Tratto da Il Cambiamento.it
Greenpeace e Isde svelano l’impatto del riscaldamento sulla salute
Minore disponibilità di acqua e deterioramento della potabilità, alluvioni, ondate di calore. Sono solo alcuni degli effetti delle alterazioni climatiche in corso che minacciano le resistenze organiche dell’uomo e richiedono un’immediata azione responsabile da parte di governi e cittadini. A fare il punto, stavolta, è un rapporto appena pubblicato, realizzato da Greenpeace con Isde, l'associazione dei medici per l'ambiente.
L’immediata stabilizzazione della situazione climatica è una necessità che non possiamo più permetterci di sottovalutare, dal momento che sono già osservabili alcuni effetti negativi recati dalle alterazioni del clima. Questi cambiamenti investono tutti gli ecosistemi terrestri, con pesanti e dirette ricadute sulla salute dell’uomo, che si trova oggi esposta a rischi di natura patologica anche a seguito del degrado ambientale. Lo dimostra bene il dossierrealizzato da Greenpeace in collaborazione conIsde/Medici per l’ambiente, dal titolo: Si salvi chi può. Ci troviamo, perciò, di fronte ad una crescita economica che, pur avendo accompagnato il miglioramento delle condizioni di vita, di alimentazione e di igiene della popolazione occidentale nel corso degli ultimi secoli, innesca tuttavia, attualmente, processi produttivi dal forte impatto sanitario, che minacciano di alterare e modificare i nostri meccanismi di difesa.
I principali aggressori del clima sono i gas serra o climalteranti, noti come Green House Gases (GHG), e comprendono, fra gli altri, l’anidride carbonica (CO2), responsabile del 55% del cambiamento climatico, e il metano (20% degli effetti). L’incremento di tali gas nell’atmosfera contribuisce a riscaldare la superficie terrestre, in quanto i GHG assorbono le radiazioni emesse dalla terra e le irradiano di nuovo verso di essa. L’emissione di CO2 è provocata, prevalentemente, dalla combustione di petrolio e carbone, ma anche dalla deforestazione. Dai primi anni del secolo scorso la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è salita da 280 ppm (parti per milione) a 383 ppm alla fine del 2007, secondo i dati diffusi dal WMO (World Meteorological Organization). Con il ritmo attuale (1,9 ppm/anno, media 1995-2005), la CO2 nel 2020 supererà il limite di 400 ppm fissato a Copenaghen, innescando un ulteriore aumento della temperatura superficiale media terrestre, stimato di oltre 3°C a fine secolo.
Ma quali sono gli impatti del surriscaldamento terrestre sulla salute dell’uomo?
I rischi sanitari sono, in verità, variegati e minacciano di colpire da vicino le nostre condizioni di vita, a cominciare dall’incremento di eventi meteorologici estremi, come alluvioni, uragani e 'ondate di calore', fino alla riduzione della disponibilità d’acqua e al peggioramento della sua qualità. Questa situazione interessa particolarmente l’Italia, dove gli impatti estremi sono già osservabili: se in certi luoghi e periodi l’acqua è scarsa, causando periodi di siccità, altrove piogge intense e concentrate producono alluvioni, deteriorando la qualità e la potabilità delle acque stesse. Ai danni diretti e traumatici, dovuti alla violenza delle acque e alle condizioni degli alluvionati, si aggiungono, infatti, i danneggiamenti delle reti idriche e fognarie, i guasti alle produzioni agricole e i terreni impaludati.
Sono proprio questi i fattori che agevolano la comparsa di malattie infettive e parassitarie da inquinamento microbiologico, attraverso diversi virus e batteri che sono responsabili di patologie gastroenteriche, epatiche e intestinali. A tutto ciò si possono aggiungere rischi tossici per la distruzione di depositi di prodotti chimici che contaminano l’ambiente. La combinazione di tali meccanismi influisce nel debilitare le resistenze organiche dell’uomo, rendendo le persone più suscettibili ad agenti nocivi di natura fisica, chimica e biologica.
In questo quadro non sono da sottostimare neppure le cosiddette'ondate di calore', che nell’Agosto del 2003, soltanto in Italia, provocarono decine di migliaia di morti. Si tratta di vere e proprie 'morti in eccesso', ovvero non sono morti anticipate di soggetti già fragili, come si ipotizzò inizialmente, bensì disturbi sempre più accentuati dovuti al prevalere dell’azione del calore sulle reazioni di difesa dell’organismo. Le ondate si manifestano con crampi muscolari, disidratazione, perdita di coscienza, fino al 'colpo di calore', caratterizzato da temperatura corporea oltre i 40°C. Nei casi più gravi è interessato anche il sistema nervoso (delirio, convulsioni), e si può arrivare anche al coma, con un rischio di morte pari al 20%. Per questo motivo, ogni anno in estate, il Ministero della Salute, le Regioni e gli Enti locali diffondono piani di allerta per l’adozione di comportamenti precauzionali da parte dei soggetti più suscettibili nelle grandi città.
Ma, se davvero la prevenzione è la soluzione più opportuna, allora occorrerebbe interrogarsi sulle dinamiche che sono all’origine di questi casi e attivarsi in tempo per agire sulle cause che le rendono possibili.ù
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GUARDATEVI IL VIDEO DI RAI TRE TRATTO DA QUALENERGIA
VIDEO:Blob - Respiro (consapevole)
Riportiamole conclusioni del video
Non è questione di carbone, nucleare o petrolio: è questione di essere consapevoli e responsabili delle scelte che si fanno; per noi, i nostri figli e la nostra casa.Seduto su un muretto, ricordo il mondo com'era nell' ora del tramonto: le nubi rosee
Ora non più, perchè le inconfondibili nubi nere color pece contrastano fortemente col mare azzurro.
Dove ci porterà l' arroganza di chi non vuole concedere un futuro?
Per questo bisogna cambiare le cose!
Perchè io voglio ancora sedermi su quel muretto e ancora vedere il rosso sole illuminare di rosa le nuvole.
........Il seguito sono le foto dei nostri giorni e l'articolo pubblicato ieri
Per favore, qualcuno ci salvi
CIVITAVECCHIA– Fumo denso e grigio, raggelante e mortifero alla sola vista, esce ininterrottamente dal camino di Torre Valdaliga Nord da circa 24 ore
Tratto da Savona news
Discarica del Boscaccio di Vado Ligure: il progetto è da rifare
La Regione Liguria non ha bocciato l’ampliamento del sito, ma ha deliberato un’ambigua “pronuncia interlocutoria negativa”
La Giunta regionale non ha bocciato senza appello il progetto di ampliamento della discarica per rifiuti urbani del Boscaccio, a Vado Ligure, ma ha deliberato di esprimere una “pronuncia interlocutoria negativa” di compatibilità ambientale sulla scorta del parere ricevuto dal Comitato Tecnico per la Valutazione di Impatto Ambientale.
La società proponente – Ecosavona Srl – potrà ripresentare un’iniziativa di ampliamento accompagnata “da un’attenta e puntuale verifica di soluzioni progettuali alternative e dall’introduzione di tecnologie e modalità gestionali che possano significativamente risolvere le criticità ambientali rilevate”. Il parere negativo del Comitato Tecnico di VIA è stato determinato dal fatto che il progetto presentato avrebbe potuto interessare delle aree di tipo carsico, permeabili, e quindi inadatte a fare da “sarcofago” ai rifiuti interrati. E’ ora possibile che Ecosavona si adegui alle prescrizioni, cercando un sito geologicamente idoneo. Da rilevare che in questo momento la corretta gestione del problema rifiuti in provincia di Savona non sembra avere scelte all’ampliamento della discarica di Vado Ligure. Il piano provinciale per la gestione dei rifiuti è incentrato sul raggiungimento, nel 2014, dell’obiettivo “minimo” del 60% di raccolta differenziata, realizzando nel frattempo gli impianti previsti dal Piano d’Ambito: un secondo impianto di compostaggio industriale, uno per il trattamento meccanico biologico, un bireattore.
Ma nel periodo transitorio, tra il 2011 e il 2013, sarà necessario utilizzare a pieno regime la discarica di Vado Ligure, che da alcuni mesi riceve anche parte dei rifiuti prodotti in provincia di Imperia. Il piano provinciale aveva quindi a suo tempo raccomandato “a scopo cautelativo e per poter affrontare con tranquillità eventuali emergenze” (tipo l’operazione Imperia) di consentire l’ampliamento del Boscaccio “per una capacità di 500 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani, che assicuri una capacità operativa” fino all’entrata a regime del nuovo sistema impiantistico, anche per tener conto “di eventuali ritardi nella tempistica programmata e nel raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata”.
Che sono, questi ultimi, clamorosamente lontani dal “target” prefissato e da quanto imposto dalla legge.
Fonte: Savona Economica
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