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19 giugno 2011

PICCO DEL 35% DI MORTALITÀ INFANTILE DOPO L'INCIDENTE DI FUKUSHIMA.Nucleare: radiazioni, quali rischi per la salute?

Tratto da Makeup news

Nucleare: radiazioni, quali rischi per la salute?

MilanoI materiali radioattivi che decadono spontaneamente producono radiazioni ionizzanti capaci di causare danni significativi all’architettura interna dell’organismo, rompendo i legami chimici tra atomi e molecole che compongono i tessuti.
L’assorbimento di radiazioni produce effetti lesivi sull’organismo in base ad alcuni fattori: il tipo di radiazione ionizzante coinvolta, la sua capacità di penetrazione, la porzione di corpo esposta e la durata dell’esposizione, infine la dose totale irradiata.

Gli effetti patologici delle radiazioni ionizzanti si dividono in effetti somatici, che colpiscono il corpo degli individui esposti ed effetti genetici o ereditari, che colpiscono la prole degli individui coinvolti.
Pelle, midollo osseo e ghiandole sessuali sono le aree del corpo più radio-sensibili, tessuti in cui le cellule si moltiplicano molto rapidamente, mentre reni, fegato, muscoli e sistema nervoso sono ritenuti radio-resistenti, poichè le cellule che compongono tali tessuti si riproducono con minor facilità.

I rischi più immediati dell’esposizione sono rappresentati dall’infiammazione a carico di pelle e bocca, emorragie sottocutanee e perdita di capelli.
Nausea e vomito spesso cominciano alcune ore dopo l’esposizione, seguite poi da diarrea, mal di testa e febbre.
Per avere un’idea complessiva, gli effetti delle radiazioni possono colpire la pelle e la bocca (eritema e infiammazione), il midollo osseo (molto radiosensibile), tratto gastrointestinale, organi genitali (esposizioni notevoli possono portare a sterilità permanente), occhi e sistema nervoso (svogliatezza, sonnolenza, apatia, prostrazione).

Parlando di effetti a lungo termine, invece, il rischio maggiore è lo svilupparsi di un tumore: questo può accadere quando le cellule perdono la capacità di andare in apoptosi (“suicidarsi” praticamente), continuando a dividersi in modo incontrollato.
Che cosa succede quindi quando veniamo in contatto con le radiazioni? Il corpo risponde all’insulto, cercando di riparare i danni causati dalle radiazioni, ma non sempre ci riesce a causa dell’elevata dose o estensione del danno, oppure per colpa di errori che avvengono nel processo riparativo.

In Giappone, nei pressi della centrale di Fukushima, si è raggiunta la quota di 400 mSv (l’unità di misura per le radiazioni è il Sievert, ma è un valore notevole, normalmente si usa infatti il sottomultiplo millisievert) in un’ora di esposizione.
Secondo le tabelle dell’Oms, se si viene esposti a un Sievert (1.000 mSv) nell’arco di un’ora si incorre in alterazioni temporanee dell’emoglobina; quando si sale a due- cinque Sievert si hanno perdita dei capelli, nausea, emorragie; con quattro Sievert assorbiti in una settimana si ha la morte nel 50% dei casi, con sei non c’è speranza di sopravvivenza.
Questo nel breve periodo. Nel lungo, come si è purtroppo visto negli anni successivi a Chernobyl, anche dopo vent’anni e oltre si rischiano tumori (soprattutto tiroidei), leucemie e linfomi.

Come proteggersi dalle radiazioni? Le uniche misure con una qualche efficacia sono il chiudersi in casa evitando il più possibile il contatto con l’aria esterna e l’assunzione di pillole di ioduro di potassio per saturare la tiroide; fondamentale anche l’igiene personale, soprattutto il lavarsi accuratamente le mani ed in genere si raccomanda di non mangiare vegetali a foglia larga, su cui potrebbero essersi depositate maggiori dosi di elementi radioattivi (si tratta comunque di precauzioni che purtroppo non sempre bastano).
Nei casi più gravi, i piani di intervento di tutti i paesi del mondo prevedono l’evacuazione nel raggio di almeno cinque chilometri dal luogo dell’incidente nucleare.

Nadia Galliano


Tratto da Come Don Chisciotte

PICCO DEL 35% DI MORTALITÀ INFANTILE DOPO L'INCIDENTE DI FUKUSHIMA NELLE CITTÀ DEL NORD-OVEST DEGLI USA
Il drammatico aumento dei decessi infantili negli Stati Uniti è il risultato della ricaduta radioattiva di Fukushima?

I bambini negli Stati Uniti stanno morendo a un ritmo sempre maggiore. E anche se gli Stati Uniti spendono miliardi di dollari per l'assistenza medica, dal 2006 si classificano ventottesimi al mondo per la mortalità infantile, spendendo più del doppio rispetto alle nazioni che si trovano agli ultimi posti della classifica.

Ultimamente il Morbidity and Mortality Weekly Report del CDC [Rapporto settimanale sull'infettività e mortalità, ndt] ha segnalato che otto città del nord-ovest degli Stati Uniti (Boise in Idaho, Seattle nello stato di Washington, Portland in Oregon, oltre alle città nel nord della California, Santa Cruz, Sacramento, San Francisco, San Jose e Berkeley) hanno registrato i seguenti tassi di mortalità fra i minori di un anno d’età:

4 settimane prima del 19 Marzo 2011: 37 morti (con una media 9,25 alla settimana);

10 settimane prima del 28 Maggio 2011: 125 morti (con una media di 12,50 alla settimana).

Ciò equivale ad un aumento del 35% (il totale per tutti gli Stati Uniti sfiora il 2,3%) ed è statisticamente rilevante. Di ulteriore rilevanza è il fatto che tali date comprendono le quattro settimane precedenti e le dieci successive al disastro dell'impianto di Fukushima. Nel 2001 la mortalità infantile era di 6,834 per 1000 nati vivi, aumentata fino a 6,845 nel 2007. Tutti gli anni dal 2001 al 2007 hanno registrato dei tassi più alti rispetto al 2001.

Dal reattore di Fukushima sono fuoriusciti isotopi radioattivi compreso lo iodio (I-131), lo stronzio (Sr-90) e il cesio (Cs-134 e Cs-137), che vengono assorbiti dal cibo e dall'acqua. Lo iodio si concentra nella tiroide, lo stronzio nelle ossa e nei denti ed il cesio nei tessuti molli, incluso il cuore. I feti e i bambini sono più vulnerabili poiché le loro cellule si riproducono rapidamente e la dose che li investe è in proporzione più concentrata rispetto a quella ricevuta da un adulto.

I dati di Chernobyl mostrano in modo evidente come il numero di neonati deboli e malati e il numero di decessi di feti e neonati fosse aumentato subito dopo la fusione del reattore nucleare. Questo è accaduto in Europa come nell’Unione Sovietica. Risultati simili sono stati individuati nelle forme di vita animali in aree con alti livelli di ricaduta radioattiva.
......

Il 5 giugno 2011 il Japan Times ha riportato che le radiazioni nel reattore 1 di Fukushima raggiungevano i 4,000 millisievert/h. In proporzione, un lavoratore avrebbe ricevuto la dose massima di radiazioni “consentite” in quattro minuti. Inoltre, ci sono più di 40.000 tonnellate di acqua radioattiva sotto il reattore e altra radioattività che si espande nell’aria e nel mare. Si ritiene che le barre di carburante si siano fuse e siano precipitate sul fondo dei reattori 1, 2 e 3.

TEPCO, l’azienda proprietaria, ha impiegato più di due mesi per confermare la fusione e ha ammesso di avere mentito sui livelli di distruzione e contaminazione, il che ha dato come risultato la perdita di credibilità presso l’opinione pubblica. Più di 100.000 tonnellate di scorie radioattive permangono sul sito.....

I rilevamenti biologici a Chernobyl non possono essere ignorati: l’assunzione di isotopi può determinare il futuro di ogni vita sulla terra, degli animali, dei pesci, degli uccelli, delle piante e degli uomini. E’ fondamentale avere queste informazioni per evitare danni ulteriori e catastrofici.

Leggi l'articolo integrale Fonte: http://www.counterpunch.org/sherman06102011.html
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Tratto da Robadadonne

Chernobyl – la sofferenza dei bambini 25 anni dopo la tragedia nucleare


....TUMORI INFANTILI. Il tumore alla tiroide è il tipo di neoplasia (riferito alla fascia d’età 0/18 anni) col maggior incremento di casi riscontrati dopo l’incidente nelle aree della Bielorussia, Russia e Ucraina come risulta dai registri oncologici di questi stati. Fino al 2002 sono stati registrati quasi 5000 casi di tumore alla tiroide in questa popolazione, con un incremento anche di 10 volte rispetto al periodo precedente il disastro. La

malattia è stata provocata dall’assunzione di iodio-131 nei giorni immediatamente successivi all’incidente. La fascia di popolazione più colpita è stata la più giovane a causa del consumo di latte che conteneva alte concentrazioni di iodio-131. La prima forma di profilassi è stata la somministrazione di iodio non radioattivo ad un gran numero di bambini residenti nelle aree contaminate. Successivamente un’accurata pianificazione della diagnosi precoce ha permesso di curare con un intervento chirurgico il 99% dei casi diagnosticati.

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