INCUBO AMBIENTALE
ISOLA DEL GIGLIO. Duemila e quattrocento tonnellate. Tanto sarebbe, secondo le stime delle associazioni ambientaliste, il carburante presente nei serbatoi della nave Costa Concordia incagliata sugli scogli dell'Isola del Giglio. «Due settimane almeno» il tempo necessario per recuperarlo: lo hanno spiegato i tecnici olandesi della Smit, da sabato al lavoro per aspirarlo. In gergo di dice “debunkerare”, cioè aspirare il petrolio e utilizzare delle navi cisterne per portarlo via dall’area. Il rischio, secondo Greenpeace, è che eventuali mareggiate infliggano danni strutturali al relitto e provochino la dispersione del carburante.
«L’emergenza - spiega Greenpeace - è tristemente simile a quella che ha seguito l'affondamento, il 5 aprile 2007, della nave da crociera Sea Diamond a Santorini e ripropone la questione dei rischi causati dall'avvicinamento alla costa dei grandi traghetti».
Le insidie ambientali non arrivano solo dal carburante ma anche dalla presenza del relitto che, secondo la Guardia costiera, rischia di sprofondare di 70 metri. «La nave - continua l'associazione - verosimilmente contiene tonnellate di altre sostanze pericolose come lubrificanti, vernici, sostanze clorurate».
Ed è intervenuto anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini: «La zona del naufragio è all’interno di un parco nazionale, in un’area di enorme valore naturalistico. Questi condomini galleggianti stanno diventando un problema». Oggi pomeriggio il ministro affronterà il problema in un vertice alla prefettura di Livorno. Una riunione già programmata per esaminare la situazione venutasi a creare dopo la perdita in mare di 198 fusti con sostanze pericolose, ancora dispersi, e predisporre le misure per prevenire ogni rischio per l'ambiente e la salute pubblica. (metro) Foto Afp
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"Tra poco la nave passa vicino vicino".....
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