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24 ottobre 2011

1) Il carbone sul cielo della Spezia 2)Ambiente, le banche limitano i finanziamenti alle centrali a carbone.........




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Tratto da Blogger.com


Il carbone sul cielo della Spezia  di Orsetta Bellani

  I pericoli della centrale ENEL hanno quasi mezzo secolo e sono tuttora discussi
Quando nei primi anni Sessanta fu costruita la centrale, le ciminiere che sputavano scarichi tossici tra i monti e il magnifico golfo della Spezia erano quattro. Da qualsiasi punto del Golfo dei Poeti, così chiamato perché ispirò Shelley, Soldati e Montale, si vede il fumo salire lento e inesorabile dagli impianti ENEL. Il cielo sui parchi delle Cinque Terre e Portovenere è pieno di carbone: sono pubblicizzate in tutto il mondo come aree protette, ma le istituzioni non sono state capaci di proteggerle abbastanza.......


 Negli anni Sessanta bruciava circa 600 mila tonnellate di carbone l’anno, era la più grande d’Europa e rappresentava il 5 per cento della produzione energetica nazionale. Il vento trasportava le sue polveri in tutta la provincia, per poi lasciarle depositare sulle casette colorate che compongono la geografia ligure, sul mare e sui boschi.
In quegli anni La Spezia diventò la prima provincia italiana per danni alla vegetazione, a causa delle piogge acide liberate dai gas tossici presenti nell’aria.

I polmoni degli spezzini sono pieni di polveri ultrafini cancerogene, che i filtri dell’ENEL non sono in grado di trattenere. La pulizia dei tubi della caldaia, che rilascia una grande quantità di fuliggine, viene fatta di notte.
Negli anni Settanta la provincia della Spezia raggiunse il secondo posto in Italia per decessi 
causati dai tumori dell’apparato respiratorio. Le ultime (e scandalosamente datate) ricerche disponibili riguardano il periodo 2000-2001: mostrano come alla Spezia il tasso di mortalità per malattie tumorali e cardiovascolari sia molto più alto rispetto alla media nazionale.
È difficile pensare che sia solo un caso se i maggiori tassi di inquinamento nella regione si riscontrano proprio attorno alle centrali della Spezia e Vado Ligure......




La centrale Eugenio Montale è, per di più, illegale: non ha ancora ottenuto l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), l’autorizzazione che una direttiva comunitaria aveva stabilito dovessero avere tutti gli impianti entro il 2007. 
 L’AIA viene rilasciata dal Ministro dell’Ambiente sulla base di un lavoro istruttorio svolto da una commissione tecnica, all’interno della quale il comune ha l’incarico di dare un parere sanitario.  
Nelle prossime settimane la procedura di rilascio dell’AIA potrebbe concludersi, ed ENEL ottenere l’autorizzazione a bruciare carbone per altri 8 anni. Non solo: c’è la possibilità che la centrale sia autorizzata a bruciare anche biomasse e combustibile derivato dai rifiuti (CDR).

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SpeziaViaDalCarbone: "Abbandonare il carbone: si deve, si può, se si vuole"

 


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Tratto da Valori.it

Ambiente, le banche limitano i finanziamenti alle centrali a carbone.........


Anche le banche cercano di allinearsi alla crescente sensibilità nei confronti delle problematiche ambientali. 
A giorni verrà reso noto un “codice etico” che alcuni istituti si sono auto-imposti, allo scopo di evitare di finanziare impianti altamente inquinanti.

A promuovere tale iniziativa sono le britanniche HSBC e Standard Chartered e le francesi BNP Paribas e Credit Agricole, insieme a F&C Asset Management. HSBC già a gennaio ha deciso di escludere i finanziamenti per la costruzione di nuove centrali a carbone le cui emissioni superano gli 850 grammi di Co2 per kWh nei Paesi in via di sviluppo e i 550g Co2/kWh nelle nazioni industrializzate. BNP Paribas a settembre ha reso nota una politica simile. A breve le altre due banche seguiranno la stessa strada. E i quattro istituti, insieme all'organizzazione no profit londinese The Climate Group, hanno deciso di elaborare insieme alcune linee guida che saranno rese note in settimana e sanciranno alcune soglie di emissioni al di fuori dei cui paletti i progetti non otterranno finanziamenti. È prevedibile che ad essere maggiormente interessati saranno i progetti nelle economie a rapidissima crescita come Cina e India.


Non mancano, ad ogni modo, i punti critici. È lo stesso consulente di HSBC per le questioni ambientali, Francis Sullivan, ad ammettere che, nel momento in cui viene negato un finanziamento, «non si può mai essere sicuri del fatto che la scelta sia stata motivata soltanto dalla nostra politica ambientale o se a contribuire siano stati anche aspetti finanziari o altri elementi del progetto».

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