COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

08 marzo 2012

L’indagine di Rovigo relativa ai danni ambientali causati dalla centrale di Porto Tolle


Tratto da Il Corriereweb.net
L’indagine di Rovigo per i danni ambientali causati dalla centrale di Porto Tolle
Le indagini su Scaroni e Tatò e altri 8 dirigenti Enel per omissioni dolose di cautele di settembre, hanno portato al rinvio a giudizio per l’inquinamento causato dalla centrale Enel di Porto Tolle a inizio febbraio. L'ultima fase dell'inchiesta è partita a settembre 2011 a cura della Procura di Rovigo, coinvolgendo nomi illustri del top management italiano: da Paolo Scaroni, ex amministratore delegato Enel a Fulvio Conti, difeso per l’occasione dal sindaco- avvocato Giuliano Pisapia, passando per  gli ex dirigenti e funzionari Enel Francesco Luigi Tatò , Leonardo Arrighi, Antonino Craparotta, Giuseppe Antonio Potestio, Alfredo Inesi e Sandro Fontecedro
Secondo l’accusa portata avanti dal sostituto procuratore di Rovigo Manuela Fasolato esistono i presupposti per denunciare la presunta mancata adozione di cautele prescritte dalla legge e, più specificatamente, l’articolo 437 del codice penale, riguardo alla gestione della centrale Polesine Camerini di Porto Tolle, in provincia di Rovigo. Nel mirino della magistratura, l’attività dell’impianto al confine con l’Emilia Romagna negli anni in cui era ancora alimentato ad olio combustibile, inquinando l’area del Delta del Po e generando un elevato numero di emissioni inquinanti. Secondo le tesi sostenute dalla procura, inoltre, l'Enel per poter produrre prima con combustibili ad alto tenore di zolfo, poi a medio e basso tenore di zolfo, è spesso dovuta ricorrere a deroghe governative per evitare lo "sforamento" dei limiti di emissione stabilito dall'Unione europea nel 1988 e nel 1990.

A inizio febbraio Alessandra Testoni, il giudice per l’udienza preliminare di Rovigo, ha rinviato a giudizio ben dieci persone tra i dirigenti e tecnici dell’Enel coinvolti dall’accusa. Nella richiesta di rinvio a giudizio si precisa infatti che gli indagati hanno omesso di collocare e far collocare impianti e apparecchi destinati a prevenire disastri e/o infortuni sul lavoro per il pericolo dell’insorgenza o nell’aggravamento di malattie respiratorie a causa dell’inalazione e ingestione di sostanze inquinanti come il So2, Nox, polveri, particolato, metalli tra cui vanadio, emesse in atmosfera dal 1998 al 31.12.2004 in ingenti quantità dalla centrale termoelettrica di Porto Tolle.

L’inchiesta è supportata da uno studio commissionato dalla procura di Rovigo agli esperti Paolo Crosignani e Teresa Magnani che hanno analizzato gli effetti sulla salute nella popolazione dei comuni limitrofi alla centrale di Porto Tolle.
Lo studio ha messo in luce profili di rischio per la popolazione considerevoli, specialmente in relazione ad alcuni indicatori biologici strettamente correlati con l’attività della centrale, denotando un incremento di ricoveri ospedalieri per patologie respiratorie che hanno interessato soprattutto la fascia di età tra i 0 e i 14 anni.

Le associazioni ambientaliste si sono scagliate a più riprese contro la centrale di Porto Tolle. Greenpeace, Legambiente e WWF si sono costituiti parte civile nel processo contro i dirigenti Enel denunciando gravi danni sanitari e ambientali dovuti alle emissioni inquinanti della centrale termoelettrica a olio combustibile di Porto Tolle. Come si legge nel comunicato stampa di Greenpeace, apparso nei giorni del grande freddo, in cui l’emergenza gas aveva allarmato non poco la politica energetica del Paese: la centrale Enel di Porto Tolle è stata gestita in modo illegale con conseguenze ambientali e sanitarie gravi, ed è per questo che ci appare invece sconsiderata la volontà di riattivare questa centrale altamente inquinante per fronteggiare l’emergenza energetica di questi giorni. La gestione miope e conservativa della risorse energetiche di cui il Paese dispone e che importa non può determinare la riattivazione di un impianto estremamente dannoso, sul quale sono in corso procedimenti penali della massima gravità”.


Le associazioni ricordano anche il progetto di conversione a carbone della centrale in questione, bocciato dal Consiglio di Stato, che, se andasse a buon fine sarebbe capace di emettere solo nel primo anno 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica – che rappresentano quattro volte le emissioni della città di Milano -, insieme a ben 2800 tonnellate di ossidi di azoto (equivalente alle emissioni di 3,5 milioni di nuovi veicoli) e altre 3700 tonnellate di ossidi di zolfo, superando i livelli raggiunti da tutte le auto circolante in Italia.

La riattivazione della centrale è un tema che assume toni paradossali quando si parla di
“centrale a costo zero” o dello stoccaggio del Porto Tolle project dell’ENEL.
Il direttore generale dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) Stefano Laporta, ha infatti ammonito gli operatori che parlano di centrale a costo zero, commettendo l’eterno errore di non conteggiare il danno ambientale (anche in termini economici) che questa centrale comporta.....

Nessun commento: