
Tratto da UNONOTIZIE
CENTRALE A CARBONE ENEL CIVITAVECCHIA, sfiorata la tragedia ....
CIVITAVECCHIA / 10-11-2010
La notizia ha allarmato i cittadini i quali esprimono forte preoccupazione per l’eventualità di un’esplosione provocata dall’autocombustione del carbone trasportato nelle navi e di quello immagazzinato nei dome di TVN, uno dei tanti rischi di esplosione che gravano sulla zona circostante una centrale a carbone.
Poco tempo fa il Ministero dello Sviluppo Economico aveva ammonito la società elettrica in quanto deficitaria di alcuni dispositivi di sicurezza, tra cui la mancanza di un sistema sufficientemente sicuro di areazione del carbone in grado di scongiurare il rischio di autocombustione e una conseguente esplosione di dimensioni considerevoli.
L’ incidente di domenica scorsa ha confermato le paure dei cittadini, che non hanno mai abbassato la guardia sui pericoli del carbone.
Il pericolo di un’autocombustione è reale ed è stato ben descritto dai NOE, durante l’ispezione all’interno del cantiere di TVN, attraverso documenti dettagliati, gli stessi a cui si riferisce il ministero delle attività produttive nei confronti di ENEL.
Il silenzio dei sindaci, che non informano i cittadini dei pericoli che si corrono vivendo vicino ad una centrale a carbone, diventa ogni giorno più colpevole, soprattutto se si considera che la centrale di TVN si trova all’interno di un porto commerciale e crocieristico a pochi passi dalle abitazioni, adiacente alla linea ferroviaria dove ogni giorno transitano migliaia di persone e, soprattutto, vicino a 4 impianti A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (vedi legge Seveso), che insieme potrebbero provocare un’ esplosione a catena.
Ribadiamo che TVN non ha ancora adempiuto a tutte le norme a cui è sottoposta una centrale a carbone di taglia così grande.
Il rumore assordante delle caldaie durante la combustione, il fumo nero, che esce soprattutto la notte in modo da non essere notato, il pericolo di un’esplosione di dimensioni enormi causata dall’autocombustione del carbone, sarebbero motivi più che sufficienti per fermare la centrale o, comunque, per verificarne il reale livello di sicurezza.
Lo scorso 8 Novembre l’Enel ha inaugurato a Roma la Settimana Internazionale sulla Sicurezza 2010. “La sicurezza è il nostro obiettivo più importante” - ha detto l’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Fulvio Conti (!!!)
La categoria più a rischio è quella dei lavoratori che sono costretti a stare vicini ad un impianto così pericoloso, è soprattutto per loro che bisognerebbe fare chiarezza sui dubbi contenuti nel documento del Ministero dello Sviluppo Economico.
Prima che sia troppo tardi, i cittadini chiedono che si facciano i controlli necessari per garantire una maggiore tutela della salute e della sicurezza di un comprensorio addormentato dalle compensazioni, nei confronti di un impianto industriale quale una centrale a carbone che ricordiamo essere adiacente ad un’altra centrale elettrica di notevoli dimensione, quella di Tirreno Power a TVS e a pochi chilometri dalla centrale elettrica di Montalto di Castro, formando uno dei poli energetici più grandi d’Europa.
Movimento no coke Alto Lazio
nocoketarquinia@yahoo.it
noalcarbone@blogspot.com
Tratto da Il giorno.it
Autorizzazioni scavalcate .Così si abbassano i controlli
Paderno Dugnano, 5 novembre 2010 - Niente Direttiva Sevesoper la Eureco Holding di Paderno Dugnano. Da mesi l’azienda che tratta rifiuti pericolosi, olii e solventi chimici (200 le sostanze in elenco) non era più considerata uno stabilimento a rischio. Anzi, a rischio elevato come dice la legge. Nonostante un’avvisaglia di «disastro possibile». In luglio, hanno riferito i residenti della zona dopo l’esplosione che potrebbe costare la vita a sei operai, che lottano contro le gravi e e gravissime ustioni riportate su tutto il corpo, c’era stato un altro scoppio. Un campanello d’allarme, forse ignorato. Nessuno però era rimasto ferito. E così l’attività di stoccaggio che fa dell’Eureko un polo chimico a tutti gli effetti è ripresa indisturbata fino a ieri. Senza lacci e lacciuoli.
«La Seveso prende in considerazione quantità e qualità delle sostanze trattate - spiega Edoardo Bai, responsabile scientifico di Legambiente - se le quantità calano si scende nella scala dei controlli fino ad azzerarli di fatto». Sulle cause del disastro è stata aperta un’indagine. I passaggi autorizzativi (la Seveso Ter impone come limite per uscirne lo stoccaggio di 2.500 metri cubi di sostanze pericolose) saranno soppesati al millimetro. «Troppo tardi- rincara Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia, - quando si ferisce l’ambiente si finisce con il travolgere vite umane. è la dolorosa realtà a cui assistimao in questi giorni».
Soggetta un tempo alla Seveso per l’art. 6, sostanze pericolose ma in quantità più limitate di quelle che fanno scattare i controlli ministeriali e l’articolo 8, ora la Eureco sarebbe soggetta al cosiddetto articolo 5.
«Significa di fatto che di controlli non ce ne erano - aggiunge Bai - in questo caso è l’Asl che entra in campo, ma scendendo la scala del pericolo, la legge prevede una generica valutazione di rischio. Il dramma è che l’Unità operativa di controllo sugli incidenti rilevanti è stata dissolta. Con quasi 290 siti nell’hinterland soggetti alla Seveso, gli ispettori sono al massimo due.
C’è poi il profilo della gestione dell’incidente. E anche qui non mancano pieghe e procedure. Se le nubi che si sprigionano dall’esplosione escono dal perimetro aziendale, è la prefettura che deve far scattare il piano di emergenza. Se rimane confinato al sito, e non c’è rischio, come Eureco sulla carta, il sindaco. «Quasi sempre siamo nella seconda ipotesi», sottolinea Bai. Da ricostruire anche l’iter autorizzativo ottenuto dalla ditta per il trattamento di rifiuti speciali. Nel caso di Paderno Dugnano, l’azienda è titolare di un’Aia, un’autorizzazione integrata ambientale, ed è la Regione a concederla.
Dalla Direttiva Seveso si esce con un’autocertificazione. Resta da capire cosa è successo ieri alle 15 oltre i cancelli di via Mazzini. Un errore umano o un impianto difettoso e il lavoro rischia di uccidere ancora una volta nell’hinterland. Un’avvisaglia c’era stata. A luglio uno scoppio senza conseguenze aveva preoccupato i residenti della zona. E in questa piccola Thyssen si torna a parlare di morti bianche e di pericoli per l’ambiente. Come è successo nel giugno 2009 a Brugherio quando esplose un pilone della Terna a due passi dalle case.
Per fortuna accadde di domenica, dopo il cambio turno e la centrale che serve mezza Italia era sguarnita. Altrimenti sarebbe stata una carneficina...
Autorizzazioni scavalcate .Così si abbassano i controlli
Paderno Dugnano, 5 novembre 2010 - Niente Direttiva Sevesoper la Eureco Holding di Paderno Dugnano. Da mesi l’azienda che tratta rifiuti pericolosi, olii e solventi chimici (200 le sostanze in elenco) non era più considerata uno stabilimento a rischio. Anzi, a rischio elevato come dice la legge. Nonostante un’avvisaglia di «disastro possibile». In luglio, hanno riferito i residenti della zona dopo l’esplosione che potrebbe costare la vita a sei operai, che lottano contro le gravi e e gravissime ustioni riportate su tutto il corpo, c’era stato un altro scoppio. Un campanello d’allarme, forse ignorato. Nessuno però era rimasto ferito. E così l’attività di stoccaggio che fa dell’Eureko un polo chimico a tutti gli effetti è ripresa indisturbata fino a ieri. Senza lacci e lacciuoli.
«La Seveso prende in considerazione quantità e qualità delle sostanze trattate - spiega Edoardo Bai, responsabile scientifico di Legambiente - se le quantità calano si scende nella scala dei controlli fino ad azzerarli di fatto». Sulle cause del disastro è stata aperta un’indagine. I passaggi autorizzativi (la Seveso Ter impone come limite per uscirne lo stoccaggio di 2.500 metri cubi di sostanze pericolose) saranno soppesati al millimetro. «Troppo tardi- rincara Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia, - quando si ferisce l’ambiente si finisce con il travolgere vite umane. è la dolorosa realtà a cui assistimao in questi giorni».
Soggetta un tempo alla Seveso per l’art. 6, sostanze pericolose ma in quantità più limitate di quelle che fanno scattare i controlli ministeriali e l’articolo 8, ora la Eureco sarebbe soggetta al cosiddetto articolo 5.
«Significa di fatto che di controlli non ce ne erano - aggiunge Bai - in questo caso è l’Asl che entra in campo, ma scendendo la scala del pericolo, la legge prevede una generica valutazione di rischio. Il dramma è che l’Unità operativa di controllo sugli incidenti rilevanti è stata dissolta. Con quasi 290 siti nell’hinterland soggetti alla Seveso, gli ispettori sono al massimo due.
C’è poi il profilo della gestione dell’incidente. E anche qui non mancano pieghe e procedure. Se le nubi che si sprigionano dall’esplosione escono dal perimetro aziendale, è la prefettura che deve far scattare il piano di emergenza. Se rimane confinato al sito, e non c’è rischio, come Eureco sulla carta, il sindaco. «Quasi sempre siamo nella seconda ipotesi», sottolinea Bai. Da ricostruire anche l’iter autorizzativo ottenuto dalla ditta per il trattamento di rifiuti speciali. Nel caso di Paderno Dugnano, l’azienda è titolare di un’Aia, un’autorizzazione integrata ambientale, ed è la Regione a concederla.
Dalla Direttiva Seveso si esce con un’autocertificazione. Resta da capire cosa è successo ieri alle 15 oltre i cancelli di via Mazzini. Un errore umano o un impianto difettoso e il lavoro rischia di uccidere ancora una volta nell’hinterland. Un’avvisaglia c’era stata. A luglio uno scoppio senza conseguenze aveva preoccupato i residenti della zona. E in questa piccola Thyssen si torna a parlare di morti bianche e di pericoli per l’ambiente. Come è successo nel giugno 2009 a Brugherio quando esplose un pilone della Terna a due passi dalle case.
Per fortuna accadde di domenica, dopo il cambio turno e la centrale che serve mezza Italia era sguarnita. Altrimenti sarebbe stata una carneficina...
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