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21 giugno 2011

1)Porto Tolle;Veneto cambia legge parco per riconversione2)Brown Clouds, a rischio le coltivazioni di mezzo continente

Tratto da Ansa

Enel:Porto Tolle;Veneto cambia legge parco per riconversione

Zaia, individuata soluzione. forse non servira' nuova 'Via'

(ANSA) - VENEZIA, 21 GIU - La Regione Veneto si appresta a modificare la legge istitutiva del Parco del Delta del Po per ''salvare'' il progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, stoppata dal Consiglio di Stato.
Lo ha annunciato il governatore Luca Zaia.

La Giunta veneta ha approvato la modifica dell'art. 30 della legge istitutiva del Parco, del 1997, prevedendo la possibilita' di riconversione a carbone della centrale. Zaia non escluso si possa arrivare ad nuova decretazione del ministero dell'ambiente ''per non fare piu' nemmeno il passaggio alla Via''. (ANSA).
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Tratto da Rovigo oggi

CENTRALE ENEL PORTO TOLLE Una soluzione c'è: l'idrogeno come a Marghera oppure il ciclo combinato di idrogeno e gas metano

Il coraggio di chiedere quello che c'è a Fusina


Una soluzione c'è per la centrale di Porto Tolle, se solo Enel lo volesse e i politici polesani pretendessero tecnologie sane di ultima generazione: l'idrogeno come a Fusina di Marghera (Venezia) oppure il ciclo combinato di idrogeno e gas metano. Per proporlo, come fa Giovanni Boschetti in qualità di presidente dell'Unione cattolica stampa italiana, basta scartabellare nel sito di Enel.

"Perchè la salute dei figli e l'ambiente non hanno prezzo" conclude Boschetti



Non passa giorno che la cronaca locale o la stampa nazionale non parli della riconversione della Centrale Enel di Porto Tolle. Due schieramenti si fronteggiano: chi è favorevole al progetto Enel che prevede l'uso del carbone come combustibile e chi si oppone chiedendo l'uso di combustibili meno inquinanti o la totale dismissione.

Premesso che non si possono dimenticare due principi della Costituzione: la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro e si devono tutelare i beni ambientali, il paesaggio e la salute dei cittadini. Questo principio è ripreso dall'articolo 30 della Legge Regionale istitutiva del Parco Regionale del Delta. I concetti condivisi dalla maggioranza sono: si devono mantenere il posto ai lavoratori della Centrale e salvaguardare l'ambiente del Delta Polesano dall'inquinamento dell'ambiente, che metterebbe in crisi l'agricoltura, la pesca e il turismo. Maurizio Ferro, portavoce dei lavoratori di Polesine Camerini, nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa, sostiene che “Oggi, con le tecnologie disponibili, il carbone è una soluzione migliorativa del gas naturale-metano”. Purtroppo questa affermazione è smentita da quanto avviene nei siti italiani dove sono in funzione centrali termoelettriche con uso del carbone come combustibile: per esempio a Brindisi (si leggano in internet i siti di Medicina Democratica e Lega Ambiente: le ordinanze del sindaco che vieta le coltivazioni agricole attorno alla centrale). Certo, vanno salvaguardati i posti di lavoro, ma anche l'ambiente e la salute dei cittadini.


La soluzione a questi problemi è “a portata di mano”, ma ci vuole il coraggio di chiederla e respingere la proposta: o il carbone, o si chiude. Questo coraggio pare manchi alla politica polesana e a quella regionale. La proposta alternativa per la Centrale Termoelettrica di Porto Tolle è la tecnologia utilizzata per la centrale Enel “Andrea Palladio” di Fusina (Venezia): il primo impianto al mondo che usa come combustibile l'idrogeno......
Una ulteriore soluzione per il combustibile della Centrale di Porto Tolle potrebbe essere il “ciclo combinato”, che prevede l'impiego dell'idrogeno abbinato al gas metano: ciò permetterebbe di raggiungere un'altissima efficienza energetica. Questo mi pare possibile visto che a poche miglia dalla Centrale c'è il rigassificatore dell'Adriatic Lng di Porto Levante.


Chi potrà smentire queste affermazioni? Si cercherà di dire che il sito di Polesine Camerini non ha le caratteristiche di Porto Marghera.

Invece è solo questione di interessi economici e volontà politica. Io, come cristiano, mi sento impegnato a chiedere che l'ambiente, in cui viviamo e che Dio ci ha generosamente donato, sia rispettato e tutelato.


Questo dovrebbe essere anche un precetto per i lavoratori della Centrale di Polesine Camerini, se pensano cosa lasceranno in eredità ai loro figli.

Giovanni Boschetti

presidente provinciale Ucsi Unione Cattolica Stampa Italiana

Leggi l'articolo integrale su Rovigo oggi
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COMBUSTIONE DEL CARBONE E .....CONSEGUENZE GLOBALI.....

Tratto da Agoravox .it

Australia: carbon tax, un rimedio per l’ambiente ...........?

Un rapporto governativo sui cambiamenti climatici rivela l'urgenza per l'Australia di istituire una carbon tax per limitare le emissioni di CO2, ma secondo uno studio la misura potrebbe costare la perdita di 14.000 posti di lavoro

1. Martedì 24 maggio il primo ministro australiano Julia Gillard ha dichiarato che il numero di giorni di canicola in Australia è più che raddoppiato negli ultimi 50 anni, aumentando il rischio di decessi associati nonché di danni all'agricoltura. Il dato proviene da "Il decennio critico" un rapporto pubblicato il giorno prima dalla Commissione Clima del Paese.

La relazione afferma che, dalla fine del 1880, i livelli del mare sono aumentati di 7,87 pollici ( circa 20 centimetri) a livello globale, con grave pericolo per molte comunità costiere. E secondo le proiezioni attuali entro il 2050 il livello potrebbe ulteriormente aumentare della stessa misura, raddoppiando il rischio di inondazioni. Se il mondo non adotterà immediatamente un'adeguata politica di tutela ambientale, entro i prossimi quarant'anni la temperatura media del pianeta potrebbe innalzarsi di 2°C, una prospettiva disastrosa secondo la relazione.

Da qui la decisione di Gillard di tassare le emissioni industriali di carbonio. "Ogni centesimo pagato dai grandi inquinatori potrà essere usato per aiutare le famiglie, proteggere posti di lavoro e finanziare programmi per affrontare i cambiamenti climatici,” ha scritto il premier sul suo blog. “Ecco perché è così importante agire adesso", ha aggiunto.

Secondo le proposte del governo, l'Australia introdurrebbe un'imposta sulle emissioni a partire dal luglio 2012, per poi passare ad un piano di emission trading nel 2015. Progetti che il 30 maggio la signora Gillard ha annunciato di voler implementare al più presto.

2. Cosa sono di preciso questi due strumenti?
La carbon tax è un esempio di ecotassa, uno strumento di politica fiscale secondo il quale ogni tonnellata di inquinamento da anidride carbonica rilasciata dai combustibili fossili sarà soggetto ad un'aliquota fissata dal governo. Nel caso australiano, la tassa includerà i settori dell'energia, dei trasporti, e tutti i processi industriali. L'agricoltura non sarà inclusa nel sistema.
In un sistema di emission trading, invece, un'autorità centrale fissa un limite massimo di sostanze inquinanti che è possibile emettere nell'ambito di un normale processo produttivo, sulla base del numero di licenze possedute. Ciascuna licenza consente di emettere una certa quantità. Per cui le imprese che vogliono inquinare di più devono procurarsi i permessi acquistandoli dalle aziende che ne hanno in avanzo. Ciò significa che le industrie compratrici devono sopportare un costo per essere più “inquinanti”, mentre le venditrici vengono ricompensate per la loro riduzione delle emissioni. Il numero totale di permessi rilasciati a tutte le aziende non può superare il tetto di emissioni pianificate dall'autorità centrale ogni anno.


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Tratto da Montagna Tv

Brown Clouds, a rischio le coltivazioni di mezzo continente

BERGAMO — Si chiamano “ABC” – Atmospheric Brown Clouds – e sono grosse nubi marroni composte da aerosol e particelle inquinanti. Sono concentrate nei cieli del Sudest asiatico e impediscono alla luce solare di raggiungere la superficie terrestre, cambiando il clima e i cicli naturali. Terreni più secchi, meno precipitazioni e meno raggi solari: ovvero, un grande danno per le coltivazioni nonché meno cibo per le popolazioni dei Paesi più popolosi della terra.

Le Brown Clouds sono alimentate da gas di scarico delle auto, centrali a carbone, combustione di legname e altre biomasse, e costituiscono una delle minacce più pericolose per il pianeta, anche perché risultano in costante espansione. I danni si riscontrano a tutti i livelli, dalla salute all’agricoltura: mettono a rischio gli stessi raccolti, un problema primario in paesi come India e Cina, i più popolosi della terra.

La maggior parte delle piante per crescere ha bisogno di aria, luce, acqua e un terreno ricco di sostanze. Le condizioni climatiche, in particolare rispetto ai valori di umidità e temperature, influenzano quindi la crescita della vegetazione. Secondo quanto riferisce il rapporto del 2010 dell’Unep – United Nations Environment Programme – gli Aerosols contenuti nelle Atmospheric Brown Clouds, insieme agli altri diversi tipi di gas, possono condizionare la produzione dei campi in diversi modi, interferendo nei bisogni basilari e cambiando le condizioni meteorologiche....

Le Brown Clouds riducono l’attività della fotosintesi clorofilliana delle piante, sia perché non permettono ai raggi solari di filtrare normalmente, sia perché depositano sulle foglie polveri, ceneri, fuliggini, e aerosol, che creano una sorta di schermo. Le Atmospheric Brown Clouds provocano inoltre piogge acide che inacidiscono il terreno, riducendone le quantità di calcio, magnesio e potassio e mettendo quindi a rischio la crescita delle piante stesse.

Un altro problema è costituito dall’ozono. Le Brown Clouds infatti, a basse latitudini favoriscono i processi di formazione di ozono che riduce la quantità di ossigeno nell’aria (come succede per esempio nelle città dove i livelli di ozono sono alti). Forti quantità di ozono danneggiano le piante: visivamente si manifesta con macchie rosse, gialle o bianche sulle foglie, e ancora una volta elevati livelli di ozono riducono la capacità di fotosintesi, il che implica il ritardo della crescita delle piante stesse e dei loro frutti. Mancando le piante, si riduce anche la quantità di ossigeno emessa nell’aria....

Tra le minacce indirette portare all’agricoltura dalla presenza delle Brown Clouds, c’è anche la scarsità d’acqua a disposizione per coltivare i campi. Le ABC infatti condizionano direttamente anche il ciclo idrologico: le nubi marroni provocano una diminuzione delle piogge nell’aree interne del continente asiatico e al contempo un aumento delle precipitazioni nelle zone costiere, dove risultano più violente, tanto da causare alluvioni alternate a forti siccità......

Per affrontare il problema e prevedere scenari futuri, è essenziale oggi intensificare gli studi sulle Brown Clouds, raccogliendo il maggior numero di dati. Un maggiore sforzo in questo senso è necessario per meglio comprendere gli effetti diretti (come i danni da inquinamento) ed indiretti (relativi al cambiamento climatico) provocati dalle ABC sulle coltivazioni agricole.

Info: United Nations Environment Programme

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