Tratto da Unonotizie
ENEL, RIFIUTI TOSSICI PER FARE MATTONI . In Calabria,scarti industriali provenienti da Centrali termoelettriche.18 indagati..
Indagati cinque dirigenti della centrale Enel “Federico II” di Brindisi , il legale rappresentante della Fornace Tranquilla srl unitamente ai suoi dipendenti , quindi i legali rappresentanti delle imprese che hanno proceduto dal trasporto dei rifiuti tossici .... Sul registro della Procura anche due funzionari dell’Amministrazione provinciale di Vibo Valentia , che con presunte false attestazioni avrebbero favorito lo stoccaggio ed il sotterramento degli scarti industriali ad alta concentrazione di metalli pesanti nel sito di San Calogero.
Gli inquirenti, inoltre, hanno scoperto come quegli stessi rifiuti provenissero - «fra l’altro», annotano - dalle centrali termoelettriche di Brindisi, Priolo Gargallo (Siracusa) e Termini Imerese (Palermo). ...... Due anni dopo la Procura chiude il cerchio sull’intera filiera: dalla sorgente alla foce, vettori compresi. E dietro vi sarebbe un giro d’affari per «svariati milioni di euro». Anzi, il valore del vilipendio di un’area di circa 100mila metri quadri, si aggira a «più di 18 milioni di euro», perché tanto - alle centrali Enel di Brindisi, Priolo Gargallo e Termini Imerese - sarebbe costato il «regolare smaltimento, in sicurezza, a termini di legge». Un prezzo che si alimenta visti i provvedimenti che, ad indagini ancora in corso, il prefetto di Vibo Valentia Luisa Latella, dovette assumere: con una sua ordinanza, sin dal 21 luglio 2010, ha imposto di procedere all’immediata distruzione dei prodotti agricoli coltivati nelle immediate vicinanze dell’area interessata vietandone il consumo e la commercializzazione.
I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere, finalizzata al traffico e all’illecito smaltimento di oltre 135.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, al disastro ambientale con conseguente pericolo per l’incolumità pubblica, dall’avvelenamento di acque e di sostanze alimentari alla falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale e alla falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, nonché dalla attività di gestione dei rifiuti non autorizzata, alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Tutti contestati in concorso tra gli indagati.....
Pietro Comito
Fino in Svizzera per dire No alla centrale a carbone di Saline Joniche
Sabato 27 agosto a Coira, nel cantone dei Grigioni (Svizzera), si svolgerà una manifestazione contro il progetto della centrale a carbone di Saline Joniche. A promuovere l’iniziativa è l’associazione Zukunft Statt Kohle (Futuro invece di carbone) con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione locale tentando di bloccare gli investimenti di Repower (socio di maggioranza del progetto SEI)....
Il tema della manifestazione, autorizzata e pacifica, sarà “Nessun danno al clima dai Grigioni: centrali a carbone Repower ADDIO” e servirà ad opporsi alla costruzione dei due impianti progettati dalla multinazionale svizzera sui territori di Saline e Brunsbüttel in Germania.
Per rimanere aggiornati è possibile inoltre visitare il sito web del Coordinamento al seguente indirizzo www.nocarbonesaline.it
Coordinamento Associazioni Area Grecanica
La presentazione dei dati del registro tumori costituisce solo il primo passo di un percorso ancora lungo da percorrere. Va dato atto del lavoro svolto con abnegazione da chi, con pochissime risorse, ha dovuto elaborare una grande mole di dati arretrati.
Ma ciò che emerge è solo una informazione preliminare che necessita di approfondimenti per capire l’impatto che gli inquinanti hanno avuto sulle aree di popolazione più esposta.
Mancano infatti i dati disaggregati di coloro che quotidianamente per motivi di lavoro entrano a contatto in modo più frequente e massiccio con i cancerogeni industriali. Gli operai "esposti" a Taranto sono “invisibili” nella mappa del cancro. Eppure la legge prevede che vi sia un Registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni.
Chiediamo alle autorità competenti se abbiano ottemperato alle prescrizioni di legge, emanate con Decreto Ministeriale 155/07 del Ministero della Salute (Regolamento attuativo dell'articolo 70, comma 9, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626. Registri e cartelle sanitarie dei lavoratori esposti durante il lavoro ad agenti cancerogeni, G.U. 18 settembre 2007, n. 217).
Il Registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni (previsto dall'articolo 70, comma 1, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni) deve essere istituito dal datore di lavoro e inviato agli organi preposti alla prevenzione e alla sicurezza.
Questo prevede il comma 3 dell’articolo 2 del DM 155/07 che istituisce il Registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni:
“Il datore di lavoro invia in busta chiusa, siglata dal medico competente, la copia del registro di cui al comma 1 all'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL) e all'organo di vigilanza competente per territorio entro trenta giorni dalla sua istituzione”.
L'ISPESL, è stato recentemente sciolto e incorporato nell'INAIL, e tuttavia il DM 155/07 andava e va attuato, e chi doveva attuarlo deve dare conto di ciò che è stato fatto a Taranto.
Il DM 155/07 prescrive: “La conservazione dei dati sanitari raccolti deve essere assicurata per 40 anni dalla cessazione del lavoro comportante esposizione ad agenti cancerogeni” (art.3 comma 6).
Quindi le autorità sanitarie dovrebbero essere in possesso di una consistente quantità di dati che possono consentire di effettuare calcoli statistici sull’impatto che i cancerogeni industriali hanno avuto e hanno attualmente sui lavoratori dell'Ilva.
Dove sono le “cartelle sanitarie e di rischio” dei lavoratori Ilva in pensione? Tali cartelle sono previste dal dlgs 626/94 e consentono di documentare gli effetti dell’esposizioni dei lavoratori agli agenti cancerogeni.
Sono decine di migliaia le "cartelle sanitarie e di rischio" su cui si possono compiere indagini, sia per capire l'incidenza dei tumori sui lavoratori in attività sia per verificare se quelli in pensione hanno avuto delle conseguenze dopo l'esposizione.
Chiediamo alla Procura della Repubblica di farsi carico, nell’ambito dell’incidente probatorio, di un’indagine specifica sull’esposizione dei lavoratori agli agenti cancerogeni, anche per verificare se il Registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni sia stato effettivamente attivato e se sia disponibile per effettuare elaborazione statistiche per verificare quanti decessi e quanti ammalati vi siano stati in questi anni nei reparti a più alto rischio....LEGGI TUTTO
Leggi anche su Il BLOG DEL COMITATO PER TARANTO
E' Taranto la capitale meridionale dei tumori
IL CASO. Presentato a Palazzo di Città il nuovo Registro Tumori. I dati elaborati dalla Asl locale fino al 2006 evidenziano il triste primato del capoluogo ionico. L’allarme del sindaco Stefàno.Smog e malattie: a Milano la prima class action
Class action per l’inquinamento dell’aria:in arrivo nuove cause. In 175 hanno già chiesto un risarcimento. Prima udienza a novembre. Ora altri mille seguiranno la stessa strada
«Se nell’aria di Milano i livelli di particolato fossero inferiori del 10%, i decessi sarebbero ogni anno 210 in meno. E si eviterebbero 27 morti per tumori ai polmoni su 997». I dati sono frutto di una ricerca svolta da Paolo Crosignani, medico dell’Istituto dei tumori, che spiega: «A Milano 1.178 decessi l’anno sono attribuibili all’inquinamento.
AZIONI LEGALI FOTOCOPIA – Per queste ragioni è stata avviata dai Verdi nel maggio scorso una class action dei cittadini milanesi contro il Comune e la Regione: in 175 residenti l’hanno firmata consentendone la notifica e mettendo in moto il meccanismo che porterà all’udienza l’8 novembre prossimo. Intanto sono arrivati altri mille firmatari pronti ad attivare nuove azioni legali fotocopia.
CLASS ACTION – Chi ha sottoscritto la class action, dimostrando di risiedere a Milano da più di dieci anni, imputa all’amministrazione – la Regione e la giunta comunale guidata dall’ex sindaco Moratti – il mancato raggiungimento degli obiettivi Ue....Ma la salute non ha prezzo. «Riduzione delle funzioni respiratorie, bronchiti croniche, infezioni all’apparato respiratorio, asma e anche tumori: il 10 per cento dei firmatari ha portato documentazione medica», spiega l’avvocato Claudio Linzola, che ha raccolto i ricorsi...
RISCHIO SANZIONI E la Ue ci multerà perché i limiti di legge sono stati superati per anni», conclude Enrico Fedrighini, consigliere comunale e capogruppo dei Verdi. «A quanto ammonterà la sanzione? Devono quantificarla, ma si tratterà di 800 milioni di euro per ogni anno di sforamento.
Una montagna di soldi, che potevano essere usati diversamente».
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