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18 giugno 2011

1)La dipendenza dalle fonti fossili? Quest'anno per l'Italia costerà 63 mld 2)Altamarea: no all'AIA truffa3) Enea: energia dal mare vale sei centrali.

Tratto da Zeroemission

La dipendenza dalle fonti fossili? Quest'anno per l'Italia costerà 63 mld
17-06-2011
Una fattura energetica salatissima quella che toccherà all'Italia alla fine del 2011, ben 10 miliardi in più di quanto registrato nel 2010. E pensare che c'è ancora chi punta il dito sulle fonti rinnovabili


Fattura energetica sempre più salata per l’Italia. A fine anno, la dipendenza dalle fonti fossili costerà al Paese tre miliardi in più del previsto, circa 63 miliardi di euro. Si tratta per giunta di una cifra in netta crescita da qualche anno, essendo superiore di ben 10 miliardi rispetto al 2010, anno in cui si registrò un aumento di ben 11 miliardi rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda i dati del petrolio, secondo quanto pubblicato ieri, giovedì 16 giugno dal Sole 24 Ore, si potrebbero raggiungere addirittura i 36 miliardi, almeno un paio in più, con un aumento rispetto al 2010 di ben 12 miliardi. Questo a causa della ripresa dei prezzi internazionali del greggio e del gas, oltre alla crisi della raffinazione che spinge l’Italia ad importare prodotti lavorati.

Le cifre, inutile dirlo, sono molto alte, eppure, c’è chi preferisce attaccare il settore delle rinnovabili. Nei mesi scorsi, infatti, sulle pagine di alcuni quotidiani italiani, si è gridato allo scandalo per i finanziamenti necessari per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia: 100 miliardi di euro in totale per gli incentivi tra il 2010 e il 2020, vale a dire, meno del doppio di quanto viene speso in un solo anno per le fonti fossili. Inoltre, gli investimenti sulle rinnovabili possono spingere l’Italia a sviluppare eccellenze, ad aumentare i posti di lavoro e a divincolarsi dalla stretta presa della dipendenza dall’estero. (a.m.)

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Lettera al Ministero dell'Ambiente: il 5 Luglio a Roma la riunione decisiva

Altamarea: no all'AIA truffa

Ai Sindaci di Taranto e Statte e ai Presidenti della Regione Puglia e della provincia di Taranto ripetiamo che ci auguriamo vivamente che i cittadini di Taranto e provincia non siano traditi proprio dai loro amministratori
18 giugno 2011 - Biagio de Marzo (Presidente di Altamarea)

Nel Verbale della CdS del 22 febbraio 2011 relativa alla AIA di Ilva SpA stabilimento di Taranto è scritto: Punto 1 dell'OdG - "..... Sullo specifico punto (NdR: ammissibilità delle osservazioni prodotte dalle associazioni ambientaliste) la Conferenza delibera all'unanimità che, in considerazione della portata ampia della legislazione in materia di procedimento amministrativo, non sia possibile escludere dal procedimento le osservazioni presentate e che, pertanto, esse debbano essere prese in esame puntualmente dalla Commisssione IPPC, che dovrà esprimersi in merito"; Punto 6 dell'OdG - “La Conferenza all’unanimità delibera di aggiornare i propri lavori, dando mandato alla Commissione IPPC di esaminare puntualmente, entro trenta giorni, quanto concordato in corso di seduta, eventualmente aggiornando il parere istruttorio conclusivo”.

A quasi quattro mesi dalla Conferenza dei Servizi del 22 febbraio 2011, non si ha notizia di "puntuale esame" nè delle nostre osservazioni nè, più in generale, di aggiornamento del parere istruttorio della Commissione IPPC già rilasciato per la CdS del 22.2.2011.
AltaMarea conferma il proprio assoluto dissenso su quel parere istruttorio, giudicato erroneo, ingannevole, inidoneo e del tutto inadeguato al rilascio dell’AIA e ribadisce la propria posizione sull’inqualificabile operato della Commissione e delle sue lungaggini. Tale operato, illegittimamente e colpevolmente tollerato e non sanzionato dal Ministero, di fatto, permette ad Ilva di continuare a gestire gli impianti senza apportare tutte le riduzioni effettive dell'enorme carico inquinante che grava sulla città e sui lavoratori stessi provocando direttamente o indirettamente danni alla salute....

Abbiamo saputo in sede locale che è stata convocata la CdS per l’AIA di Ilva stabilimento di Taranto per il 5 luglio senza averci invitati come ripetutamente promesso.
Nel contempo invitiamo i Sindaci di Taranto e Statte a dare precise istruzioni ai propri rappresentanti nel “Gruppo istruttore” e nella Conferenza dei Servizi perché facciano valere le prescrizioni contenute nella nota, con annessi allegati,
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Tratto da "La Voce dell'emergenza"

Scenari post nucleare, Enea: energia dal mare vale sei centrali

I dati del workshop Enea parlano chiaro: se l’Italia sfruttasse il potenziale del moto ondoso del Mediterraneo potrebbe produrre 10 mila MW.
Si è concluso ieri il workshop “Prospettive di sviluppo dell’energia dal mare per la produzione elettrica in Italia” organizzato dall‘Enea a Roma. E i dati emersi dall’incontro scientifico sono molto interessanti: dal mare si potrebbe ricavare energia elettrica totalmente rinnovabile in quantità enormi, pari a quella generata da diverse centrali nucleari.

Secondo le stime IEA (l’Agenzia Internazionale per l’Energia), il mare in teoria potrebbe produrre tra i 20 mila e i 90 mila TWh/anno. Venendo all’Italia, invece, il potenziale è stimabile in circa 10 mila MW qualora tutte le coste venissero sfruttate. Se, spiega l’Enea, si utilizzassero per produrre energia almeno i tratti di costa già cementificati (pari a circa 350 Km in totale tra porti, porticcioli e frangiflutti), si potrebbero già installare impianti di produzione di energia dal moto ondoso pari a 1.600 MW. Cioè quanto una centrale nucleare Epr.
Qualche tentativo, in realtà, in Italia è stato già compiuto. Come la turbina marina ad asse verticale “Kobold”, installata nello Stretto di Messina: ha una potenza nominale di 120 KW, è ormeggiata a 150 metri dalla costa alla profondità di 20 metri ed ha un’efficienza persino superiore a quella di una pala eolica.
(L’Essenziale).

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