
Tratto da QualEnergia
La beffa degli aiuti per il clima che finiscono alle centrali a carbone
Tramite il Clean Development Mechanism si potrebbero regalare 3-4
miliardi di euro a centrali a carbone in Cina e India, aumentando le
emissioni mondiali di 400 milioni di tonnellate di CO2 l'anno per almeno
30 anni. Impianti che verrebbero costruiti con la stessa tecnologia
anche senza gli aiuti, denuncia lo Stockholm Environment Institute.
A Copenhagen i paesi ricchi si erano impegnati a costituire un fondo da 100 miliardi di dollari l'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la questione clima. A causa della crisi del debito ora sembra che questi soldi non verranno stanziati: all'appello potrebbero mancare 45 miliardi di dollari, stima un report Ernst & Young preparato in vista dei negoziati che inizieranno a Durban lunedì prossimo (il 28 novembre).

Considerando questi
due elementi è ancora più grave quanto denuncia un nuovo studio dello
Stockholm Environment Institute (in allegato): si sta “regalando” una grossa quantità di finanziamenti per la lotta al global warming nei paesi in via di sviluppo per costruire centrali a carbone
che verrebbero costruite tali e quali anche senza ricevere quei fondi,
sottratti ad altri progetti più efficaci nel ridurre le emissioni.
Il
carbone, come sappiamo è la fonte peggiore per il clima, fornisce circa
il 40% dell'elettricità mondiale e in economie enormi e in crescita
cone India e Cina arriva a percentuali altissime del mix,
rispettivamente al 70 e all'80%.
Dal 2007 le centrali a carbone possono ottenere dei Certified Emissions Reductions (CER)
attraverso il Clean Development Mechanism (CDM), il meccanismo di
compensazione che permette ai paesi ricchi di compensare le proprie
emissioni comprando CER che finanziano progetti che dovrebbero ridurre
la CO2 nei paesi poveri. Secondo le regole del CDM introdotte nel 2007
(la metodologia ACM0013)anche le centrali a carbone possono ottenere CER
a patto che “usino una tecnologia a minor impatto di gas serra”.
Poco
importa che anche la centrale a carbone più efficiente produca circa il
doppio delle emissioni di una centrale a gas. Inoltre, questione
fondamentale, su cui punta il report, anche senza i finanziamenti CDM,
per molte centrali a carbone in costruzione nei paesi in via di sviluppo
si sceglierebbe comunque la tecnologia più efficiente,
per tutelarsi dall'aumento del prezzo del carbone.

Attualmente (ottobre
2011) ci sono 45 progetti di centrali a carbone, tutti in India e Cina,
che hanno richiesto di accedere al CDM, di cui 6 sono già stati ammessi.
Significa che 80 GW di potenza a carbone potrebbero
essere incentivati.
Impianti che per almeno 30 anni causerebbero circa 400 milioni di tonnellate di CO2 in più all'anno, una quantità paragonabile alle emissioni di paesi come Spagna, Francia o Sud Africa.
Nel loro ciclo di vita queste centrali potrebbero
ricevere 451 milioni di CER, che valgono circa 6-8 euro l'uno: circa 3-4 miliardi di
euro che, anziché a promuovere rinnovabili, adattamento o efficienza
energetica nei paesi poveri, andrebbero alla fonte peggiore per il
clima.
Impianti che per almeno 30 anni causerebbero circa 400 milioni di tonnellate di CO2 in più all'anno, una quantità paragonabile alle emissioni di paesi come Spagna, Francia o Sud Africa.
Nel loro ciclo di vita queste centrali potrebbero

22 novembre 2011
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Le biomasse “pulite” di Tirreno Power dopo le bugie del carbone “pulito” di ENEL

Biomasse, è questo
l’ultimo regalo a Civitavecchia di Tirreno Power, la società del gruppo
Sorgenia, proprietaria della centrale di Torre Valdaliga Sud che, sul
proprio sito, si vanta di considerare “l’Ambiente come un asset
fondamentale per lo sviluppo proprio e di tutto il Paese…" aggiungendo
che intende “incrementare la propria competitività ambientale attraverso
un modello di sviluppo sostenibile che anticipi le normative vigenti“
per arrivare a “rendere l’attività delle Centrali sempre più integrata
con le esigenze del Territorio".
Rimane un mistero in che modo Tirreno Power anticipi le
normative o come abbia valutato le esigenze di un territorio che
volentieri farebbe a meno di tale interesse, considerati i danni
prodotti da oltre sessant’anni di servitù energetica.Leggi tutto
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