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03 ottobre 2011

CARBONE , ogni dollaro di energia due sono di danni



Tratto da QualEnergia

Con il carbone, ogni dollaro di energia due sono di danni


Ogni dollaro speso in carbone ne causa 2 di danni e, senza contare l'impatto sul clima e le relative conseguenze, le centrali a carbone Usa costano all'ambiente e alla salute degli statunitensi circa 53 miliardi all'anno.

Il carbone è una fonte di elettricità economica solo perché i danni che provoca all'ambiente, al clima e alla salute umana vengono scaricati sulla collettività. A sostegno di questo concetto sono stati pubblicati diversi studi che cercano di quantificare economicamente le esternalità negative di questa fonte.

L'ultimo, intitolato “Environmental Accounting for Pollution in the United States Economy”, arriva appunto dagli Usa ed è stato pubblicato sull'American Economic Review  di agosto Le conclusioni del report (che prendiamo sintetizzate da Think Progress e da Legal Planet, blog di politiche ambientali curato dalle facoltà di legge di Berkley e dalla Ucla) mostrano appunto che i danni per ogni chilowattora prodotto bruciando carbone costano economicamente il doppio rispetto al prezzo di mercato di quello stesso chilowattora.

In totale, è l'impressionante conto fatto nello studio, le centrali a carbone Usa pesano per un quarto del GED del paese (ossia delle gross external damages, quantificazione del complesso delle esternalità negative). Un danno causato soprattutto dall'aumento di mortalità legato al biossido di zolfo e, in maniera minore, agli ossidi di azoto e al particolato fine.

Secondo lo studio il conto dei danni ambientali e sanitari delle centrali a carbone Usa per il sistema paese è di 53 miliardi di dollari all'anno. Una cifra impressionante specie se si ricorda che il calcolo si limita a considerare le emissioni di alcuni inquinanti per via aerea e non comprende altre esternalità, come ad esempio quelle legate all'estrazione del minerale, ma sopratutto non tiene conto dell'impatto delle emissioni di CO2 sul clima e delle relative conseguenze, enormi ma difficili da quantificare.

Se si aggiungesse al conto una stima conservativa dei danni legati alle emissioni di CO2, si spiega nello studio, il conto delle esternalità negative salirebbe del 30-40%. Ipotizzando che ogni tonnellata di CO2 emessa causi danni per 65 $ (ma secondo altri studiosi il conto sarebbe molto più salato) ogni chilowattora prodottoda carbone costerebbe al paese 0, 21 dollari.

Il carbone è responsabile di circa il 41% delle emissioni mondiali di gas serra e del 72% di quelle per la produzione di elettricità (dati riferiti al 2007). L'ultimo studio che ha tentato una quantificazione economica delle esternalità negative di questa fonte è "The true cost of coal" di Greenpeace.

Tra malattie respiratorie, incidenti nelle miniere, piogge acide, inquinamento di acque e suoli, perdita di produttività di terreni agricoli e cambiamenti climatici, aveva calcolato l'associazione, nel 2007 il carbone a livello mondiale aveva fatto danni per 356 miliardi di euro.  
In Cina dove si fa ricorso al carbone per i due terzi del fabbisogno energetico nazionale - aveva segnalato un precedente rapporto,  sempre realizzato da Greenpeace in collaborazione con alcuni economisti cinesi - i costi esterni del carbone sono pari a 7 punti di prodotto interno lordo.
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Tratto  NoalcarboneBrindisi

 

Anche io voglio bene alla chimica ed alle centrali.

Di Maurizio Portaluri.
Anche io voglio bene all'industria chimica ed energetica italiana che detiene gli insediamenti nel nostro territorio, ha raggiunto tanti successi, dà lavoro a tante famiglie.
Purtroppo contribuisce anche a rendere la nostra città un'area ad alto rischio di crisi ambientale.

Gliene voglio perchè ritengo che non sia bene nascondere la verità che la riguarda e cioè che, sebbene le poche misure disponibili dicano che la legge sulle emissioni viene rispettata, vi è una quantità di sostanze che non sono misurate e che, insieme a quelle misurate, si diffondo nell'ambiente, nelle cose, nelle piante e nelle persone.
Queste sostanze sono nocive per le cose e per gli esseri viventi e la letteratura scientifica internazionale, quella che studia lo stato di salute delle popolazioni residenti vicino alle diverse produzioni, dimostra che la salute viene meno a causa di quelle sostanze.

Di fronte a questa singolare concentrazione di attività l'atteggiamento delle istituzioni è stato sinora a dir poco troppo tollerante. La recente conferenza dei servizi sulla centrale Brindisi Nord, praticamente in pieno centro cittadino, conferma questo incredibile comportamento delle istituzioni locali.
Se i cittadini non prendono coscienza di questa relazione asimmetrica tra grandi industrie ed istituizioni, si tradisce la verità ed ogni possibilità di riscatto e di miglioramento viene vanificata.
Andare a chiarire fin dove sono penetrate nei corpi e nelle cose le nocività emesse è condizione indispensabile per un discorso nella verità.
I cittadini consapevoli sanno che si devono mettere dei freni all'inquinamento e che questo richiede azioni politiche non sporadiche che usino le armi della verità e della denuncia.

Se le istituzioni chiedono soltanto il favore di rispettare e tutelare i cittadini, si mettono in una posizione di minorità, ci fanno fare e fanno una figura misera, da questuanti.

Così come ripetere che il rispetto per l’ambiente e la salute dei cittadini devono diventare argomenti centrali per questo territorio ma non si fa niente per mettere in chiaro come e quanto questo rispetto sia mancato, sono solo parole al vento.


Chi ha il potere, non può sottrarsi al dovere delle indagini epidemiologiche tra i lavoratori ed i cittadini.

Maurizio Portaluri

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