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10 gennaio 2011

1)L’avallo del Governo al carbone ..... 2)"Il silenzio colpevole dei moderni carbonari"

Tratto da Qualenergia

L’avallo del Governo al carbone di Enel

L’Italia, in barba agli impegni sulle emissioni presi con il protocollo di Kyoto e a quelli di medio periodo, continua a puntare sul carbone, sotto la pressione di Enel e del ricatto occupazionale. La querelle sulla conversione a carbone della centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo, arriva dopo alcuni anni al capolinea con l’autorizzazione del Ministro Paolo Romani, dopo il giudizio di compatibilità ambientale e dopo il via libera di luglio della Conferenza dei Servizi (contraria solo l’Emilia Romagna).

Già nel marzo 2010 la Regione Veneto e l’Enel avevano sottoscritto un accordo di programma per la sua riconversione a carbone che prevedeva anche una serie di finanziamenti per diversi milioni di euro per compensazioni ambientali, la costruzione di un osservatorio e il risarcimento dei disagi provenienti dalla costruzione e dal funzionamento della centrale. Qualche briciola rispetto a un progetto di conversione che richiederà da parte di Enel un investimento di circa 2 miliardi di euro e porterà ingenti profitti.

La centrale, che attualmente brucia olio combustibile, si trova all’interno del Parco Regionale Veneto del Delta del Po, un'area ad alto pregio naturalistico, che comprende alcune riserve naturali di rilievo internazionale (il sito è patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è Sito di Importanza Comunitaria all’interno dell’Unione europea, nonché zona umida protetta dalla convenzione internazionale di Ramsar). Il progetto potrebbe mettere sotto scacco ambientale un’intera area visto anche che l’approvvigionamento del combustibile e lo smistamento dei materiali avverrà principalmente per mare e per le vie fluviali, utilizzando un sistema di stoccaggio e movimentazione appoggiati su una nave “storage”, ancorata al largo del delta del Po.

La centrale, una volta ultimata la riconversione, funzionerà con tre sezioni alimentate a carbone e parzialmente a biomasse per una potenza elettrica lorda nominale complessiva pari a 1.980 MW. Attualmente è costituita da quattro sezioni da 660 MW elettrici ciascuna.
Si stima che la centrale a carbone, che potrebbe essere ultimata in 6 anni, produrrà annualmente circa 10,3 milioni di tonnellate di CO2, oltre ad altri inquinanti, come ossidi di azoto e zolfo, particolati, nichel, piombo, cromo, cloro, arsenico, mercurio, ecc. Nel 2005 la centrale aveva emesso 1,2 milioni di tonnellate di CO2. Insomma la messa in opera di questo grande impianto ci porterà sempre più lontani dai target climatici (Qualenergia.it, Il carbone nello stivale, un ritorno al passato).

Ai margini di questa, peraltro scontata, decisione del Ministro Romani, vanno ricordati due fatti.
Il primo riguarda la sentenza del TAR del Lazio che il 14 ottobre 2010 ha respinto il ricorso presentato da associazioni ambientaliste e di categoria di pescatori e operatori turistici. Una decisione che smentisce che la conversione a carbone della centrale, con tutte le infrastrutture necessarie a tale intervento, abbia conseguenze negative al territorio del delta e all’ambiente. Per i propugnatori del ricorso questa è una sentenza che risulterebbe impugnabile perché non risponde, sulla base di motivazioni omissive e illogiche, a quasi tutte le censure formulate.

Il secondo fatto riguarda due magistrati, il Pubblico Ministero Manuela Fasolato e il procuratore Dario Curtarello, che sono stati recentemente sottoposti a procedimento disciplinare in seguito alle indagini da loro condotte sulla centrale Enel di Porto Tolle. Già un anno fa ispettori ministeriali, guidati da Arcibaldo Miller (attualmente indagato per l’inchiesta sulla nuova P2), erano stati inviati dal Ministro della Giustizia Alfano per far luce su presunti rallentamenti all’iter della nuova centrale. I magistrati stavano indagando sui legami tra le emissioni della centrale e l’aumento dell’incidenza di malattie nei territori circostanti.
Secondo alcuni comitati di cittadini e sezioni locali di partiti politici questa ispezione, fortemente criticata, ma appoggiata dai lavoratori della centrale, nascerebbe da una richiesta pubblica di Luciano Violante del Partito Democratico, che in qualità di Presidente dell’Associazione “Italia Decide”, aveva proposto di avviare un’ispezione nella Procura di Rovigo per “capire se un’autorità giudiziaria può compiere un atto di questo genere, intimidendo sostanzialmente quelli che dovrebbero prendere la decisione”. Non è superfluo andarsi a vedere chi c’è tra i Soci fondatori di questa associazione. Già, proprio Enel SpA.

Il procedimento disciplinare ai due magistrati si basa su tre capi d’accusa che possono essere sintetizzati nell’ultimo: “l’aver impedito, mediante un’indebita ingerenza nelle attività degli apparati amministrativi, la commissione di reati, quando ancora non erano stati acquisiti sufficienti e concreti indizi della consumazione di fatti di rilievo penale, interferendo e condizionando in questo modo le attività degli organi amministrativi stessi, determinandone il rallentamento”.

Ma ci chiediamo: il vero atto intimidatorio è quello dei magistrati, come dice Violante, o piuttosto quello del Ministro della Giustizia? E’ ancora possibile in questo paese sottoporre a critica o a valutazioni tecnico-scientifiche le iniziative e gli interessi di Enel, e dell’industria in generale, senza che i rappresentati del Governo e dello Stato ne prendano sempre e incondizionatamente la difesa, il più delle volte a detrimento degli interessi dei cittadini e delle condizioni ambientali che invece dovrebbero tutelare?

Si sta scatenando in Italia un’assurda campagna denigratoria nei confronti di impianti a fonti rinnovabili che deturperebbero territori e ambiente, mentre passano troppo spesso sotto silenzio i gravissimi danni sanitari che impianti energetici e industriali causano alle popolazione e all’ambiente di vaste zone del paese, spesso in maniera irreversibile.

La forte lobby energetica italiana, a volte con l’appoggio compiacente di autorevoli personalità, prova a mistificare o a nasconde la diffusione di dati scientifici e medici su questi impianti. E quando qualcuno osa contestare queste asserzioni ne paga le conseguenze o viene tacciato di anti modernismo. Quando va bene, questa lobby ama bombardarci di spot molto green e politically correct o di spot sul nucleare ammantati di una fasulla equidistanza.

10 gennaio 2011

Leggi anche su diariodelweb


Il carbone di Enel una scelta che guarda al passato

Intanto, domani a Roma si apre in Cassazione il Processo intentato da cittadini e varie Amministrazioni pubbliche contro Enel per i danni ambientali causati dalle emissioni della centrale a olio combustibile di Porto Tolle

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Tratto da Noalcarbone

"Il silenzio colpevole dei moderni carbonari"

Comunicato di G. Pedrini - Fiamma Civitavecchia-Rm nord,

"Nel prendere atto della recrudescenza del fenomeno di “protesta” e “ contestazione” che sul WEB e sulla stampa cittadina si sta concretizzando nei riguardi dei “ fumi di variegato colore” emessi da TVN non posso fare a meno di rimarcare alcuni aspetti altamente significativi della faccenda. Il primo é costituito dal pesante , colpevole , silenzio sul problema da parte di quei politicanti che scelleratamente e consapevolmente votarono la “ conversione a carbone” di TVN .

Il secondo si riferisce a coloro che , pur consapevoli del disastro ambientale in atto , hanno il barbaro coraggio di contrabbandare come un’azione di promozione socio – economica la possibilità di “bruciare CDR “ nell’impianto di TVN .

Il terzo fa riferimento allo “squallore morale” di quanti , pur avendo votato a favore della “conversione a carbone”, oggi si ergono a pseudopaladini dell’ambiente al fine di sfruttare ipocritamente il disastro da loro provocato per scopi ci auguriamo puramente “ politici”: la memoria di quei nomi fa ormai parte della Storia incancellabile della città e delle pesanti patologie che affliggono in maniera consistente i cittadini.

La Sig.Polverini ha concesso sei mesi di proroga alla discarica di Malagrotta, ovvero al Sig.Cerroni come riportato recentemente dalla stampa , il cui nome , nel settore dello smaltimento dei rifiuti , é pari a quello degli Agnelli nel settore automobilistico. Gioca in questa proroga , oltre al nome del citato signore , la presenza di una srl interessata alla “lavorazione del rifiuto” prima del suo incenerimento , per la produzione di CDR , in impianti che ; parte di questo , secondo voci correnti, potrebbe essere combusto presso TVN o altro impianto da realizzare in area comprensoriale: un giro inimmaginabile di interessi economici e politici da far tremare i polsi qualora tali voci corrispondessero a realtà.

Questa é la fotografia della situazione rispetto alla quale chiediamo al Sig. Direttivo del Polo Civico di spiegarci ora il suo progetto di “ bruciare una quantità pari al 5% di CDR presso TVN”ed a quanto corrisponde tale percentuale in tonnellate annue.

Da parte loro i signori “ carbonari della prima ora” dovrebbero a questo punto chiarire pubblicamente perché autorizzarono uno scempio ambientale di tale portata e dovrebbero sentirsi in parte colpevoli dell’incremento in area delle patologie “ cancerogene”o “allergiche” e se qualche contribuente trascinasse in Tribunale costoro e l’ENEL per un risarcimento danni in seguito all’insorgere di un male conclamatamente connesso al “mercurio” od alla presenza di particelle di PM10 nell’aria che si respira nel comprensorio non penso che faccia male… anzi sarebbe un’azione altamente meritoria.

Da ultimo chiederei a qualche “ carbonaro della prima ora” di non fare troppa ammuina” sulle emissioni della Centrale altrimenti dovremmo cercare in esse un probabile effetto secondario di natura “ psichedelica” per spiegarci come mai egli riesca a dimenticare con eccessiva “non chalance” che tali emissioni sono comunque il risultato del suo voto ed invece di preoccuparsi della “co-combustione” e del “silenzio dei responsabili” in merito al problema si preoccupasse di chiarirci , insieme agli altri, il suo silenzio tanto in merito alla “combustione del carbone” quanto ai motivi che lo spinsero a votare per essa."
Gabriele Pedrini

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