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07 ottobre 2011

1)Porto Tolle, dalla Regione Emilia Romagna un 'no' alla riconversione A CARBONE della centrale 2)Gli Stati Uniti chiudono altre due centrali a carbone in Illinois



La centrale Enel di Porto Tolle (Donzelli)
La centrale Enel di Porto Tolle (Donzelli)
Tratto da Il resto del Carlino

Porto Tolle, dalla Regione Emilia Romagna un 'no' alla riconversione della centrale

La maggioranza si è espressa contro

Rovigo, 6 ottobre 2011 - La maggioranza della Regione Emilia-Romagna (formata dai partiti di Pd, Idv, Fds e Sel-Verdi) ha ribadito, insieme al Movimento 5 Stelle, la propria contrarietà al progetto di riconversione a carbone della centrale Enel a olio combustibile di Porto Tolle, vicino al confine tra le due regioni e nel Parco del Delta del Po, dopo la risoluzione approvata in aula il 12 luglio scorso che chiedeva un piano alternativo per lo sviluppo economico dell’area. Dalla Regione è partito un nuovo documento, che condivide appieno gli obiettivi della manifestazione nazionale contro la riconversione, il 29 ottobre ad Adria, alla quale stanno aderendo associazioni, comitati e forze politiche.
La manifestazione punta a "promuovere una piattaforma di sviluppo condiviso e sostenibile per il Delta del Po".

Molti soggetti, sindacati compresi, apprezzano invece il progetto di riconversione perché darebbe lavoro ad alcune migliaia di lavoratori, ma secondo i consiglieri firmatari, le maggiori prospettive di posti di lavoro sono nei settori delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Ed e’ in quella direzione che si dovrebbe muovere l’Enel, sostengono, soprattutto in aree ambientali delicate come il Delta del Po.
Il progetto e’ in attesa di una nuova valutazione d’impatto ambientale (Via), dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha chiesto ai tecnici del Ministero una valutazione piu’ approfondita su due punti della riconversione, fermando cosi’ l’iter autorizzativo e spingendo Enel a riattivare la procedura di valutazione su quei due punti.

Riportiamo  anche il programma  dell' interessante incontro di domani 8 Ottobre a Rovigo. 


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Tratto da Greenreport

Gli Stati Uniti chiudono altre due centrali a carbone in Illinois

 

Continua negli Usa la dismissione delle centrali a carbone.  

L'Ameren Energy Resources Company, Llc (Aer), la holding company per le attività di mercato e business dell'Ameren Corporation, ha annunciato che due centrali a carbone nel sud dell'Illinois, Meredosia (nella foto) e Hutsonville, cesseranno di funzionare entro la fine dell'anno. Nelle due centrali lavorano 90 persone.


Il Meredosia Energy Center (369 megawatt) comprende un impianto a carbone da 203 MW ed uno a petrolio da 166 MW. L'Hutsonville Energy Center ha due unità a carbone da 151 MW.
Jack Darin, chapter director per l'Illinois di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, è molto soddisfatto: «Questi impianti sono tra i più sporchi dell'Illinois e non hanno moderni controlli dell'inquinamento. La dipendenza dell'Illinois dal carbone è diventata un problema di salute pubblica, causando attacchi d'asma, inquinamento tossico da mercurio e altro ancora. Abbiamo bisogno di forti protezioni per l'aria pulita, per salvaguardare la nostra salute e le nostre famiglie da questo inquinamento. Qui in Illinois, dovremmo essere in grado di produrre energia senza far ammalare i nostri figli  e mettere in pericolo la nostra salute. Negli ultimi quattro anni, l'Illinois ha creato più di 14.000 posti di lavoro nell'energia pulita con le energie rinnovabili. L‘American council on energy efficiency economy prevede che più di 6.000 posti di lavoro nell'efficienza energetica saranno creati in Illinois nel 2020. Chiediamo oggi all'Ameren e allo Stato dell'Illinois di continuare a contribuire a creare posti di lavoro nelle fonti di energia pulita del futuro».....
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LE CENTRALI A CARBONE LASCIANO IL LORO INCONFONDIBILE SEGNO PURE AL CIRCOLO POLARE?..........


Mercurio tossico nell'acqua di mare del circolo polare artico

Una nuova ricerca ha messo in luce l'origine del monometilmercurio altamente tossico (mmHg) nelle acque dell'Artico. In particolare uno studio sull'acqua di mare polare suggerisce che il mercurio inorganico riversato nel mare, a contatto con l'acqua, viene trasformato in MMHG
L'MMHG è una neurotossina che si accumula negli organismi marini, il che significa che i suoi effetti tossici aumentano mentre avanza la catena alimentare. Ciò arreca gravi implicazioni per la salute umana, in particolare per coloro la cui dieta consiste principalmente di mammiferi marini e pesci, come la gente del nord Inuit. La fonte di MMHG è rimasta incerta anche se molte teorie sono state proposte per spiegare la sua presenza in acqua di mare, come ad esempio l'esportazione di sedimenti costieri e di profondità e dei grandi fiumi. Lo studio ha esaminato la teoria secondo cui l'MMH è prodotto dalla trasformazione, o 'metilazione', di mercurio inorganico in acqua. Il mercurio inorganico può essere rilasciato dalle attività umane, come l'industria e la combustione del carbone.
Lo studio ha raccolto campioni di acqua di mare in cinque sedi in tutto l'arcipelago artico canadese e da due diverse profondità d'acqua. La produzione di MMHG dalla trasformazione di mercurio è stato osservato per tutti i campioni e profondità. Ciò ha dimostrato per la prima volta che il mercurio si trasforma facilmente in MMHG nelle acque marine dell'Artico. Attraverso le loro osservazioni, i ricercatori hanno stimato che la conversione di mercurio inorganico in MMHg in acqua di mare conta per circa il 47% degli attuali MMHg in acque marine polari. Questo a sua volta potrebbe spiegare la notevole quantità di mercurio trovata nelle acque dell'Artico marino e in altri oceani. Le concentrazioni di mercurio inorganico aumentano in acque marine con le attività umane, quali l'industria e la combustione del carbone, che potrebbero portare ad un aumento delle concentrazioni di MMHG e ad un possibile aumento dei rischi per la salute umana. (h.b.)

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Leggi anche su QualEnergia

Paesino tedesco produce il 321% di energia in più di quanta gliene serve



Wildpoldsried è un piccolo paesino della Baviera di appena 2.500 anime, che però può essere preso ad esempio da tutto il mondo per la sua scelta di vita sostenibile. Questo piccolo villaggio infatti è in grado di produrre più energia di quanta ne consuma, non di poco, ma ben il 321% in più. Come fa? Con metodi naturali e a basso costo.
Tutto cominciò nel 1997 quando il neo sindaco decise di puntare decisamente sulle rinnovabili, in un periodo in cui questa parola era semi-sconosciuta e non c’era così tanto bisogno di energia pulita come oggi. Così avviò una serie di iniziative senza indebitarsi, ed oggi, a distanza di 14 anni, il paese può vantare 190 edifici privati dotati di pannelli solari, una rete di teleriscaldamento con 42 connessioni, tre piccole centrali idroelettriche, 4 digestori di biogas, 9 edifici comunitari dotati di pannelli solari, 58 turbine eoliche ed un sistema di controllo delle acque reflue. Tutto questo sistema consente alla comunità di guadagnare qualcosa come 4 milioni di euro all’anno grazie alle pratiche sostenibili.Leggi tutto

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