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27 ottobre 2011

1)Comunicato di Uniti per la Salute


COMUNICATO

Leggiamo oggi con sorpresa un articolo dal titolo “Il PD critica Caviglia e Ferrando-Serve un’assemblea pubblica” dove si riportano le dichiarazioni di due esponenti del PD vadese (Monica Giuliano e Pietro Robbiano).

Ci pare paradossale che questi esponenti del PD “critichino” due sindaci perché coerenti con i propri programmi elettorali! Evidentemente sfugge loro la differenza con altre realtà politico-amministrative che, prima delle elezioni, non solo si erano dichiarate contro il potenziamento a carbone, ma avevano addirittura operato una raccolta di firme per il “no”, salvo poi dare l’assenso al potenziamento.

Per quanto attiene alle assemblee pubbliche ricordiamo che i Consiglieri provinciali dello stesso PD organizzarono un incontro pubblico in Provincia a cui i risulta fossero stati invitati sia l’Unione Industriali, sia la dirigenza della centrale che puntualmente non si presentarono.(Leggi sul Secolo XIX:Centrale, obiettivo Pd: 10 mila no al potenziamento)

Ci pare tuttavia, che prima di parlare di assemblee, più o meno estemporanee, sia doveroso, specialmente per coloro che svolgono attività politico-amministrativa come i signori Giuliano e Robbiano, attenersi agli atti formali di organi eletti in modo democratico (aggettivo che ben conoscono, essendo presente nel nome del loro partito) come le delibere dei comuni di Vado Ligure, Quiliano, Savona (queste ultime due con sindaci esponenti dello stesso Pd!) e di altre amministrazioni del territorio appartenenti a diversi schieramenti politici che si sono espressi con un deciso e argomentato no al potenziamento. Le “assemblee” ci sono già state e sono state le libere elezioni su precisi programmi.

Inoltre riteniamo che esponenti politico-amministrativi dovrebbero avere  come obiettivo primario il rispetto delle leggi e delle norme vigenti  come l’adeguamento della centrale- senza condizioni- alle migliori tecnologie (previste da norme italiane ed europee) che si attende da oltre quattro anni ed il rispetto di tutte le prescrizioni per l’autorizzazione del gruppo a turbogas (segnaliamo che la stessa regione Liguria in conferenza dei servizi ammette che “in effetti alcuni adempimenti non risultano ancora portati a termine”- Erano prescrizioni condizionanti e tuttavia l’impianto a turbogas è in funzione dal 2007!).

Per non parlare di altri gravi problemi come la ricerca dell’origine del grave inquinamento nei sedimenti marini alla foce del Quiliano così come indicato da ARPAL.(il documento è consultabile nella sua interezza cliccando qui.


Per quanto riguarda il presidio di sabato 29 indetto da oltre quaranta tra associazioni, comitati e partiti facciamo presente che evidentemente si tratta di protesta a livello nazionale contro il carbone, ma precisiamo che non è rivolta solo alle autorità centrali definite “poco sensibili”, ma anche e soprattutto alla autorità regionali che a nostro parere hanno dimostrato così tanta sensibilità verso il territorio da far dichiarare al sindaco di Quiliano: “Sì, il presidente Burlando ha dialogato con noi, ma ha tenuto in considerazione per un 20% il territorio e per l’80% le esigenze dell’azienda”.


Savona 27.10.2011

Burlando dopo aver approvato il potenziamento a carbone, solo oggi si accorge della mancanza dell'autorizzazione AIA

  
Leggi anche su Unitiperlasalute
Tirreno Power, il sindaco Ferrando:"Burlando ha ascoltato per il 20% il territorio e per l’80% l’azienda”



Leggi su QualEnergia

Perché è giusto opporsi alle centrali a carbone

La mobilitazione contro le centrali a carbone del 29

ottobre ad Adria è forse l'inizio di una forte

opposizione contro questa fonte che innalza pesantemente

le emissioni di CO2, che comporta seri 
rischi sanitari per le popolazioni 


anche non prossime agli impianti e


 che rallenta il passaggio ad  un 

sistema energetico basato sulle rinnovabili.

....... Da noi sono funzionanti 13 centrali alimentate con

questo combustibile; emettono ogni anno circa 37,3 milioni

di tonnellate di CO2, con il record di

quella di Brindisi Sud (Enel) da 2.640

MW di potenza che emette 10,9 Mt

CO2/anno. La riconversione della

centrale di Porto Tolle sarà un altro schiaffo

all’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 nel

nostro paese, grazie soprattutto alla spinta della lobby

dell’Enel (che però si promuove con spot Tv tutti

incentrati sull’energia verde). L’appoggio acritico della

politica nazionale e regionale fa il resto

Ma a parte la questione “emissioni di gas a effetto serra"


già di per sé grave, ci sono altri due aspetti per i quali


per i quali sarà necessario, dopo il nucleare, attivare

un’altra mobilitazione popolare.
  
Il primo motivo riguarda l'aspetto

sanitario connesso alle sostanze

tossiche che vengono a depositarsi

sul territorio circostante. Dal

2008 i terreni intorno alla centrale di Brindisi sono

stati interdetti alla produzioni di cibo anche a causa

delle polveri disperse durante il trasporto.

Sostanze altamente tossiche per la

salute come arsenico, cromo  cadmio


  e mercurio arrivano con i venti


  anche a diversi chilometri dalla

centrale. 
Un pericolo notevole per la salute, così come quello

legato all’emissione di anidride solforosa e di ossido

di azoto, che combinandosi con il vapore acqueo,

provoca piogge acide, non solo su scala locale.


Un problema di cui invece si parla pochissimo è quello dello
 
smaltimento e dello stoccaggio delle ceneri prodotte

dalla combustione. Sono polveri difficili da smaltire perché

contengono arsenico, piombo, mercurio e altre sostanze

tossiche. Il rischio molto presente, riscontrato negli Stati

Uniti da specifici studi, compresi quelli dell’EPA

(Environmental Protection Agency), è che i depositi

utilizzati non sono sicuri: ci sono numerosi casi di

contaminazione delle falde acquifere con

inquinamento dell’acqua potabile a causa dei metalli

pesanti. 

Anche questa rivelazione ha portato

alla creazione di un movimento dei


cittadini Usano coal molto forte


ed oggi le pressanti campagne per


  impedire la costruzione di nuove centrali e la chiusura


di quelli esistenti sono anche una sorta di messaggio

  
inviato alla comunità

internazionale.
All’Enel e agli altri produttori di energia

da carbone chiediamo: dove intendete

smaltire le ceneri? Chi pagherà  la


bonifica e i danni sociali se questa polvere tossica

inquinerà l’ambiente?


...L'altro motivo, altrettanto impellente, per opporsi a queste

centrali è che la loro costruzione impedirebbe, da noi come

negli altri paesi industrializzati, una decisa e rapida
 
transizione energetica verso le rinnovabili.

  Costruire oggi una centrale a carbone significa legarsi


  le mani per altri 40-60 anni, cioè fino a quasi il 2070!  
Chi promuove la CCS, inoltre, non vuole

far altro che, adducendo l'ipotesi del

“carbone pulito”, rinviare la sostituzione

di queste centrale tra alcuni decenni. Per questo chi oggi

vuole un cambiamento epocale del settore energetico,


  oltre che un passo avanti verso il contenimento del

  global warming, deve   ritenere fondamentale


e improcrastinabile una moratoria sul carbone


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