Dott.ssa Patrizia Gentilini.
Diossina e salute: riflessioni di un medico .
Dott.ssa Patrizia Gentilini.
GRAZIE ALL’ESTENUANTE OPERATO (LEGALE, DI INFORMAZIONE ECONOMICO/SCIENTIFICA, DI MOBILITAZIONE CIVILE E DI ALTERNATIVE PROPOSTE) DEI MOVIMENTI CITTADINI, L’INCENERITORE DEI CASTELLI ROMANI E’ STATO BOCCIATO DAL TAR DEL LAZIO.
Riceviamo anche noi (unitamente alla stampa) una lettera della Dott.ssa Patrizia Gentilini (ISDE). Ne diamo ovviamente piena diffusione. Buona lettura.
Gentile Direttore,
con il recente scandalo di polli e uova tedesche alla diossina si ripropone ormai un rituale ricorrente e costante circa la sicurezza alimentare (ricordiamo le mozzarelle campane, le pecore pugliesi, i suini irlandesi, i polli toscani) e che – proprio per queste sue caratteristiche – rischia di passare, come una notizia fra le tante, cui non si dedica l’attenzione che merita.
Col termine diossina si intende la TCDD (2,3,7,8–tetraclorodibenzo-p-diossina), nota come “diossina di Seveso” a causa dell’incidente occorso a Seveso nel 1976, pericolosa a dosi infinitesimali (miliardesimi di milligrammo) e che è stata definita la sostanza più pericolosa mai conosciuta; affini a questa molecola ve ne sono tuttavia altre centinaia, con caratteristiche simili per cui si parla genericamente di “diossine”. Senza entrare troppo nei particolari ricordo che si tratta di molecole particolarmente stabili e persistenti nell’ambiente; nell’uomo la loro assunzione avviene per oltre il 90% per via alimentare, specie attraverso pesce, latte, carne, uova e formaggi in cui si accumulano essendo liposolubili.
Vengono trasmesse dalla madre al feto sia durante la gestazione che attraverso l’allattamento; a questo proposito dai pochissimi studi eseguiti- spesso per iniziativa spontanea dei cittadini sul latte materno, risulta che un lattante di di 5 kg si trova ad assumere quote di diossine variabili da alcune decine fino a centinaia di volte superiori al limite massimo indicato dall’UE.
Le diossine rientrano nel grande gruppo di sostanze denominate interferenti endocrini, agenti cioè che mimano l’azione degli ormoni naturali interferendo e disturbando funzioni complesse e delicatissime quali quelle immunitarie, endocrine, metaboliche e neuropsichiche. L’esposizione a diossine è correlata allo sviluppo di tumori (per la TCDD, linfomi, sarcomi, tumori a fegato, mammella, polmone, colon) nonchè a disturbi riproduttivi, endometriosi, anomalie dello sviluppo cerebrale, diabete, malattie della tiroide, danni polmonari, metabolici, cardiovascolari, epatici, cutanei e deficit del sistema immunitario. Forse non tutti sanno che trattandosi di sostanze così pericolose nel 2004 è stata stilata a Stoccolma una convenzione, sottoscritta da 120 paesi fra cui l’Italia, per vietare la produzione intenzionale ed imporre la riduzione di quella non voluta, peccato che il nostro paese sia stato l’unico a non averla poi ratificata! Queste sostanze si formano in particolari condizioni di temperatura in presenza di Cloro per cui ogni processo di combustione, in particolare di plastiche, porta alla loro formazione e sono presenti non solo nei fumi ma anche nelle ceneri degli inceneritori. A questo proposito segnalo l’ennessimo, recentissimo, studio (1) che correla queste sostanze emesse da inceneritori ai linfomi Non Hodgkin.
Lo studio è stato condotto in Francia su 34 pazienti affetti da linfoma residenti nell’area di ricaduta dell’inceneritore di Besancon e su 34 sani . In tutti sono stati dosati nel siero queste sostanze trovando livelli sempre più alti e statisticamente significativi nelle persone esposte. Peccato che nello studio Moniter, quello condotto dalla regione Emilia Romagna per valutare le ricadute degli 8 inceneritori presenti sul territorio, le diossine non siano state ricercate dove queste si accumulano, ovvero su matrici biologiche, nè tanto meno nel corpo delle persone o sul latte materno delle mamme esposte! Tuttavia, anche quando le diossine sono state ricercate e trovate, come nelle indagini eseguite in seguito allo sforamento del 2007 dell’inceneritore di Montale, indagini -ricordo- che hanno dimostrato in ben 6 su 10 campioni di polli, livelli ben oltre i limiti di legge, nessuna ordinanza di divieto al consumo è stata emanata, prassi consolidata in situazioni analoghe. Ricordo che nei due mesi di funzionamento, da maggio a luglio 2007, si può stimare che dall’inceneritore di Montale (facendo una media dei valori emersi dalle analisi) siano stati emessi oltre 50 milioni di nanogrammi di diossine, ovvero quanto l’impianto avrebbe potuto emettere in 14 mesi di attività e pari alla dose massima tollerabile per circa un milione di individui adulti in un intero anno.
Ma torniamo all’attuale scandalo, che si presta ad alcune considerazioni interessanti. Innanzi tutto esso viene fatto risalire alla somministrazione di mangimi contaminati da oli industriali ed altri inquinanti ai poveri animali, ma questo rischia di oscurare una altra recente notizia comparsa in precedenza (clicca qui) circa la contaminazione, oltre i limiti consentiti dalla legge, di ben il 28% di polli allevati all’aperto in Germania – che, lo ricordiamo, è il paese che ha il maggior numero di inceneritori, acciaierie ed impianti industriali in Europa-, quindi polli “ruspanti”, quelli che siamo abituati a considerare i più sicuri perchè allevati in modo naturale. Questo dato deve fare molto riflettere, perchè parlare solo dei polli contaminati per colpa dei mangimi e non anche di quelli esposti alle ricadute di acciaierie, inceneritori ed altri impianti produttori di diossine, rischia di non mettere sufficientemente a fuoco le conseguenze che uno “sviluppo” industriale dissennato ha comportato, quasi questo fosse meno colpevole di chi ha deliberatamente nutrito gli animali con mangimi contaminati.
Nel primo caso la colpa è infatti dell’ “ambiente”, ovvero di una entità che ci può apparire astratta ed il cui stato non viene percepito come una diretta conseguenza di assurdi comportamenti umani. Non credo ci voglia molto a capire che avere distrutto la civiltà contadina, avere avvelenato il territorio con pesticidi e con le ricadute di impianti assurdi ed inquinanti come gli inceneritori non solo arreca incalcolabili danni all’ambiente e alla salute, ma mina la possibilità stessa di sopravvivenza delle generazioni future.
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Tutte queste riflessioni vogliono ancora una volta ribadire il concetto che è arrivato il momento del cambiamento, dobbiamo riconoscere il fallimento del modello di sviluppo dell’attuale società che evidentemente non si cura delle conseguenze delle proprie scelte e che è arrivata perfino a contaminare le basi stesse dell’alimentazione inquinando anche l’alimento più prezioso al mondo: il latte materno!
Preoccuparsi dell’infanzia e delle possibità di sopravvivenza delle generazioni future dovrebbe essere al primo posto nei pensieri di una comunità civile.
Cordiali saluti.
Patrizia Gentilini – Medico oncologo ed ematologo
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Tratto da La Repubblica
Salute-lavoro, baratto assurdo
l'amara lezione di Taranto
l'amara lezione di Taranto
A lungo tra le città più inquinate d'Europa per colpa della più estesa acciaieria del continente. L'emergenza diossina è finalmente sotto controllo. La conta dei danni però è ancora tutta da fare e resta l'allarme per il benzopirene. "Per anni hanno cercato di eludere il problema"dal nostro inviato ANTONIO CIANCIULLOMa il decreto ferragostano con cui il governo ha rimandato al 31 dicembre 2012 la scadenza per il tetto più cautelativo per il benzopirene (1 nanogrammo per metro cubo) ha riacceso le polemiche nella città che si trova in prima linea sul fronte della lotta contro questo cancerogeno. E i Verdi hanno lanciato unaclass actionchiedendo danni per 3 miliardi di euro per le vittime dell'inquinamento a Taranto: "Ormai la diossina è nel terreno, è entrata nella catena alimentare e continua a mietere vittime".Leggi l'articolo integrale-------------------------------------------TRATTO DAL BLOG DEL COMITATO PER TARANTOFABIO MATACCHIERA A FABIO RIVA
_______________________________Tratto da "Il Giornale"Porto di Genova: Centrale Enel addio
La centrale a carbone del porto di Genova sarà dismessa definitivamente entro il 2017. Già dal prossimo anno inizieranno le prime fasi di chiusura, fermo restando che sarà salvaguardata l'occupazione dei 200 addetti, tra dipendenti diretti e indotto, che attualmente operano presso la centrale Enel."L'impianto è ormai obsoleto - spiega Carlo Senesi, assessore alle politiche energetiche del comune di Genova -, e non c'è possibilità di intervenire per rinnovarlo, anche per problemi di spazio".L'azienda, in una nota scritta, si dice soddisfatta dell'accordo stipulato con le istituzioni, anche per quanto riguarda la riduzione delle emissioni, che sarà conseguita attraverso l'utilizzo di combustibile a bassissimo contenuto di zolfo e particolari accorgimenti tecnico-gestionali. La Liguria produce più energia di quanto non ne consumi , spiega ancora l'assessore , in questo senso la centrale a carbone non è più strategica per la nostra regione.
FABIO MATACCHIERA A FABIO RIVA
Porto di Genova: Centrale Enel addio
La Liguria produce più energia di quanto non ne consumi , spiega ancora l'assessore , in questo senso la centrale a carbone non è più strategica per la nostra regione.
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