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15 giugno 2012

CONFLITTI ENERGETICI:Rinnovabili contro fossili, prime vittime nel termoelettrico?

 Tratto da QualEnergia

Rinnovabili contro fossili, prime vittime nel termoelettrico?


Tra recessione economica, calo della domanda e impatto del fotovoltaico, la crisi del termoelettrico si fa sempre più grave. Ed ecco che tra gli impianti convenzionali in Italia sembra arrivino le prime vittime.
......A mettere in difficoltà Edipower, come altri operatori dell'energia convenzionale, è la combinazione “micidiale” che si sta vivendo in questo periodo: domanda in calo a causa della crisi,  regolamentazioni ambientali che penalizzano le centrali più inquinanti e – infine – la concorrenza delle rinnovabili.
Le due centrali a gas stanno infatti soffrendo oltre che degli alti prezzi del combustibile, della concorrenza del fotovoltaico, di cui più volte abbiamo parlato (per esempio qui): durante il picco di domanda diurno, l'offerta sul mercato di energia da rinnovabili a costo marginale zero e con priorità di dispacciamento costringe spesso a tenere fermi gli impianti a gas, che così lavorano troppe poche ore e non riescono a recuperare i costi fissi.
Per gli impianti più inefficienti e inquinanti si aggiungono poi altri problemi: l'impianto di Brindisi, per esempio, ci spiega Arca, è in perdita principalmente per le normative ambientali, che impongono di usare un tipo di carbone più costoso, mentre a San Filippo del Mela la centrale a olio combustibile riesce a funzionare solo grazie ai prezzi alti del mercato elettrico zonale della Sicilia, mal collegata al Continente: “Una volta che si potenzierà l'elettrodotto tra Scilla e Cariddi, non avrebbe più senso”.
Insomma il termoelettrico se la sta vedendo brutta, tanto che anche i sindacati di recente hanno lanciato l'allarme (si veda la lettera al Governo, pdf). Quel che è cambiato nel sistema elettrico italiano lo spiega bene la società di consulenza Energy Advisors: “Sino a metà del 2008 Enel è riuscita a sostenere i prezzi e a garantire in tal modo ai suoi concorrenti, che avevano acquistato a caro prezzo le sue tre Genco (nelle quali avevano poi ancora investito per i repowering in cicli combinati), di salvare i propri conti. La crisi (...) ha messo fuori gioco la stessa possibilità di guidare i prezzi in una realtà nella quale l’overcapacity diventava il vero e unico driver. La caduta dei consumi in tutta l’area OCSE ha colpito anzitutto l’industria pesante, con una contrazione del base load e al tempo stesso l’esplosione delle rinnovabili e in specie del fotovoltaico è venuta a coprire la punta, acuendo le difficoltà per il termoelettrico soprattutto per i cicli combinati”.
Il differenziale sul mercato del giorno prima tra base load nell'ultima settimana di maggio, si fa notare, “si è ristretto a 0,27 €/MWh. In pratica non c’è più differenza di prezzo tra ore piene e ore vuote”. Un fenomeno che si sta manifestando anche in Europa (Qualenergia.it, Le complicazioni del kWh low-cost da rinnovabili)
Non è un caso che in diversi Paesi i proprietari degli impianti a gas stiano chiedendo soccorso e lo stiano anche ottenendo. Sia Gran Bretagna che Germania hanno in programma di introdurre il capacity payment, di cui si parla anche in Italia, cioè la remunerazione anche per la potenza di dispacciamento anziché per la sola produzione. Ma l'aiuto più clamoroso al gas è quello a livello europeo che rivela un documento ancora segreto svelato dal Guardian: gli 80 miliardi della UE per promuovere le rinnovabili potrebbero finire anche al gas.

Tratto da Greenstyle

Il carbone torna a crescere: +5,4% nel 2011, record dal 1969

carbone creascita 2011
Nel 2011, a livello globale, l’uso del carbone è cresciuto del 5,4%. Il dato è riportato nell’ultimo Statistical Review di BP e sembra in controtendenza con quanto abbiamo raccontato negli ultimi mesi. Come lo storico calo del carbone sotto la soglia del 40% nella generazione elettrica in USA, o le lamentele di AssoCarboni sul mix energetico italiano, con troppe rinnovabili e gas.
L’incongruenza si spiega con il fatto che sono in corso due dinamiche distinte e separate: mentre America ed Europa diminuiscono l’uso del carbone (sia nelle centrali elettriche che nei forni industriali) i paesi emergenti dell’Asia lo aumentano a dismisura.

Succede così che il carbone arriva a coprire, per l’anno scorso, il 30,3% del fabbisogno energetico mondiale. Un dato che non si raggiungeva dal 1969 e che ben spiega come mai il 2011 abbia fatto segnare un record nelle emissioni di CO2 a livello mondiale.

Ma nel report di BP ci sono anche buone notizie: quelle che riguardano le energie rinnovabili, cresciute del 17,7%. Il solare, in particolare, è cresciuto dell’86,3% rispetto al 2010 (merito anche di Italia e Germania). Tuttavia l’intero comparto delle rinnovabili, nel mondo, non supera il 2,1% della produzione totale di energia (termica ed elettrica).
Fonti: BP Statistical Review, Treehugger

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