microgrammi per m3, che non può essere superata più di 35 volte per anno civile. La palla è ora nel campo dell’Italia. (Ansa, tratto da La Nuova Ecologia)