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22 febbraio 2011

CENTRALI A CARBONE :RIPORTIAMO ALCUNI DEI COSTI PER LA SOCIETA'............

Harvard, una ricerca mette in luce gli enormi costi nascosti dell'energia da carbone

Lo studio "Coal's hidden costs top $345 billion in U.S.-study" mostra come il costo dell'energia prodotta da carbone sia tre volte più alto di quanto normalmente si creda, a causa dei molteplici danni che provoca ad ambiente e salute, danni che pesano sulle tasche e sulla qualità di vita dei contribuenti.

Tratto da Reuters

Coal's hidden costs top $345 billion in U.S.-study


* Salute, danno ambientale potrebbe triplicare costo dell'energia

* costo pubblico (per la Sanità) maggiore del costo del carbone stesso"

Con Malone Scott

BOSTON, 16 febbraio (Reuters) -E' stato fatto uno studio che dice: l' utilizzo del carbone,negli Stati Uniti "per generare quasi la metà della sua elettricità, costa all'economia circa 345 miliardi dollari all'anno in spese nascoste .....tra cui problemi di salute nelle comunità minerarie e l'inquinamento intorno alle centrali elettriche.

Lo studio condotto da un ricercatore della Harvard University ha scoperto che: Tali costi sarebbero effettivamente il triplo del prezzo dell'energia elettrica prodotta da centrali a carbone, che sono prevalenti nella scelta energetica a causa del loro basso costo di esercizio.


"Questo non è a carico del settore del carbone, questo è sostenuto da noi cittadini nelle nostre tasse,"ha dichiarato Paul Epstein, professore della Harvard Medical School e direttore del
Center for Health and the Global Environment,, principale estensore dello studio.

"Il costo pubblico è di gran lunga maggiore del costo del carbone stesso. Gli effetti di questa industria vanno ben oltre la semplice illuminazione nostre luci".

Le centrali a carbone attualmente forniscono circa il 45 per cento di energia elettrica della nazione, secondo i dati US Energy Department.

Alla contabile di tutti i costi accessori connessi con il carbone bruciato si dovrebbe aggiungere circa 18 centesimi per chilowattora spostandola da una delle fonti di elettricità più economica ad una delle più costose....

.........La stima di 345 miliardi dollari come costo annuale è il valore medio dello studio dei costi connessi con la combustione del carbone. Lo studio dice che i costi potrebbero essere al minimo 175 miliardi dollari o al massimo come 523 miliardi dollari.

"Questa è effettivamente una tassa a carico bambini asmatici e dei laghi inquinati ....... ha detto Kert Davies, direttore di ricerca con il gruppo di attivisti di Greenpeace ambientale. "E 'una tassa da parte dell'industria su di noi che non stiamo vedendo nelle nostre bollette, ma siamo noi che ne sosteniamo i costi ".

Leggi l'articolo integrale

Tratto da Ecologiae

Greenpeace, assalto alla centrale elettrica “basta carbone, vogliamo le rinnovabili”

Nella mattinata di giovedì scorso Greenpeace USA ha avviato una nuova campagna di disobbedienza civile contro il carbone. Gli attivisti hanno srotolato uno striscione gigante in cima alla centrale del Bridgeport Harbor che recitava “Spegnetela: Basta Carbone”.

Il Bridgeport Harbor è un impianto vecchio ed inefficiente (ha 40 anni!), e non è necessario per fornire energia alla rete del Connecticut.

Eppure emette 3 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica ogni anno, insieme alle 2.800 tonnellate di anidride solforosa tossica, 2.200 tonnellate di ossido di azoto, e persino circa 20 kg di mercurio.

La centrale si ritiene sia responsabile dell’aria della città talmente insalubre che un residente su 4 ha l’asma. Gli esperti della sanità stimano che almeno un morto all’anno nella città possa essere attribuito alle emissioni nocive della centrale a carbone, che peraltro, come abbiamo accennato prima, è perfettamente inutile.

Il tutto nella completa ignoranza degli abitanti, i quali, intervistati da Treehugger, hanno affermato che le autorità non gli hanno mai detto che le emissioni potessero essere pericolose, ma avevano semplicemente affermato che la centrale fosse sicura.

Inoltre, come se non bastasse l’inquinamento già prodotto, tutto il carbone che brucia questa centrale per produrre appena 400 MW è importato dall’Indonesia, dove viene estratto da lavoratori che godono di stipendi bassi e pochi diritti umani, per un costo stimato di circa 60 milioni di euro per la spedizione. In sostanza, l’impianto incarna tutto ciò che c’è di sbagliato nella scelta del carbone nell’epoca moderna: vomita abbondanti quantità di emissioni di carbonio, rappresenta un rischio immediato per la salute pubblica, è inefficiente, costoso e vecchio.

Per questo ora gli attivisti di Greenpeace hanno deciso di dire basta, ed avvieranno una serie di iniziative su impianti analoghi per il futuro. L’obiettivo è di convertire le centrali inquinanti in centrali ad energia rinnovabile. Speriamo che, dopo il grande successo ottenuto nella campagna per salvare le balene, anche questa nuova iniziativa avrà un seguito positivo.

[Fonte: Treehugger]

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E per la serie QUANTO COSTANO ALLA COMUNITA' ITALIANA ,

oltre agli enormi danni sanitari, LE CENTRALI A CARBONE

Tratto dal Il Fatto Quotidiano

Protocollo di Kyoto, l’Italia rischia 2 miliardi di multa

Dal 2008 il governo ha fatto sconti alle grandi imprese che

inquinano di più e i gruppi energetici hanno avuto i permessi

per le emissioni di anidride carbonica senza pagare il dovuto.

Un aiuto di Stato che ora potrebbe costare caro

L’Italia sarà costretta a pagare circa due miliardi di euro per l’acquisto di
crediti esteri di anidride carbonica, se vorrà ottemperare agli obblighi
sottoscritti con il Protocollo di Kyoto.
È quanto emerge dal nuovo report della organizzazione non governativa
londinese Sandbag. Un miliardo e 700 milioni di euro: è questa la
cifra che, entro il 2012, l’Italia è destinata a sborsare per l’acquisto di crediti
generati all’estero. Non solo. A questi vanno aggiunti 500 milioni che le imprese
italiane soggette all’Emissions Trading System – schema regolatore del
Protocollo di Kyoto – dovranno pagare per trasferire le proprie riduzioni di
emissioni all’estero invece di investire in ambito domestico.
In altre parole: nel corso degli ultimi due anni le grandi imprese italiane
sono state esentate dai limiti imposti dal Protocollo di Kyoto grazie ai
permessi (pari a 2,5 milioni di euro) distribuiti gratuitamente dal
governo.
Così, per ottemperare agli obiettivi economico-ambientali imposti a livello
internazionale, lo Stato preleverà entro il 2012 due miliardi di euro dai
contributi pubblici per investirli nell’acquisto di crediti generati all’
estero...
I soldi che il governo si appresta a pagare sarebbero potuti essere
investiti nel miglioramento delle infrastrutture del Paese e nel
perseguimento di una maggiore indipendenza energetica.
Tuttavia – avverte Morris – fino ad ora il governo italiano ha percepito
i limiti stabiliti da Kyoto come una punizione, un peso da portare sulle
spalle, piuttosto che come un’opportunità di sviluppo”.

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