Tratto da QualEnergia
Il Tribunale di Roma boccia ricorso Enel contro Greenpeace.
Il Tribunale di Roma boccia ricorso Enel contro Greenpeace.
L'associazione ambientalista vince la
pre-causa con Enel riguardo alla censura della campagna ‘Facciamo Luce
su Enel’. La prima sezione civile del Tribunale di Roma ha rigettato il
ricorso dell’azienda perché la comunicazione di Greenpeace è commisurata
all’evidenza dei dati scientifici: il carbone ha impatti sul clima e
sulla salute umana.
“E’ questa la vittoria di un principio fondamentale della democrazia: il
diritto alla critica. Il linguaggio aspro non è censurabile se si basa
su dati e argomenti scientificamente fondati. L’utilizzo energetico del
carbone danneggia il clima e uccide le persone, ed Enel è il primo
utilizzatore di carbone in Italia”, ha dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo dell’associazione.
Tratto da Il Fatto Quotidiano
Greenpeace batte Enel, giudice rigetta stop a campagna contro centrali a carbone
"Non è diffamatoria" l'iniziativa dell'associazione ambientalista, che denunciava la pericolosità e le conseguenze degli impianti. Agli attivisti andranno 2500 euro per le spese processuali. "Continuiamo a ritenere la campagna di aggressione diffamatoria" fa sapere Enel che chiedeva 10mila euro al giorno

Una vittoria su tutta la linea: Greenpeace-Enel finisce tre a zero. L’organizzazione non ha diffamato la società con le sue campagne contro le centrali a carbone,
non deve interromperla e soprattutto non dovrà farsi carico di quella
montagna di soldi sotto i quali il gruppo energetico voleva seppellire
le iniziative degli attivisti contro le emissioni di Co2.
Il giudice della prima sezione del Tribunale civile di Roma Damiana Colla ha rigettato il ricorso presentato da Enel a fine giugno per inibire e rimuovere la diffusione sul sito di Greenpeace tutti i materiali collegati alla campagna “Enel killer del clima”: un video intitolato “La bolletta sporca”, il sito tematico www.facciamolucesuenel.org e dei facsimile di bolletta che riportavano il costo da pagare in vite umane anziché in euro per l’inquinamento prodotto dalle otto centrali a carbone del gruppo.
Enel aveva trascinato l’organizzazione ambientalista in tribunale sostenendo che i contenuti e i toni utilizzati fossero diffamatori e lesivi dell’onore e della reputazione, in una campagna denigratoria perlopiù priva di contenuti obiettivi di informazione. ...........
Il topolino schiacciato dal gigante. Ma non succederà, almeno per ora.
Il giudice Colla ha infatti rigettato il ricorso di Enel sollevando Greenpeace dal rischio di finire sul lastrico e creando anche un precedente importante che fa chiarezza sulla contesa in corso. Enel sicuramente proporrà appello, ma ora la posizione di forza è meno schiacciante.
Nel merito il giudice ha passato in rassegna
gli atti depositati da Greenpeace (trasmessi per altro ad Enel prima
della loro stessa divulgazione) e ha ritenuto che le azioni intraprese
non siano prive di fondamento e comunque non abbiano valicato il diritto di critica
che “configura un giudizio, un’opinione, ed in quanto tale è soggettivo
e riflette il punto di vista di chi lo manifesta. Diritto che nel caso
specifico ha rispettato il nucleo di verità essenziale
del fatto relativamente cui la critica si è svolta”.
In particolare le
argomentazioni di Greenpeace poggiano su una relazione del Centre for
Research on Multinational Corporation (Somo) di Amsterdam che ha
ritarato su Enel la metodologia utilizzata dall’Agenzie Europea per l’Ambiente
per calcolare l’impatto sul clima e sulla salute delle emissioni in
atmosfera delle 20 centrali più inquinanti d’Europa. L’applicazione di
quell’algoritmo di incidenza alle otto centrali a carbone porta a questi
numeri: 350 morti premature ogni anno, 1,8 miliardi di danni all’ambiente e alla salute per emissioni di Co2.
Per il giudice i dati utilizzati nella campagna di Greenpeace sono
effettivamente conformi agli esiti della ricerca di Somo, per altro noti
alla comunità scientifica internazionale e non contestati da Enel.
Insomma, la campagna di denuncia contro la bolletta-killer non era
campata in aria ma basata su una robusta disponibilità di dati.
Anche
l’accusa di aver superato il limite della continenza è stata rigettata
completamente, anzi per il giudice le espressioni utilizzate (killer,
vittima, crimine, sporca verità…) “appaiono non solo conformi
all’importanza e all’interesse della tematica trattata, ma anche al
contesto espressivo tipico della campagne di denuncia ambientale a vasta
diffusione e allo stile aggressivo e graffiante delle iniziative
solitamente realizzate dalla resistente”. Nessuna inutile aggressione
verbale, nessun attacco personale ma espressioni dure giustificate dalla
gravità della tematica affrontata e dal suo rilevante interesse
pubblico. Nessun fumus boni iuris, dunque. E quindi nessuna
azione inibitoria. La domanda è inammissibile e la ricorrente che
pensava di bloccare la campagna con la minaccia di pensati sanzioni
finisce per pagare Greenpeace: 2.500 euro di spese processuali.
“Siamo ovviamente soddisfatti – dice a caldo direttore generale di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio
– ma non del tutto. La giustizia ha rigettato in pieno il tentativo di
una grandissima azienda di tappare la bocca e zittire le denunce di una
piccola associazione ambientalista, ma noi avevamo la speranza che
questa occasione fosse utile a entrare finalmente nel merito della
questione dei danni prodotti dalle scelte di Enel di produrre energia
elettrica con centrali a carbone.
E’ stato punito l’atto di arroganza di
Enel ma sul secondo fronte non si è fatto un passo avanti. La società
prenda carta e penna, realizzi studi e produca qualcosa di
scientificamente valido, si apra al dibattito e non si
trinceri più accampando l’offesa formale del linguaggio usato da chi da
tempo chiede delle risposte e non le ha mai ricevute”.
Enel ribatte con una breve nota: “Continuiamo a ritenere che la campagna di aggressione
avviata da Greenpeace nei confronti della nostra azienda sia gravemente
diffamatoria e priva di fondamento. ...........Ora si
attende di sapere solo se la guerra a Greenpeace andrà avanti in
tribunale.
Leggi l'articolo integrale Riportiamo il post del 15 giugno 2012
GREENPEACE:“QUANTA ENERGIA C'E' IN UN ATTIMO?”
GREENPEACE: CLASSIFICA EMISSIONI CO2 IN ITALIA, DA ENEL PIÙ DI UNA TONNELLATA AL SECONDO
Tratto da AGENPARL.it - Roma, 14 giu - Enel continua a vantare prestazioni ambientali d’eccellenza, sostenibilità e primati di efficienza. Ma appena dietro la propaganda pubblicitaria rimane l’azienda più nociva per il clima, in Italia, anche nel 2011. È questo il dato principale che emerge dalla classifica presentata oggi da Greenpeace relativa alle emissioni di anidride carbonica dei grandi gruppi industriali nell’anno trascorso [1]. QUI è possibile visualizzare la classifica completa:Con 36,8 milioni di tonnellate di CO2 emesse in un anno (4,6 in più rispetto alle quote assegnate all’azienda), Enel detiene un primato negativo difficilmente avvicinabile. Le sue emissioni continuano a crescere nonostante la crisi: nel 2010 le sue emissioni erano di 34,2 milioni di tonnellate. Enel da sola produce poco meno, in termini di emissioni, delle principali aziende elettriche sue concorrenti messe insieme. La quantità di CO2 di cui è responsabile è pari alla somma delle emissioni attribuite al comparto dell’acciaio e del cemento e rappresenta circa il 30% dell’intero settore termoelettrico, inoltre emette circa il 55% in più di CO2 di quanto attribuito ai grandi gruppi di raffinazione. «Enel potrebbe spendere un po’ più di soldi nel diventare


L’associazione
ambientalista ha lanciato da due mesi una campagna per denunciare gli
impatti ambientali, sanitari ed economici dell’Enel in Italia: chiunque
può seguirla e sostenerla sul sito www.FacciamoLucesuEnel.org
DEDICATO A CHI PRODUCE ENERGIA E A CHI DECIDE PER I NOSTRI TERRITORI E PER I NOSTRI BAMBINI.....
PERCHE'
GLI ATTIMI FUTURI DEI NOSTRI BIMBI SIANO PIU'TUTELATI SAREBBE
INDISPENSABILE RINUNCIARE AI NUOVI PROGETTI DI CENTRALI A CARBONE E
INIZIARE A SOSTITUIRE ,NON SOLO A PAROLE, IN ITALIA LA PRODUZIONE A
CARBONE CON FONTI PULITE E RINNOVABILI.
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