Il carbone di Porto Tolle
Ci sono posti dove anche un respiro ha un sapore diverso. Ogni filo d'erba, ogni granello di terra, subisce inerme il dramma generato dall'uomo.A Porto Tolle, in Veneto, c'è una centrale Enel fra le più grandi d'Europa. La sua torre a strisce biancorosse si innalza verso il cielo e squarcia la pianura, sul delta del Po.
Era alimentata a olio combustibile, ma adesso vogliono rinconvertirla in una centrale a carbone. Ci raccontano la favola del carbone pulito, nascondendo la realtà.
Il carbone è fra i combustibili più inquinanti. E' vecchio 300 milioni di anni. Il suo rilascio di Co2 nell'aria è devastante.
Però costa meno, garantisce maggiori profitti. E davanti al business non c'è ambiente che tenga.
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.........E IL CARBONE DI VADO LIGURE
Riportiamo il Commento ,sul blog di BEPPE GRILLO, di MilenaDebenedetti
Beppe, non c'e' solo Porto Tolle, lo sai bene!
Li' almeno il PD e' contrario, qui da noi (forse il carbone della tessera n.1 e' diverso, e' veramente pulito e profuma alla violetta) PD piu' e meno L vanno d'amore e d'accordo.
Qui a Vado Ligure (Savona) in una delle TRE centrali a carbone della Liguria, striscia di terra sul mare a vocazione turistica, la proprieta' Tirreno Power (la longa manus di Debenedetti), dopo aver aggiunto due gruppi a metano pretende di ampliare a carbone.
Contrari tutti i partiti tranne PD piu' e meno L. Contrarie le associazioni e la gran parte della popolazione e un buon numero di sindaci dei paesi intorno, giunte di ogni colore. Disponibili dati drammatici su inquinamento e aumento di morbilita', tanto che c'e' anche un esposto alla magistratura.
Non c'e' alcun bisogno energetico che giustifichi un ulteriore scempio e danno al turismo, solo speculazione.
Ma niente da fare, passate le comunali la Regione a maggioranza centro sinistra (quello stesso PD che prima delle scorse regionali chiedeva voti e firme contro l'ampliamento), non solo autorizza, ma apre la strada perche' anche i vecchissimi gruppi a carbone continuino a funzionare e siano via via sostituiti da altri nuovi.
Avremo alla fine una delle centrali a carbone piu' potenti d'Italia! A due passi dall'isola di Bergeggi, dalla riviera di Ponente. Una pietra tombale sul turismo e sulla salute delle persone.
Ma noi continuiamo a lottare, anche contro .......dei politici che tradiscono i loro elettori e di un sindacato che voleva fare "uno sciopero generale contro gli ambientalisti!"
Faremo ricorsi legali e proteste civili.
Tratto da Il Resto del Carlino
Centrale Porto Tolle, slitta la decisione sulla modifica del regolamento del Parco del Delta
Rovigo, 21 luglio 2011 - Ancora non è arrivato il via libera definitivo per la modifica dell'articolo 30 del regolamento del Parco Delta del Po, che sancirebbe l'inserimento del carbone tra i combustibili utilizzabili nelle centrali dell'area. Una modifica che aprirebbe le porte alla riconversione della Centrale Enel di Porto Tolle, auspicata dall'azienda, dai sindacati e dai lavoratori. La seduta si riaggiornerà martedì 26 luglio.I lavoratori hanno già fatto sapere che presidieranno il consiglio a palazzo Ferro- Fini di Venezia per far valere le loro ragioni: “E’ ora di decidere: oggi e’ entrata in gioco l’ideologia politica su una questione che chiede solo parole concrete.
"Noi ci stiamo battendo - dice Pietrangelo Pettenò della Federazione della sinistra Veneta _ affinché non si debba cedere al ricatto che l’Enel vuole imporre, contrapponendo il diritto al lavoro alla salute pubblica di migliaia di cittadini lavoratori.
C' E' CHI GUARDA AL PASSATO DEL CARBONE E CHI PER FORTUNA PENSA AL FUTURO...
Tratto da Mondo libero on line
Ingeteam di Castel Bolognese: orgoglio italiano degli inverter fotovoltaici
In soli tre anni di vita, Ingeteam ha conosciuto una crescita travolgente, tanto che l’ultimo bilancio parla di un fatturato di 82 milioni, ricavi per 17 milioni di euro e 530 Megawatt installati nel 2010. Continui investimenti nella ricerca e sviluppo e uno staff di professionisti più giovane della media delle grandi aziende: sono questi i segreti del vostro successo?
“Direi che la ricetta di Ingeteam, che ci ha portati a raggiungere questi ambiziosi risultati e a conquistare il 10% del mercato italiano degli inverter fotovoltaici in un tempo così breve, è l’insieme di molti ingredienti: in primis prodotti efficienti e affidabili in ogni condizione e su ogni tipo di impianto, uno staff preparato, motivato e giovane (per la metà composto da donne e la cui età media è 31 anni), ma anche la capacità di aver saputo ascoltare il mercato e fornire delle risposte di buon livello. Credo che abbiamo saputo cavalcare l’onda verde”.
Avete annunciato l’apertura di tre nuovi divisioni in Emilia-Romagna: trazione ferroviaria, impianti a biomasse e a solare termodinamico. ......
.....Ingeteam è l’esempio vivente di come, anche in Italia, si possa far business ‘etico’ investendo sulle rinnovabili. Perché, secondo lei, il nostro paese sembra credere e investire così poco nella green economy – meno della media europea – e in generale nella ricerca scientifica?
Comunemente quando si parla di business etico si tende a pensare alla pura filantropia, o ad attività industriali marginali che non producono reale ricchezza. Ingeteam Italia è la dimostrazione dell’esatto contrario. Le energie rinnovabili sono un ramo di business destinato a crescere, anche in maniera maggiore di come è avvenuto in questi ultimi anni. Per dare un’idea di quanto la green economy sia una realtà nella quale investire e scommettere, basta dare qualche dato: nella sola Emilia Romagna la filiera della energie rinnovabili conta più di 200.000 addetti, con un fatturato di centinaia di milioni di euro. Nessun altro settore in Italia ha saputo fare di meglio, né in termini di fatturato, né in termini di creazione di occupazione. Ma la filiera delle rinnovabili non è solo questo, è anche ricerca. Noi di Ingeteam ogni anno investiamo circa il 6% del fatturato in R&S, un dato superiore sia alla media europea (4%), sia alla media italiana (2%).
Il fatto che una politica miope non colga questi segnali forti, che provengono dal tessuto produttivo del nostro Paese, sta a significare che gli interessi che stanno dietro alle fonti di energia tradizionali sono ancora molto presenti. Io però sono fiducioso che entro pochi anni anche ci si dovrà arrendere all’evidenza: il futuro energetico, non solo italiano ma del mondo, è nelle energie alternative. Oggi si tenta di nascondersi dietro al fatto che le fonti energetiche verdi siano antieconomiche perché incostanti ed dispendiose, ma non è così. La ricerca, così poco incentivata in Italia, ha fatto passi da gigante e già ora l’energia elettrica prodotta da generatori eolici ha costi che si allineano a quelli delle fonti tradizionali e, anche per il fotovoltaico, si sta per raggiungere la grid parity.
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Tratto da Brundisium
Brindisi, 22/07/2011
A.I.A. per Cerano: la delusione dei No al Carbone
Apprendiamo dalle note di stampa e dalle dichiarazioni del Presidente Ferrarese e del Vice Sindaco D’Attis che nella conferenza dei servizi decisoria si è dato il via libera all’Enel per l’AIA per la centrale di Cerano. Come movimento No al Carbone siamo ancora una volta delusi e profondamente contrariati dalla modalità assolutamente passiva e evidentemente accondiscendente nei confronti dell’Enel tenuta dalle istituzioni locali Regione, Provincia e Comune sui tavoli per l’AIA e le Convenzioni.
In questi anni le istituzioni non hanno voluto obbligare l’Enel ad una trattativa seria per le convenzioni, con le quali ottenere una forte riduzione del carbone e misure compensative economiche per la città. Hanno aspettato l’arrivo dell’Autorizzazione senza far pesare su quel tavolo le ragioni di una intera comunità. Hanno ottenuto che con questa autorizzazione l’Enel abbia ora effettivamente una posizione rafforzata sul tavolo delle convenzioni, per poter dire accontentiamoci di quel che otterremo.
Ma ancora più paradossale appare la vicenda legata all’AIA per la centrale Edipower. Il Presidente Ferrarese dichiara infatti che hanno chiesto una proroga di istruttoria perché se si fosse deciso ieri la centrale non avrebbe ottenuto le autorizzazioni.
Ma chiediamo e ci chiediamo ma non si era detto che quella centrale a carbone a Costa Morena doveva trasformarsi a gas o chiudere? Non era stato approvato un documento in consiglio provinciale che chiedeva ciò? Allora perché non si è preso atto della insostenibilità della centrale Edipower e avviata la sua chiusura subordinando l’AIA all’Enel con l’assunzione dei lavoratori dell’Edipower? Ancora più inquietanti le notizie che giungono dal fronte giudiziario, mentre nei comunicati istituzionali si sbandierano opere di ambientalizzazione per la Centrale di Cerano si viene a concludere l’indagine Poison della guardia di finanza che vede coinvolta l’Enel con numerosi suoi dirigenti per lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi in Calabria provenienti da tre centrali Enel tra cui Cerano. Si parla di oltre 120 mila tonnellate di fanghi, rifiuti altamente nocivi per la salute, sversati in prossimità di terreni coltivati ad aranceti.
Di fronte a tali notizie chiediamo alla magistratura brindisina di intervenire e fare chiarezza sulle modalità con le quali sono stati smaltiti in questi anni i rifiuti speciali della Centrale di Cerano . Si accertino le responsabilità. Si faccia sapere alla cittadinanza dove sono stati smaltiti le ceneri , i fanghi ed ogni altro tipo di rifiuto prodotto da Cerano.
Di fronte a tale situazione riteniamo sempre più urgente e necessaria una forte riduzione del consumo del carbone e una riconversione a gas della centrale di Cerano evidentemente sempre più incompatibile non solo sul fronte ambientale e sanitario con il nostro territorio.
COMUNICATO STAMPA NO AL CARBONE - BRINDISI
SALUTE E AMBIENTE: SI FACCIANO A BRINDISI CONTROLLI E INDAGINI COME A TARANTO
Salute pubblica condivide le preoccupazioni dell'associazione Alta Marea rispetto all'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell'Ilva di Taranto. Correttamente l'autorizzazione viene vista come un “passo indietro” perchè, fra gli altri, rinvia a data da destinarsi il controllo in continuo delle diossine, esclude dal monitoraggio le emissioni delle cokerie, consente un incremento consistente della capacità produttiva e chiede di misurare gli inquinanti presenti in acqua non nel punto di uscita dalla fabbrica ma quando si sono già diluiti in mare.
Salute Pubblica ritiene che le istituzioni, accettando una siffatta autorizzazione, abbiano contraddetto le affermazioni degli anni scorsi e si stupisce del loro generale compiacimento per il così scarso risultato ottenuto.
Salute pubblica guarda con attenzione anche al procedimento penale in corso a Taranto con ipotesi di reato di disatro colposo e doloso avviato in seguito alla denuncia di alcuni allevatori.
Da tempo, famiglie residenti nei pressi delle centrali a carbone e del polo chimico di Brindisi hanno indirizzato un analogo esposto alla locale Procura della Repubblica. Tuttavia, se nel caso del procedimento tarantino la procura ha richiesto l'avvio di una indagine epidemiologica volta ad accertare eventuali danni sanitari collegati all'inquinamento, nel caso brindisino non ci risulta sia stato fatto altrettanto.
A Brindisi, inoltre, fatte salve le autocertificazioni delle industrie (registro INES) nulla si sa sulla dispersione in aria acqua e suolo di inquinanti quali per esempio gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), le diossine, l'arsenico, il mercurio ed altri metalli pesanti nonché delle sostanze radioattive emmesse dal carbone. A ciò si aggiunga che a Brindisi, sul versante sanitario, si è ancora in attesa dei dati del registro tumori. Dati che sono stati, al contrario, già resi pubblici a Lecce e recentemente a Taranto.
In più, di fronte ai pochi ma significativi dati sanitari ad oggi disponibili si riscontra da parte delle istituzioni una sostanziale indifferenza. Ci riferiamo, tra gli altri, al dato delle malformazioni alla nascita a Brindisi che risulterebbero al di sopra della media europa; all'eccesso di decessi per tumore al polmone tra le donne di Ceglie Messapica e ad alcuni eccessi tra le donne di Torchiarolo.
Salute Pubblica si appella ai cittadini e alle istituzioni affinché non si abbassi la guardia nel richiedere con forza i controlli ambientali, soprattutto delle sostanze che non sono misurate dalle centraline di monitoraggio, ma che non per questo sono meno pericolose poiché – allo stesso modo di quelle misurate - si disperdono nell'ambiente ed entrano nella catena alimentare.
Salute pubblica si appella infine alle istituzioni preposte affinché effettuino quelle indagini sanitarie non ancora svolte in vicinanza delle fonti di rischio ed approfondiscano i dati significativi già resi pubblici e che da tempo avrebbero dovuto essere oggetto di attenzione.
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