COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".
Visualizzazione post con etichetta finanziamenti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta finanziamenti. Mostra tutti i post

20 dicembre 2020

Marco Grondacci : Un odg in Consiglio Regionale sui finanziamenti alla decarbonizzazione: domande a chi lo propone

 Tratto da Note di Grondacci.

Un odg in Consiglio Regionale sui finanziamenti alla decarbonizzazione: domande a chi lo propone

Il PD presenta (QUI) in Consiglio Regionale della Liguria un odg secondo il quale: La Liguria non si faccia scappare la grande opportunità offerta dal Just Transition Fund e cioè le risorse stanziate dalla Comunità Europea a sostegno dei territori interessati dalle trasformazioni economiche e sociali dovute all’abbandono del carbone. Nella nostra regione sono tre le province interessate da questo fenomeno.

La proposta in se non è sbagliata anche se viene presentata come una scoperta di questo partito quando in realtà come vedremo fondi di questo tipo sono previsti da tempo. Ma non mi interessa polemizzare ma invece capire  le reali volontà che stanno dietro la carta degli odg.  Perché quello che non è chiaro è quale rapporto c’è tra la richiamata opportunità del Just Transitione Fund con il progetto di centrale a gas da oltre 800 MW prevista a Spezia al posto della centrale a carbone, che peraltro è tutt’altro in procinto di essere chiusa a dimostrazione che gli allarmi che lancio da anni non erano fondati sul nulla come invece certe posizioni pseudo ambientaliste marcate dallo slogan “Basta Enel”!.

Allora se i fondi per la decarbonizzazione li leghiamo al progetto di turbogas spezzino sorgono domande precise da fare ad una forza di governo nazionale come il PD (ma anche i 5stelle dovrebbero chiarire visto il ruolo che hanno a livello nazionale).

Intanto prima delle domande voglio ricordare a chi presenta odg in Consiglio Regionale che la questione della transizione all’uscita dal carbone è di competenza statale in tutti i suoi aspetti mentre la Regione ha al massimo potere di Intesa sui singoli progetti di centrali a gas , superabile in Consiglio dei Ministri (studiarsi le sentenze della Corte Costituzionale QUI).

E VENIAMO ALLE DOMANDE... 

09 novembre 2017

DivestTheGlobe : banche accusate di finanziare l’inquinamento

Tratto da Osservatorio diritti

Ambiente: banche accusate di finanziare l’inquinamento


Ambiente: banche accusate di finanziare l’inquinamento 

La campagna globale #DivestTheGlobe chiede ai maggiori gruppi bancari del Pianeta di smetterla di investire in progetti dall'alto impatto ambientale. Per gli attivisti «ad oggi gli impegni in materia di cambiamento climatico sono totalmente inadeguati e devono essere rafforzati»

Mercoledì 25 ottobre un gruppo di attivisti per i diritti dei popoli indigeni e per la giustizia climatica ha manifestato davanti alla sede di Credit Suisse, a Ginevra. L’azione, cui hanno partecipato persone provenienti da tutto il mondo, era parte di una campagna più ampia, #DivestTheGlobe, che in quei giorni ha chiesto in Europa, Canada e Stati Uniti ai maggiori gruppi bancari del Pianeta di non investire in progetti dall’alto impatto ambientale, come oleodotti, centrali termoelettriche a carbone o mega centrali idroelettriche.
La data prescelta è quella di chiusura della riunione annuale dell’Equator Principles Association (Epa), che dal 23 ottobre ha richiamato a San Paolo, in Brasile, rappresentanti dei 91 istituti di credito associati, tra cui le italiane Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Chi ha sottoscritto gli Equator Principles dovrebbe garantire che «i progetti finanziati o che seguiamo come consulenti siano sviluppati in modo socialmente responsabile e rispecchino pratiche solide di gestione dell’ambiente». Ma questo non avviene sempre.

L’oleodotto Usa che viola i diritti umani degli indigeni

Per esemplificare come gli Equator Principles potrebbero modificare l’approccio delle banche, BankTrack, una ong olandese che monitora il ruolo della finanza nei processi di sviluppo e in merito alla violazione dei diritti umani, cita l’esempio del Dakota Access Pipeline (Dapl), un oleodotto di quasi 2 mila chilometri negli Stati Uniti d’America.
Si tratta di un progetto congelato dal governo Obama e riattivato da Donald Trump che non rispetterebbe i principi perché «viola il diritto degli indigeni locali ad esprimere il proprio eventuale consenso al progetto in modo libero, informato e prima che lo stesso venga approvato». Mettendo a rischio anche le risorse di acqua potabile delle tribù Sioux di Standing Rock, come spiega una lettera inviata, tra gli altri, all’amministratore delegato di Intesa SanpaoloCarlo Messina.

Per le banche è un problema di reputazione

La vicenda dell’oleodotto tra il Nord Dakota e l’Illinois, definito sul sito del progetto «il modo più sicuro e più sensibile all’ambiente di portare il petrolio dai pozzi ai consumatori Usa», è esemplare perché ha portato un gruppo di banche a riflettere sul proprio ruolo, e sull’inadeguatezza degli Equator Principles.
ambiente banche
Foto tratta dalla pagina Facebook di DeFund DAPL
Abn Amro, Bnp Paribas, Bbva, Credit Agricole, Fmo, Intesa Sanpaolo, Natixis, Nibc, Rabobank e Société Générale, infatti, hanno inviato una lettera all’Equator Principles Association, che ha sede nel Regno Unito, denunciando come la vicenda avesse contribuito a «danneggiare la reputazione» degli istituti coinvolti e dell’intera associazione e chiedendo l’avvio di una revisione degli standard socio-ambientali definiti dagli Equator Principles. Tra gli istituti di credito firmatari, ben cinque – BbvaCredit AgricoleIntesa SanpaoloNatixis e Société Générale – hanno preso parte al prestito per la costruzione del Dakota Access Pipeline.

Rispetto dell’ambiente: principi banche «indadeguati»

Secondo Johan Frijnsdirettore di BankTrack, «i cambiamenti richiesti rappresenterebbero un passo nella giusta direzione, quella di assicurare che gli Equator Principles possano rispondere in modo adeguato ad un mondo post-Accordo di Parigi». Frijns ha anche detto:
«Ad oggi gli impegni in materia di cambiamenti climatici sono totalmente inadeguati e dovrebbero essere rafforzati. Crediamo che l’Epa sia consapevole che un insieme di principi che sono stati rivisti in modo solo parziale a partire dalla loro scrittura nel 2003 non possano più offrire alle banche strumenti adeguati per affrontare il tema del rischio climatico».

26 febbraio 2014

Carbone: Alcuni Paesi europei dicono no a nuove centrali.

Tratto da  Mondoeco.it

Carbone: Paesi europei dicono no a nuove centrali



carbone
Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia hanno deciso di bloccare i finanziamenti per nuove centrali a carbone all’estero. L’annuncio è stato fatto con un comunicato congiunto, in questo modo i 5 Paesi seguono la linea adottata dagli Stati Uniti nell’abbracciare la tendenza crescente tra i  finanziatori nello spostare gli investimenti dai combustibili fossili alle rinnovabili.
 Per il WWF è un segnale importante che porta avanti l’azzeramento del carbone, la fonte di energia più vecchia e fuori tempo e molto inquinante che causa ben due morti ogni ora. 
  Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del WWF Italia ha dichiarato: “agire è estremamente necessario e dobbiamo farlo adesso, ce lo dice la comunità scientifica con estrema chiarezza. Come WWF, ci appelliamo alle istituzioni finanziarie,sia pubbliche che private, perché impegnino 40 miliardi di dollari in nuovi investimenti nell’energia rinnovabile entro il giugno 2014, e perché pongano termine agli investimenti in combustibili fossili, puntando a una vera ed equa transizione; il cambiamento climatico è una delle principali sfide della nostra futura crescita economica e del nostro benessere”.

12 dicembre 2013

WWF:La BERS toglierà gradualmente il sostegno finanziario alle centrali a carbone

Tratto da Qualenergia

La BERS toglierà gradualmente il sostegno finanziario alle centrali a carbone

La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) ha deciso di adottare misure che dovrebbero eliminare gradualmente il sostegno finanziario alle centrali a carbone e  aumentare gli investimenti nelle rinnovabili e nel risparmio energetico. Con questa decisione storica, la BERS ha deciso di seguire la strada intrapresa negli ultimi mesi da grandi istituzioni finanziarie pubbliche che si sono impegnate a porre praticamente fine ai finanziamenti delle centrali a carbone.
La BERS consente tali investimenti solo in "in circostanze rare/eccezionali" e 4 requisiti saranno applicati alla revisione dei futuri investimenti di approvvigionamento energetico: 1) devono rappresentare l'opzione meno carbon intensive realisticamente disponibile; 2) devono utilizzare le migliori tecniche disponibili (BAT) come definito nella direttiva sulle emissioni industriali (IED), 3) devono rispettare il requisito IED di cattura e stoccaggio del carbonio; 4) devono dimostrare la redditività economica anche dopo l'integrazione di un prezzo ombra che include gli effetti avversi del carbonio e dell’inquinamento.
Il WWF apprezza inoltre i miglioramenti apportati dalla Banca alla sua politica energetica in altri settori come il risparmio energetico, norme più severe per le centrali idroelettriche, l’introduzione dello shadow carbon pricing (valutazione degli effetti negativi e delle possibili future evoluzioni del prezzo del carbonio nelle stime sui rischi degli investimenti) e gli impegni sul clima.
"La BERS finalmente dice addio all’energia del passato, il carbone, e si unisce al crescente movimento in atto nel finanziamento allo sviluppo internazionale per porre fine ai finanziamenti per i progetti sul carbone, visti gli effetti disastrosi sul clima e sulla salute”, sottolinea Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.
”E' giunto il momento per tutte le altre istituzioni finanziarie pubbliche, in particolare le banche multilaterali di sviluppo, di seguirne immediatamente l'esempio. La mossa dalla BERS è positiva, ma per avere una seria possibilità di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C, la Banca deve rafforzare i propri standard e gradualmente eliminare  il suo sostegno a tutti ai progetti basati sui combustibili fossili. Nei prossimi mesi verificheremo attentamente come la BERS attuerà la nuova 'politica anti-carbone'.

Tra gli istituti finanziari multilaterali che hanno decisamente ridimensionato il sostegno al carbone ci sono la Banca mondiale, la Banca europea per gli investimenti, le Agenzie per lo sviluppo francese e britannica (AFD e CDC) e l'agenzia di credito all'esportazione degli Stati Uniti (Ex-Im Bank). Ma anche i governi di Stati Uniti, Regno Unito, Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia e Islanda hanno deciso di porre  termine ai finanziamenti per le centrali a carbone all'estero.
(da comunicato WWF Italia)

24 ottobre 2011

1) Il carbone sul cielo della Spezia 2)Ambiente, le banche limitano i finanziamenti alle centrali a carbone.........




Leggi su   Spezia Polis



Tratto da Blogger.com


Il carbone sul cielo della Spezia  di Orsetta Bellani

  I pericoli della centrale ENEL hanno quasi mezzo secolo e sono tuttora discussi
Quando nei primi anni Sessanta fu costruita la centrale, le ciminiere che sputavano scarichi tossici tra i monti e il magnifico golfo della Spezia erano quattro. Da qualsiasi punto del Golfo dei Poeti, così chiamato perché ispirò Shelley, Soldati e Montale, si vede il fumo salire lento e inesorabile dagli impianti ENEL. Il cielo sui parchi delle Cinque Terre e Portovenere è pieno di carbone: sono pubblicizzate in tutto il mondo come aree protette, ma le istituzioni non sono state capaci di proteggerle abbastanza.......


 Negli anni Sessanta bruciava circa 600 mila tonnellate di carbone l’anno, era la più grande d’Europa e rappresentava il 5 per cento della produzione energetica nazionale. Il vento trasportava le sue polveri in tutta la provincia, per poi lasciarle depositare sulle casette colorate che compongono la geografia ligure, sul mare e sui boschi.
In quegli anni La Spezia diventò la prima provincia italiana per danni alla vegetazione, a causa delle piogge acide liberate dai gas tossici presenti nell’aria.

I polmoni degli spezzini sono pieni di polveri ultrafini cancerogene, che i filtri dell’ENEL non sono in grado di trattenere. La pulizia dei tubi della caldaia, che rilascia una grande quantità di fuliggine, viene fatta di notte.
Negli anni Settanta la provincia della Spezia raggiunse il secondo posto in Italia per decessi 
causati dai tumori dell’apparato respiratorio. Le ultime (e scandalosamente datate) ricerche disponibili riguardano il periodo 2000-2001: mostrano come alla Spezia il tasso di mortalità per malattie tumorali e cardiovascolari sia molto più alto rispetto alla media nazionale.
È difficile pensare che sia solo un caso se i maggiori tassi di inquinamento nella regione si riscontrano proprio attorno alle centrali della Spezia e Vado Ligure......




La centrale Eugenio Montale è, per di più, illegale: non ha ancora ottenuto l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), l’autorizzazione che una direttiva comunitaria aveva stabilito dovessero avere tutti gli impianti entro il 2007. 
 L’AIA viene rilasciata dal Ministro dell’Ambiente sulla base di un lavoro istruttorio svolto da una commissione tecnica, all’interno della quale il comune ha l’incarico di dare un parere sanitario.  
Nelle prossime settimane la procedura di rilascio dell’AIA potrebbe concludersi, ed ENEL ottenere l’autorizzazione a bruciare carbone per altri 8 anni. Non solo: c’è la possibilità che la centrale sia autorizzata a bruciare anche biomasse e combustibile derivato dai rifiuti (CDR).

Leggi anche

SpeziaViaDalCarbone: "Abbandonare il carbone: si deve, si può, se si vuole"

 


___________________

Tratto da Valori.it

Ambiente, le banche limitano i finanziamenti alle centrali a carbone.........


Anche le banche cercano di allinearsi alla crescente sensibilità nei confronti delle problematiche ambientali. 
A giorni verrà reso noto un “codice etico” che alcuni istituti si sono auto-imposti, allo scopo di evitare di finanziare impianti altamente inquinanti.

A promuovere tale iniziativa sono le britanniche HSBC e Standard Chartered e le francesi BNP Paribas e Credit Agricole, insieme a F&C Asset Management. HSBC già a gennaio ha deciso di escludere i finanziamenti per la costruzione di nuove centrali a carbone le cui emissioni superano gli 850 grammi di Co2 per kWh nei Paesi in via di sviluppo e i 550g Co2/kWh nelle nazioni industrializzate. BNP Paribas a settembre ha reso nota una politica simile. A breve le altre due banche seguiranno la stessa strada. E i quattro istituti, insieme all'organizzazione no profit londinese The Climate Group, hanno deciso di elaborare insieme alcune linee guida che saranno rese note in settimana e sanciranno alcune soglie di emissioni al di fuori dei cui paletti i progetti non otterranno finanziamenti. È prevedibile che ad essere maggiormente interessati saranno i progetti nelle economie a rapidissima crescita come Cina e India.


Non mancano, ad ogni modo, i punti critici. È lo stesso consulente di HSBC per le questioni ambientali, Francis Sullivan, ad ammettere che, nel momento in cui viene negato un finanziamento, «non si può mai essere sicuri del fatto che la scelta sia stata motivata soltanto dalla nostra politica ambientale o se a contribuire siano stati anche aspetti finanziari o altri elementi del progetto».

Leggi anche