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24 novembre 2010

L'Italia davanti alla Corte di giustizia europea:non ha rispettato i valori limite di Pm10 2) L’Ue: niente più proroghe all’arsenico nell’acqua

Tratto da Ecodalle città

L'Italia davanti alla Corte di giustizia europea. Insieme a Cipro, Spagna e Portogallo, il Belpaese non ha rispettato i valori limite di Pm10

Sei mesi dopo l'ultimo avvertimento, la Commissione europea ha deferito alla Corte di giustizia di Lussemburgo l'Italia per "il mancato rispetto delle norme dell'Ue" in tema di inquinamento. Insieme al Belpaese, anche Cipro, la Spagna e il Portogallo. I quattro paesi sono stati deferiti in quanto "non hanno finora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di Pm10"
Avevano ragione gli Enti locali (Eco dalle Città del 7.05.2010): il pronunciamento definitivo della Commissione europea è arrivato e ora l'Italia dovrà presentarsi davanti alla Corte per non aver rispettato i limiti comunitari in materia di emissioni. All'inizio del 2009, la Commissione aveva lanciato un primo avvertimento all'Italia sul superamento di Pm10 fuori dai limiti europei. Il richiamo faceva seguito all'entrata in vigore della nuova direttiva europea sulla qualità dell'aria (la 2008/50/CE), che autorizzava gli Stati membri a chiedere una proroga per l'adeguamento alle norme in materia di Pm10 introdotte nel 2005. La proroga aveva validità sino al 2011. Lo Stato membro che l'avesse richiesta, doveva dimostrare di aver adottato misure ad hoc per rispettare gli obblighi entro il 2011 e di aver attuato un piano per la qualità dell'aria che prevedesse le misure di abbattimento del particolato per ogni zona del paese. In seguito al primo avvertimento, l'Italia presentò due notifiche riguardanti circa 80 zone situate in 17 regioni e province autonome. Ma la Commissione respinse gran parte delle richieste, in quanto le zone non soddisfacevano tutte le condizioni previste dalla direttiva 2008/50/CE. Nella maggioranza dei casi, inoltre, l'Italia non era in grado di dimostrare che l'azione intrapresa avrebbe garantito il rispetto dei valori limite europei entro il termine della proroga. Poiché l'Italia non ha più mandato nuove notifiche, il 5 maggio 2010 è arrivato il secondo e "ultimo avvertimento".
Sei mesi dopo, il 24 novembre 2010, la Commissione, in via definitiva, ha deciso di ricorrere alla Corte di giustizia contro l'Italia, Cipro, il Portogallo e la Spagna poiché "non hanno affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive" del particolato fine. La vicenda è stata così commentata dal presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza: "Nonostante i ripetuti allarmi e le annuali segnalazioni di Legambiente sull’emergenza polveri, il Governo italiano si è ben guardato dall’agire con un piano nazionale di interventi concreti mirati al miglioramento della viabilità generale e del trasporto pubblico in particolare. Ora pagheremo due volte. Con i nostri polmoni e con il nostro portafoglio. La multa europea sarà, infatti, ben superiore al risparmio previsto dai tagli indiscriminati di Tremonti all'ambiente e alle politiche di disinquinamento e ci toccherà pagare con le nostre tasche".
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Tratto da Centumcellae.it:

Arsenico e vecchi problemi


L’Ue: niente più proroghe all’arsenico nell’acqua.

E il problema ora è anche di Civitavecchia
"Alla fine l’Unione europea ha detto no. Troppe le proroghe ai livelli di arsenico nell’acqua richieste dal Governo italiano che, di fronte all’ennesima istanza, ha dato stavolta il suo diniego. In alcuni territori del Paese, infatti, le proroghe ai livelli fissati dall’Europa, sono arrivate infatti a 50 microgrammi/litro, vale a dire un valore ben cinque volte superiore al consentito. Ma la UE non si è fermata qui: ha richiesto infatti all’Italia l’emissione di ordinanze che vietino la potabilità in questi territori. 128 comuni italiani quindi sono a rischio di vedersi chiudere i rubinetti, e di questi ben 91 sono nel Lazio.
“Nell’elenco di questi 91– denuncia il Movimento Difesa del Cittadino – compaiono purtroppo i comuni di Civitavecchia, Santa Marinella e Tolfa, con un totale dichiarato di 48.200 cittadini interessati nel comprensorio” Cosa succede ora? E’ presto per dirlo. “Fonti giornalistiche – prosegue l’Mdc – parlano di contatti frenetici in corso tra il ministero della Salute e gli assessorati all’Ambiente delle Regioni interessate, e sembra sia stato chiesto un pronunciamento all’Istituto superiore di sanità per stabilire le linee guida cui dovranno attenersi le autorità mentre la Regione avrebbe preparato una specie di vademecum che presto dovrebbe essere distribuito presso scuole, uffici pubblici, ospedali, aziende. Siamo ovviamente contenti che l’Europa abbia finalmente posto la parola fine ad un rischio per la salute che si trascinava da anni, ma non vorremmo che i comuni interessati si limitassero ad emettere ordinanze di non potabilità che, inevitabilmente, finirebbero per gravare sulle tasche dei cittadini, costretti a spendere per acquistare l’acqua da bere. Sulla vicenda della frequente non potabilità dell’acqua e dei costi per la collettività eravamo già intervenuti interessando il Garante del Servizio Idrico Integrato e denunciando specificatamente la situazione del Comune di Civitavecchia. Il Garante ci aveva risposto chiedendo all’amministrazione comunale una relazione sullo stato del servizio idrico e sui provvedimenti intrapresi, ma nessuna risposta ci risulta sia stata data in merito. Nei prossimi giorni, quindi, torneremo ad interessare tale autorità, augurandoci che stavolta il Comune di Civitavecchia risponda ai quesiti pendenti. Ci attiveremo nei prossimi giorni chiedendo incontri con i Sindaci dei Comuni interessati e seguiremo, senza clamore inutile, come nostra prassi, la vicenda, informando i cittadini di quanto verremo a conoscenza”.
Nel frattempo comunque il Movimento Difesa del Cittadino invita tutti a non cadere in facili allarmismi. “L’acqua che uscirà dai nostri rubinetti oggi – concludono – è uguale a quella che è uscita ieri. Il provvedimento dell’UE è una buona notizia per i nostri cittadini: preannuncia probabili disagi, ma impone che l’acqua che beviamo sia finalmente sicura per tutti. E difficilmente l’Unione Europea potrà essere ignorata”.

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